54. BlackMoon

234 17 30
                                    


Will you run?
Or will you fight?
When the war comes
When the war comes?

Klergy - Will you Fight



Riempii i polmoni, spalancai gli occhi con terrore, persi un battito. Spilli tra le costole, la confusione mi destabilizzò. La tempia pulsò con una brutalità che mi fece salire la nausea, un palloncino gonfiato fino al massimo, in procinto di scoppiare. Mi issai a sedere, puntellandomi con l'aiuto delle mani; un capogiro mi fece serrare le palpebre e mordere le labbra.

Adattai la vista alla penombra: mi trovavo in una stanza dal soffitto alto, il morbido su cui ero adagiata era un letto: unico arredamento nella sala. Una lampada, che irradiava una tenue luce ocra, era appesa accanto alla porta a doppio battente. Osservai oltre la finestra che percorreva tutto il muro opposto: la luce della luna ricoperta dalle nubi illuminava quello che sembrava un parco.

Non sapevo dove mi trovavo, non mi era familiare. Avevo dolore in tutto il corpo. Sollevai una mano per toccare la fronte: liquido caldo mi bagnò le dita, odore ferruginoso.

Nicholas. Lo sparo.

Sobbalzai, tremai, terrore viscerale mi offuscò ogni pensiero.

Nicholas! Lo sparo!

Cosa era successo? Che posto era questo?

L'odore di pulito che emanava quella stanza mi era estraneo tanto quanto le pareti ricoperte di carta da parati. Dov'erano il mio zaino e il giubbotto?

Mi avviai verso l'uscio della stanza e poggiai le mani sulla maniglia intarsiata. Sperai, con ogni fibra di me stessa, che cedesse sotto la mia spinta.

La porta si aprì.

Solo buio oltre la soglia.

Sgusciai fuori in silenzio e mi inoltrai nell'oscurità. Freddo si inerpicava a ogni passo circospetto con cui avanzavo, cercando di fare meno rumore possibile.

Un suono lacerò il silenzio: un rumore sinistro e secco, come due entità che si scontravano con violenza. Ne seguì un lamento sommesso e un'espirazione rauca.

Mi immobilizzai. Trattenni il respiro.

Odore di candeggina e chiuso infestava l'ambiente. Una flebile luce, dalla parte opposta da dove ero entrata, penetrava oltre una parete a vetri.

Mi avvicinai ancora, ogni passo un fremito delle vene, ogni centimetro guadagnato un'espirazione nauseante. Ed ecco ancora, quello schianto atroce. Parole sommesse ne seguirono, indistinguibili.

Ero ormai arrivata alla parete a vetri, la luce cerea che proveniva dall'altra parte rischiarava il pavimento. «No...»

Appoggiai i polpastrelli tremanti sul vetro, le voci giungevano sommesse dall'altro lato. Terrore mi divorò le viscere.

Il colpo giunse ancora, truculento e spietato; ribaltò il volto della vittima verso destra. Una colata di capelli neri venne sbalzata di lato. Lui sputò a terra. Un grumo rosso si adagiò sul pavimento della stanza. Si girò: la mascella contratta, il mento affusolato, occhi carichi di rancore e rabbia. Nicholas.

Mi coprii la bocca con le mani, scivolai a terra, ginocchia contro ginocchia, palmi a frenare la caduta.

Nicholas aveva un livido scuro allo zigomo, un taglio gli segava il labbro inferiore, il mento era lordo di un rosso denso che non poteva che essere sangue. Le braccia dietro la schiena, le spalle immobili in una posizione inusuale: doveva essere legato alla sedia. Sollevò lo sguardo sull'uomo che lo stava picchiando, le sopracciglia arcuate.

Black Moon ~ Figli della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora