27 Lovers in the dark

97 20 51
                                    

Camille

Erano minuti interi che guardava minuziosamente la sua immagine allo specchio. Quella frangia troppo corta nascondeva malamente un brufolo di troppo, lo spazio tra gli incisivi sembrava che fosse diventato più largo, persino i capelli non la soddisfavano, gonfi e senza forma, spuntavano malamente da quel berretto di lana che si era cacciata in testa. Sbuffò per la millesima volta e avvertì lo stomaco brontolare. Era ora di non perdersi in quei crucci e andare a preparare la cena. Si diresse in cucina, sua madre era seduta al tavolo, aveva la testa calata e l'aria estremamente concentrata. A una seconda occhiata le cadde la mascella dallo stupore perchè si accorse che stava... cucendo?
"Il bottone della tua giacca penzolava, lo sto mettendo a posto, c'est tout."
Il suo tono di voce era intriso da una leggera sfumatura di sfida, aveva sicuramente notato la sua espressione stupita. Non rispose nulla, rimase a fissarla pensosa. Quello era l'ultimo tassello del comportamento insolito di sua madre. A una prima occhiata sembrava che nulla fosse mutato, usciva ancora la sera e spesso saltava il lavoro, però nei suoi confronti aveva degli atteggiamenti diversi, quasi materni. Le domandava se aveva mangiato o se aveva bisogno di qualcosa. Inoltre, più di una volta l'aveva colta mentre la osservava con sguardo di profonda apprensione. E ora ci si metteva pure il cucito.
Il rumore del campanello la riscosse dai suoi pensieri. Si inoltrò nel corridoio chiedendosi chi poteva essere a quell'ora del tardo pomeriggio con quel freddo gelido che c'era fuori. Non appena fece scattare la serratura e schiuse la porta rimase pietrificata. Il professore Sherman era lì, davanti a lei. Ebbe il forte impulso di sbattergli la porta in faccia, si vergognava tremendamente, ma ovviamente non lo fece. Deglutì.
"B-buonasera."
Sherman le fece un cenno con la testa come a ricambiare quel sussurro di saluto. Indossava un lungo impermeabile anti pioggia e teneva chiuso in mano un ombrello nero. Con la coda dell'occhio notò che mamma Arielle aveva posato ago e filo sul tavolo, di certo trovava molto più interessante quella scena.
"Torno subito." Senza lasciarle il tempo di dire nulla uscì sul pianerottolo socchiudendo la porta. Non voleva che Sherman buttasse l'occhio sull'appartamento, nè tantomeno su sua madre.
"Come ha avuto il mio indirizzo?" chiese con il cuore a mille.
"La sua iscrizione."
Era vero, domanda stupida. Era stato bello aver recitato la parte della studentessa colta e benestante, ma ovviamente la realtà aveva fatto presto a raggiungerla e ovviamente lui se n'era accorto.
"Si starà domandando il motivo della mia visita. Volevo assicurarmi che stesse bene."
"Perché non dovrei?"
Sherman la guardò senza rispondere. Oh, sapevano entrambi il perché. Quel bacio. Erano giorni che ci pensava e ogni volta si sentiva sciogliere dall'emozione. Sherman si schiarì la voce prima di parlare.
Quello che è successo a casa mia... beh, ecco, non era nei piani."
"Però è successo."
Il tono della sua voce risultò duro. Di colpo diventò chiaro il motivo di quella visita. Voleva assicurarsi che lei tenesse la bocca chiusa, si trattava di quello.
"Non si preoccupi, farò finta che non sia accaduto."
Sherman si grattò la fronte e guardò altrove. Pareva estremente a disagio, come poteva biasimarlo, si trovava in un buio pianerottolo a discorrere con una sua studentessa di un bacio che non sarebbe dovuto mai avvenire.
"Non posso negare che questo era esattamente quello che volevo sentirmi dire."
Una ventata d'aria gelida investì crudelmente il suo cuore. Anche l'ultima fiammella di speranza si spense. Ebbe l'efferrante impulso di sbattergli nuovamente la porta in faccia, stavolta spinta dall'ira, era diventato doloroso stare di fronte a lui, sostenere il suo sguardo, parlargli. Sarebbe scoppiata in lacrime non appena lui se ne sarebbe andato, lo sapeva. Si guardarono per una frazione di secondo, ognuno avvolto nei propri pensieri, poi lui parlò, la voce estremente bassa, come se avesse paura di essere udito persino da se stesso.
