12 Certezze?

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Nora

La quiete delle sette del mattino avvolgeva l'intera stanza.
Era già sveglia, in realtà aveva dormito ben poco.

Si voltò per l'ennesima volta verso di lui e per l'ennesima volta lo guardò di sottecchi.
Nonostante la luce flebile del sole, riusciva a distinguere perfettamente la linea morbida del suo profilo.

Dormiva supino, un braccio poggiato sulla fronte.
La circonferenza del suo bicipite era grossa e tesa sebbene si trovasse in una posizione di assoluto riposo.

Era bello, talmente bello da considerarlo persino scultoreo.
Le ricordava le fattezze di una statua greca.

Notò che dietro il braccio sinistro, disteso pigramente vicino a lei, aveva un tatuaggio.
Era una frase.
I'll always...
Si sporse per guardare meglio.
Nulla, non riusciva a leggerla per intero.

Era buffo che si fosse accorta di quel particolare solo in quel momento, ma se ci pensava bene buffo non lo era per niente.
Completamente persi l'uno nel corpo dell'altra.
Così erano stati.

Si sentì le guance avvampare al solo pensiero di quello che avevano fatto e soprattutto di come l'avevano fatto.
Con lentezza, calma, e poi con voracità.
Non avrebbe più guardato nello stesso modo quella console all'ingresso.

Non si era riconosciuta.
Era stata intraprendente, sfacciata, quasi spavalda.
Si era sentita completamente assuefatta da lui, da quel piacere che le stava donando e più lui continuava a muoversi, più lei ne voleva ancora, sempre di più.
Avrebbe volentieri passato il resto della nottata con le gambe intrecciate alle sue.

Evan era sempre così gelido e distante con chiunque, magari gentile, ma comunque sempre ben attento a non donare mai a nessuno neppure un pizzico di sé.
Sotto le lenzuola però, diventava un altro.
Passionale, focoso, erotico.
Con fatica ammise mentalmente quella parola.

Aveva sempre paragonato l'erotismo a qualcosa di sporco, di volgare.
Lui, le aveva dimostrato che le due cose potevano essere scisse tra di loro.

Finley era stato volgare.
Senza troppe cerimonie si era preso ingordamente tutto quello che lei, stupida ingenua, gli aveva donato e poi, uno sguardo sbrigativo, qualche vacua parola e tanti cari saluti.

Con Evan era stato diverso.
Lui aveva preso in mano il suo piacere, l'aveva accarezzato come se fosse la cosa più fragile e preziosa del mondo, se n'era preso cura così come le aveva suggerito lei, e poi l'aveva man mano amplificato, così come sapeva fare lui.

Dopo aver finito, ancora completamente nuda, l'aveva presa in braccio avvolgendola tra le sue forti braccia e l'aveva portata in camera.
Si era sentita protetta, al sicuro.

Erano sprofondati assieme sul materasso, lui l'aveva baciata di nuovo, lei l'aveva ricambiato ancora tremante, e poi, come se fosse stata la cosa più naturale del mondo, l'aveva visto stendersi nel suo letto.

Evan aveva chiuso gli occhi e lei aveva fatto altrettanto godendo del tepore che emanava il suo corpo, ma ovviamente aveva faticato a prendere sonno.
Come avrebbe mai potuto?
Le emozioni erano tante e forti e un'intera nottata non era bastata per attuenarle.

Lo guardò di nuovo e si sentì dentro un limbo di gioia mai provato prima.
Chiuse gli occhi estasiata, ma un'irrequietezza improvvisa la costrinse ad aprirli nuovamente.

Che cosa sarebbe successo di lì in avanti?
Non mi piacciono le relazioni.
Così le aveva detto quando all'improvviso si era presentata da lui, a casa di Mike.
Ricordava ancora benissimo come era rimasta male per quella puntualizzazione.
Era stato aspro, molto.

L'usignolo sul fiore di lotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora