Salimmo sull'aereo alle 10 in punto.
Beryl teneva ancorata la sua mano alla mia, come se temesse che da un momento all'altro potessi volare via; poi mi ricordai che lei soffriva di vertigini e tutto ciò, mi dissi, era più che comprensibile.
Ci accomodammo sui nostri sedili pieghevoli e, subito, ci portarono stuzzichini, patatine, pizzette e bevande.
- Questo è il bello di essere in prima classe, no?- disse una voce dietro di noi, che potei constatare, non appartenere alla mia ragazza seduta di fianco a me.
Mi girai, desiderosa di conoscere il proprietario di quella voce.
In realtà, sarebbe meglio dire "proprietaria", perché poco dopo mi ritrovai davanti una ragazza.
Aveva capelli rosso fuoco, occhi verdi con sfumature marroncine al loro interno e una pelle bianca come il latte. Mi domandai se non fosse Merida, la principessa ribelle creato dalla Disney, uscitasi dal suddetto cartone animato.
Ci pensai; poi mi dissi che stavo delirando decisamente.
In mezzo a tutti quei pensieri che mi frullavano per la testa non mi accorsi di essere rimasta a fissare la ragazza dai capelli rossi per numerosi secondi.
- Oh, ciao!- esclamai subito.
- Ciao!- susseguì un silenzio imbarazzante
- Ehm, come ti chiami?- cominciai, provando a creare una conversazione che non fosse composta solo da onomatopee o "ciao"
- Sono Karen, piacere- rispose tendendo la sua esile mano nella mia direzione, aspettando che gliela stringessi. Gliela strinsi.
Aveva parlato in un'accento strano, di certo non americano, ma nemmeno da identificarsi come il classico accento inglese.
Non riuscivo a capire da che parte del mondo venisse e provai a osservare il suo aspetto: quelle che possedeva erano indubbiamente caratteristiche nordiche, che non si addicevano ad una ragazza Californiana.
- Io sono Alexandra e lei è la mia fidanzata Beryl- dissi indicando la bionda accanto a me.
- Posso chiederti da dove vieni? Sai, dal tuo accento, non credo che tu sia americana, o mi sbaglio?- chiesi incuriosita da questo fatto
- No, hai ragione. Non sono americana, anche se vivo a Los Angeles da molti anni ormai- spiegò con un sorriso, e grazie a quello, capii che non si era offesa per la mia domanda
- Sono nata ad Inverness- mi disse Karen con un sorriso fiero.
Anche se non avevo la benché minima idea di che posto fosse Inverness e dove si trovasse, riuscii a collegare tutto.
Capelli rossi, accento bizzarro e, a dirla tutta, il nome di Inverness lo avevo già sentito da qualche parte, ma non riuscivo ad associarlo alla nazione in cui si trovava la città.
Mi ricordai, di quando un anno fa, il mitico Dwayne Johnson, che lavorava con me sul set di Baywatch, mi disse che stava lavorando ad un nuovo progetto con un'attrice scozzese molto simile a Karen, che proveniva da una certa Inverness.
- Ho capito! Sei scozzese, per caso?- chiesi
- Sì, esatto- rispose felice e sorridendo.
- Bene, Bloom, non cercare di rubare la mia ragazza così facilmente. Prima dovrai passare suo mio cadavere- disse divertita Beryl, che era rimasta in silenzio fino ad allora, probabilmente a causa del mal d'aria.
- Ahahahah, tranquilla non ho nessuna intenzione di rubartela, Beryl- disse ridendo.
- Quindi, due attrici famose di Hollywood sullo stesso aereo. Strano!
Mi stupisce che nessun giornalista abbia fatto fare un'atterraggio di emergenza al pilota per intervistare voi due- sussurro la bionda, ridendo.
- Oh, piantala!- esclamai divertita.
Eravamo talmente intente a divertirci e a chiaccherare che non ci accorgemmo neanche del nostro arrivo imminente all'aeroporto di Honolulu.
- Bhe, io devo andare, ho una premiazione di lavoro qui, e credo che voi vi vogliate godere la vacanza come una coppietta felice. Quindi, credo che sia giunto il momento di salutarci- esordì Karen con un sorriso a trentadue denti
- Già, lo credo anch'io. Mi ha fatto piacere conoscerti, carotina- rispose Beryl, in una pessima imitazione della voce di Karen.
Tutte e tre scoppiammo in una fragorosa risata.
Ci abbracciamo e ci salutammo, ripromettendoci di rivederci una volta.
Così, sempre mano nella mano, io e Beryl ci dirigemmo verso il traghetto che ci avrebbe portato nella nostra isoletta dove avremmo passato le vacanze.
Eravamo stanche, ma felici e, soprattutto, molto innamorate
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STRANGE PASSENGERS (Alexandra Daddario x OC/fem)
FanficIn una notte buia, una ragazza stava camminando per le strade di New York in cerca di un modo per scappare da tutto e da tutti. - Sai, noi siamo come dei passeggeri su una macchina e la macchina è la vita. Non importa se la macchina su cui stiamo vi...