"Io volevo farlo dalla prima volta che l'ho vista. Anche questo non posso negarlo."
Deglutì. Il cuore prese a battere furente nel petto.
"Io, non so proprio cosa dire" sussurrò. Era vero. Non riusciva a trovare neppure un vocabolo che potesse dare un nome al tumulto di emozione che stava provando. Era terrorizzata ed eccitata assieme. Quindi era vero, lui provava le stesse cose! Sherman si avvicinò di più a lei, riuscì a percepire odore di pioggia, di dopobarba costoso e di desiderio. Lo avvertiva finalmente. Lui la attirò a sé per un fianco e di colpo la macchina dei suoi pensieri deviò a tutta velocità su una strada lastricata di furente passione. La baciò in maniera vorace, disperata, e mentre accolse quella bocca con tutta se stessa, pensò solo che lei a meno non voleva farne mai più. Si staccarono dopo qualche istante, Sherman emise un risolino imbarazzato, senza dire nulla fece scivolare sulla tasca del suo cardigan un biglietto di carta ripiegato, lei capì cosa era e pensò solo a quanto poteva essere retrò quel gesto. Una breve carezza sulla guancia, un ultimo sguardo, poi lui voltò le spalle e andò via. Non disse niente e non ce ne fu bisogno. Era appena cominciata, quella ne era stata la prova.
Entrò in casa con le guance in fiamme e un radioso sorriso in volto, ma le bastò guardare il volto di mamma Arielle per mutare espressione.
"Così te la fai con il tuo professore."
Quella, non era domanda. Non ebbe il tempo di replicare, sua madre non gliene diede il tempo.
"Non capisci che è una stupida idea? La più stupida che potessi avere! Vuoi gettare all'aria il tuo futuro? È questo che vuoi, eh?"
Non era mai stata così adirata, perlomeno non con lei. Non aveva neppure utilizzato i suoi termini francesi e sapeva perchè. La Francia era solo una recita, sua madre era una comune americana.
"Penso solo al tuo bene, non vorrei mai che commettessi delle scelte sbagliate, dannazione!"
La vide trarre una sigaretta dal pacchetto abbandonato sul tavolo e accenderla con fare nervoso. La puzza si disperse nell'ambiente in un istante, bastò quello per ricordarle chi era lei e soprattutto chi aveva davanti.
"Oh, non c'è rischio, fidati, è tutta la vita che cerco di non assomigliarti. D'altronde, so bene cosa significa crescere senza un padre."
Calò il gelo. Sua madre la guardò esterefatta e non fiatò. Probabilmente non se lo aspettava. Loro due non parlavano di suo padre, mai, e non certo per suo volere. Si diresse in camera sua e sbattè la porta. Erano anni che assistiva in silenzio ai suoi volteggiamenti amorosi, per una volta che stava capitando a lei non poteva essere semplicemente contenta? Che importanza aveva se lui era più grande? Okay, era anche sposato, ma era lei che voleva. Contava quello. Estrasse dalla tasca il bigliettino che lui le aveva porto. Era il suo numero di cellulare. La calligrafia chiara e ordinata, senza sbavature. D'improvviso vedere quelle cifre non era più così eccitante. Mamma Arielle aveva ragione, quello era un guaio, uno di proporzioni gigantesce. Gli occhi le si riempirono di lacrime. Forse, se ci fosse stato suo padre, tutto quello non sarebbe successo. Già, forse. Si stese a letto e chiuse gli occhi sfinita.

Eccomi! 🌺Camille è cocciuta e testarda, ha deciso di intraprendere questa strada e lo farà 😁

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Eccomi! 🌺
Camille è cocciuta e testarda, ha deciso di intraprendere questa strada e lo farà 😁. Le motivazioni del suo comportamento spero che traspariscano, non l'ho detto chiaramente, ma l'ho lasciato intendere in maniera più o meno velata. Prima di andare, ci tengo davvero a precisare una cosa: scrivo su wattpad dal 2021, mi sono fermata per più di un anno, ma all'infuori di quel lasso di tempo, ho sempre scritto qui in maniera spassionata e con molto piacere di condividere i miei scritti con voi. Se vi piace la storia e pensate che meriti più visibilità chiedo di stellinare il capitolo, in modo da aiutarmi a farla crescere. Grazie!
Ci vediamo al prossimo aggiornamento con Nora, Evan e un capitolo pieno di scoppiettanti cosine.
Ciao!

L'usignolo sul fiore di lotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora