"Ragazzi, vi ho detto che sono le sette e dovete alzarvi!"Derek lo urla dalla porta della camera dei suoi figli, ancora avvolti tra le lenzuola. Sente Grace mugugnare qualcosa, mentre Freddie scalcia via le lenzuola e si siede al centro del letto, ancora con gli occhi semi chiusi.
"Grace!" tuona e la ragazza scatta a sedere, occhi aperti e aria spaesata.
"Sono sveglia. Sveglissima!"
Derek sbuffa un sorriso. "Su, vi ho preparato la colazione."
È il tredici settembre ed entrambi devono cominciare la scuola. Grace, sedici anni, è al terzo anno di superiori e Derek non potrebbe essere più fiero di lei. Non l'ha mai vista sui libri per più di tre ore al giorno, ma ha sempre avuto ottimi voti e i professori hanno sempre avuto belle parole per lei. È brillante, curiosa e ha una parlantina che fa invidia al migliore dei logorroici; è anche molto responsabile e matura, forse perché è sempre stata la donna di casa. Freddie, invece, ha dieci anni e deve cominciare la quarta elementare. È un bambino sveglio, ma spesso taciturno. Derek gli ha sempre detto che parla poco, ma che sa benissimo quando parlare.
Arrivano entrambi in cucina, ancora le facce assonnate, ma preparati e in ansia.
"Papà, sicuro che le maestre siano brave?" chiede il più piccolo.
Derek gli sorride, scompigliandogli i capelli e passandogli del pane con la marmellata. "Ho scelto la migliore scuola e ci ho parlato personalmente. Andrà tutto bene, vedrai."
Freddie si siede e comincia a mangiare, mentre Grace gira per la cucina in cerca di qualcosa.
"Non ti va il latte, Grace?" le chiede Derek.
"Posso avere del caffè? Ti prego!"
"Non se ne parla, signorina. Ti verrà mal di testa e comincerai a straparlare. Bevi il latte e mangia, dai."
Derek osserva i suoi figli mangiare e parlottare tra loro. Si sono trasferiti a New York solo da due mesi, durante l'estate. Lui aveva avuto un'opportunità al New York University Medical Center, come primario di medicina di urgenza e non aveva proprio potuto rifiutare. I suoi figli, soprattutto Grace, ci avevano messo un po' ad accettare la cosa, a lasciare scuola, amici e parenti, ma poi la Grande Mela li aveva catturati entrambi. Trasferirsi da una piccola cittadina della California come Beacon Hills ad una metropoli come NY era stato abbastanza impegnativo e faticoso, ma Derek ne era felice. I suoi figli avrebbero avuto migliori opportunità e avrebbero frequentato le migliori scuole. Gli dispiaceva aver lasciato sua madre e le sue due sorelle dall'altra parte degli Stati Uniti, ma sapeva che si sarebbero visti spesso.
Quando i suoi figli finiscono di mangiare, appoggia tutto nel lavandino e li spinge verso la porta, dopo aver afferrato al volo gli zaini: sono quasi in ritardo e anche lui quella mattina è di turno.
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Stiles scaraventa la sveglia contro l'armadio e si rigira, affondando la faccia nel cuscino. La sera prima si è addormentato che era praticamente quasi mattina e ha un mal di testa allucinante. Sa che dovrebbe fare qualcosa di importante, ma non ricorda minimamente cos-
"Porca puttana!" esclama, scalciando via le coperte e alzandosi di scatto.
La vista si appanna, ma sa che non sta morendo, quindi corre in bagno, sbattendo la porta dietro di sé.
"Stiles! Io starei dormendo!" gli urla Scott dalla stanza, la voce ovattata perché si è sicuramente messo il cuscino sulla testa.
"Scusa Scottino!" urla, aprendo il rubinetto e lanciandosi sotto la doccia.
È nel dormitorio della Columbia e divide la stanza con Scott, il suo migliore amico da quando aveva otto anni. Hanno vissuto praticamente in simbiosi per dodici anni e ora, a vent'anni, si ritrovano anche nello stesso college. Scott è al secondo anno di veterinaria, gli animali sono sempre stati la sua passione. Stiles ancora ricorda la prima volta che è andato a casa sua, a undici anni, con un uccellino ferito in una scatola. Stiles, invece, è al secondo anno di Medicina e quel giorno deve cominciare il tirocinio all'ospedale universitario. Farà ore in vari reparti, affiancherà molti dottori e non vede l'ora di cominciare. Solo che è fottutamente in ritardo!
Esce di casa alle sette e mezza e, per fortuna, l'ospedale è a una sola fermata di metro dal campus. Quando arriva, entra di corsa, e si dirige verso un'infermiera all'interno. "Sa-salve! Mi scusi, sono uno studente e devo cominciare il tirocinio, dove devo andare?" chiede.
L'infermiera, una bellissima ragazza bionda ora che la guarda meglio, gli indica un ascensore in fondo al corridoio. "Tesoro, prendi quello e vai al terzo piano, poi seconda porta a destra. Lì potrai cambiarti e poi qualcuno verrà a prendervi."
Stiles la ringrazia, poi corre verso le porte dell'ascensore che si stanno chiudendo. Riesce ad entrare per un pelo, impattando contro qualcuno al suo interno. "Oddio, scu-scusa! CAZZO!" mentre cerca di scusarsi con lo sconosciuto, Stiles si sente tirare.
Si è incastrato con la giacca nelle porte dell'ascensore. Ecco, ora morirà. Comincia ad agitarsi, cercando di tirare fuori la giacca, ma con una solo mano non ci riesce, dato che con una sta reggendo il caff-
"CAZZO! Oddio, scusa, ti ho sporcato la camicia, ma sono incastrato e in ritardo, cazzo! Porco cazzo!"
Stiles si sente afferrare entrambi i polsi e alza lo sguardo verso lo sconosciuto. Un uomo alto, occhi verdi, barba folta. Cazzo!
"Stai fermo!" gli ordina e Stiles si immobilizza.
L'uomo gli lascia andare i polsi, poi preme un pulsante e le porte si riaprono, liberandolo. Stiles fa un passo avanti, verso l'interno, sospirando. "Grazie, mi hai salvato! E scusa per questa" dice, indicando la macchia sulla camicia, "posso ripagartela o lavartela o leccare via il caffè con la lingua, se necessario per farmi perdonare."
Un plon lo interrompe e lo sconosciuto, senza nemmeno rispondere, esce, lasciando Stiles da solo. Preme sul numero tre e cerca di calmare il respiro corto.
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ER - Compagni in prima linea | Sterek
Fanfiction"Sì, papà, l'esame è andato bene. E, ora, credo dormirò fino a domani." "Come sta andando il tirocinio?" "Bene, davvero bene. Mi piace medicina d'urgenza e il dottor Hale è in gamba e molto giovane per il ruolo che copre." "Qualcuno si è preso una c...