22 Dirty

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Camille

Quel profumo tenue di magnolia le solleticava le narici, ma non era il caso di starnutire, il mascara avrebbe potuto farle sporcare gli zigomi.

Nora aveva fatto davvero un buon lavoro.
Le aveva persino prestato il suo cappotto color cammello.
Si sentiva dentro un caldo bozzolo.

Tutto il suo intero outfit era ricercato, fine e sicuramente dal costo spropositato, ormai ne era venuta a conoscenza seppur dopo tempo, ma non provava rancore verso la sua amica.

Nora si faceva andare bene il misero divano di casa sua anziché un qualsiasi lussuoso attico che avrebbe potuto di certo permettersi; era chiaro che tra lei e il padre non scorreva buon sangue.

Una persona forte, non in vendita, l'aveva reputata così, e quella consapevolezza non aveva fatto altro che accrescere ancora di più la stima che provava nei suoi confronti.
Lei stessa non avrebbe saputo dire con certezza se sarebbe davvero riuscita a voltare le spalle a tutto quel benessere economico.

Spostò lo sguardo sul taciturno ragazzo davanti a sé, intento a guidare.
Pareva sempre sporcato di inchiostro indelebile e non era perché vestiva di scuro.
C'era qualcosa di indecifrabile e misterioso in lui.

Non appena Evan svoltò una curva, l'occhio le cadde sul movimento elegante della mano che con le dita issate accompagnava dolcemente il manubrio.
In verità, tutto il suo intero portamento lo era.
Ponderato, imperturbabile, fiero, sembrava una di quelle persone che non perdevano mai la calma.

Alla fine, lei e Mike erano stati costretti a chiamarlo.
Sua madre non si era fatta vedere né sentire nonostante si era premurata di avvisarla più volte di rientrare a casa presto cosicché avrebbe potuto utilizzare la macchina che condividevano.

Sospirò a quel pensiero, come troppo presto accadeva in quell'ultimo periodo.
Forse, al gioco dei segreti svelati, avrebbe dovuto confidare quanto mamma Arielle la stesse facendo preoccupare.

Tre o quattro sere a settimana continuava a uscire con Sherry, quella sua alta a formosa amica che aveva visto solo da lontano, tornava a casa a notte inoltrata, gli abiti che puzzavano di fumo e chissà cos'altro.

Le aveva comperato una trousse a forma di elefante che l'aveva mandata su tutte le furie.
Stringevano la cinghia tutti i mesi, non potevano permettersi roba superflua, di nessun tipo, ma come al solito, mamma Arielle, aveva mostrato indifferenza di fronte la sua rabbia.

L'aveva udita borbottare qualcosa sul costo poco elevato della trousse prima di accendersi l'ennesima sigaretta e sparire nella sua camera, gli occhi puntati sul display del suo telefonino, annoiata, lontana, persa nei meandri di conversazioni virtuale con quella Sherry, oppure con il suo nuovo spasimante.
Sperò che almeno quella volta avrebbe avuto l'accortezza di non portare nessuno a casa.

Come spesso accadeva, Mike irruppe tra i suoi pensieri con allegria e leggerezza.
Lo udì canticchiare a voce alta la canzone trasmessa alla radio, Alejandro, e ogni volta che Gaga nominava quel nome, Mike lo sostituiva con il suo.

Intercettò il suo sguardo dallo specchietto retrovisore e gli sorrise.
Era un caro amico.

Non era stato uno shock scoprire che si era innamorato di un uomo, in realtà era altro che la preoccupava: e se quella cotta l'avrebbe man mano fatto allontanare?
Nella vita aveva solo lui, Nora e sua madre.
Spero vivamente che le sue previsioni non si avverassero.

Evan fermò la macchina proprio in quel momento.
Deglutì e strinse tra le mani la piccola borsetta che teneva in grembo, impaurita anche solo a poggiare lo sguardo verso la dimora alla sua destra.

L'usignolo sul fiore di lotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora