16 Rose

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Mike

La musica etnica riecheggiava in tutta la casa.
Le tende di damasco svolazzavano, spinte dalla fresca brezza della sera.
Quel giorno aveva piovuto per tutta la mattinata, un violento temporale si era scagliato su tutta Providence senza nessuna pietà, ma già dal pomeriggio, aveva fatto capolino uno splendido sole e stranamente era rimasto fino all'imbrunire.

Sì, sarebbe andata sempre meglio.
Il freddo sarebbe finito presto e la primavera, la sua stagione preferita, avrebbe fatto finalmente la sua comparsa.

Trovava l'inverno troppo grigio, l'autunno troppo triste e l'estate troppo sfacciata, ma la primavera, quella sì che era una gran bella stagione, con la sua luce, i suoi colori, la sua vita.

Era ancora Dicembre, sarebbero dovuti passare diversi mesi per vedere con i propri occhi quel miracolo della natura che si ripeteva, ma quel giorno, si sentiva ottimista.

Scese al piano di sotto.
La cameriera stava sbarazzando la cucina, i rimasugli della cena che le aveva chiesto di preparare, il suo piatto preferito, il gateau.

Aveva cenato da solo nell'immenso salone ed era stato fantastico.
Suo padre era fuori città, una riunione con gli sceneggiatori, aveva avuto la fortuna di essere ingaggiato per un film e quella era una gran una bella notizia, non tanto per la pellicola, ma perché così, oltre ai suoi abitudinari spettacoli, avrebbe viaggiato e sarebbe perciò rimasto più ore fuori da casa.
Sua madre invece, era al circolo, sarebbe rincasata tardi.
Sì, quel venerdì sera andava tutto alla grande.

Aveva passato l'intero pomeriggio con le sue amiche.
Dopo tante insistenze aveva convinto Camille a chiudere i libri e uscire asserendo con finto fare critico che aveva bisogno di svagarsi, che era pallida e altre sciocchezze del genere.

In realtà, era solamente preoccupato per lei, Camille e lo svago erano come due strade perpendicolari che non si incontravano mai e quello non era assolutamente un bene.

Nora invece, aveva accettato subito.
In quell'ultimo periodo sembrava sempre volersi tenere occupata con qualunque cosa pur di non pensare.

Lui cercava di tirarla su ogni volta che poteva, talvolta riusciva a farla sorridere, ma i suoi occhi, quelli non sorridevano più come una volta.

Aveva un altro colloquio di lavoro lunedì, le aveva augurato che sarebbe andato bene ed era stato sincero.
Teneva tantissimo a Nora e Camille.

Quel pensiero lo mise enormemente a disagio.
Deglutì.

Cercò di scacciare via i brutti pensieri, andò in bagno e guardò attraverso lo specchio l'intera sua figura.
Aveva indossato la sua felpa preferita. Sembrava che qualcuno avesse involontariamente rovesciato sopra il tessuto della maglia mille sfumature di rosso, viola e blu.

Suo padre storceva il naso ogni volta che gliela vedeva addosso, la trovava infantile, glielo aveva pure detto una volta, ma a Mike piaceva forse proprio per quello.
Sotto, aveva scelto un paio di jeans sdruciti e le sue amate converse.

Si diede una sistemata ai capelli arruffandoli ancora di più e respirò a fondo.
Evan sarebbe passato a prenderlo di lì a poco, come al solito lo avrebbe accompagnato e sempre come al solito avrebbero scambiato poche parole.

Non che normalmente il suo bodyguard era un gran chiacchierone, ma quella poca loquacità che aveva, sembrava essersi completamente dileguata e qualche idea sul perché se l'era fatta.

Non riusciva a spiegarsi come mai tra lui e Nora fosse finita così presto.
Evan non gli aveva detto molto a riguardo, anzi in realtà non gli aveva detto quasi nulla.
In quel periodo non aveva tempo né voglia per quel genere di cose. Nient'altro.

L'usignolo sul fiore di lotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora