19 Qual è il tuo libro preferito?

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Camille

"Per me il realismo sporco è stata una vera innovazione, prima di allora mai nessuno si era permesso di scrivere in quel modo. Per questo ammiro Bukowski."

"Era un maschilista e un omofobo, per descrivere una realtà non necessariamente si deve essere così sboccati..."

Camille non si perdeva una sola parola, ascoltava incantata.
Vi era un dibattito sugli scrittori del Novecento, lei però non interveniva mai, era troppo timida e con in aula la presenza del professor Sherman, lo diveniva ancora di più.

"Ragazzi, calmiamo gli animi. Diciamo che Bukowski ha descritto un mondo in maniera cruda, ma sincera."

Il professore aveva preso parola.
Aveva la schiena appoggiata alla cattedra, un lieve sorriso sulle labbra.

Ingentivava spesso quello scambio di opinioni, si vedeva che le adorava,  sembrava il tipo che avrebbe potuto passare tutta la giornata così, a parlare solo ed esclusivamente di libri e scrittori.
E lei ne rimaneva sempre ammaliata, sia che spiegasse, leggesse o rimanesse semplicemente in silenzio ad ascoltare.
Trovava che aveva molto charme.

Letteratura era una delle sue materie preferite.
Aveva sempre amato perdersi tra la righe dei romanzi, fin da bambina, ma a casa non c'era nessuno con cui condividere quella passione.

Sua madre non era assolutamente il tipo, non l'aveva mai vista leggere qualcosa ad eccezione delle riviste di gossip.
Nora probabilmente l'avrebbe ascoltata volentieri, ma in quei giorni era davvero troppo stanca.

Aveva trovato finalmente un lavoro, il lato brutto era che spesso finiva la sera tardi, ma nonostante tutto continuava ad aiutare in casa come poteva.
In poche parole, faceva quello che non aveva mai fatto sua madre.

A quel pensiero emise un sospiro.
In quell'ultimo periodo era di nuovo preoccupata per lei, per la biondona che non voleva invecchiare mai, per mamma Arielle.

Aveva ripreso a uscire la sera con una sua collega che pareva più festaiola di lei, una collega di nome Sherry, un nome, una garanzia, d'altronde.

Quella nuova situazione poteva voler dire solo una cosa: guai in vista.
Ubriacature, amanti, litigi, frequentazioni pericolose.
La lista era lunga e non si sapeva dove avrebbe potuto incappare.

Sulle note di quei pensieri apprensivi la lezione giunse al termine.
Raccattò il suo zaino posato a terra e si avviò verso la porta, ma il professor Sherman, con un gesto della mano, la invitò ad avvicinarsi alla cattedra.

Sbatté le palpebre perplessa.
Non era mai capitato che a fine lezione lui la chiamasse per dirle qualcosa.
Aveva forse commesso qualcosa di male?

"Signorina Drake."
Il professore pronunciò il suo nome in maniera bonaria, come d'altronde faceva sempre, ma Camille cadde subito sulla difensiva.

"I-io sono stata molto attenta alla lezione, mi creda, i miei appunti possono testimoniare per me."

Lo sentì ridere.
"Oh, ma non è per questo che l'ho chiamata, so che è sempre molto diligente, non si tratta della lezione."

Lo guardò in silenzio, sinceramente incuriosita.
Se l'argomento non era la scuola, allora che cosa voleva dirgli?

Sherman si mise le mani in tasca, in viso un'espressione serena e rilassata.
Quella sua pacatezza per qualche strano motivo la innervosì ancora di più.
Era impaziente di sapere.

"Una volta a settimana tengo degli incontri a casa mia assieme a una stretta ristretta di studenti. Leggiamo poesie, parliamo di letteratura, più o meno quello che succede qui con la sola differenza che il tutto avviene in maniera più intima, seduti sul divano e con una buona tazza di the tra le mani. Le andrebbe di unirsi a noi?"

L'usignolo sul fiore di lotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora