"Dove diavolo si sarà cacciato Sakuragi?"

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Hanamichi camminava per i corridoi della scuola con un sorriso piuttosto ebete stampato in volto. Se fosse stato il personaggio immaginario di un anime o di un manga, molto probabilmente, l'autore di turno l'avrebbe disegnato con gli occhi a forma di cuore e le classiche tre righette verticali sulle guance. Si stava dirigendo in palestra, incurante degli sguardi perplessi degli altri studenti. Sospirava, si fermava e poi, senza un apparente motivo, scoppiava in una risatina mista fra l'isterico e l'imbarazzato, per poi procedere di qualche passo.

Era in quello stato da quella mattina, anzi più precisamente, dalla sera prima quando, esattamente alle ore diciassette e diciassette minuti, le sue labbra avevano toccato per la prima volta quelle della sua dolce metà Haruko Akagi.

Aveva baciato Haruko.

Finalmente!

Al solo formulare quella frase nella sua mente, imbarazzo e timidezza, lo fecero arrossire ancora di più, costringendolo a portare una mano alla bocca per celare un risolino di vergogna.

Il suo primo bacio, il suo vero primo bacio. Quello da farfalle nello stomaco, brividi e insonnia anche se, a pensarci bene, quella notte aveva dormito come un sasso.

"Ehi Hanamichi? Hanamichi?"

Così assorto nel suo mondo incantato, rivivendo ancora e ancora quell'episodio, il rosso non si accorse di qualcuno in cerca della sua attenzione.

"Hanamichi?" al terzo richiamo Mito si impose di usare le maniere pesanti per ottenere ciò che voleva.

Senza esagerare, affiancò l'amico e, gli diede uno scappellotto sulla nuca.

"Ehi ma che diavolo? Chi è il bastardo che..." ricevuto quel colpo, non proprio così delicato, l'immagine di Haruko, le sue labbra, e tutto il resto, svanirono dai suoi pensieri, spingendolo a meditare vendetta nei confronti dell'autore di quel gesto.

"Chi ha osato mettere le mani addosso al g..." la frase rimase incompleta quando dopo aver posato gli occhi sul colpevole si rese conto di chi fosse.

"Oh...eh... Ehi Yoei, ma che diavolo ti prende? Perché mi hai colpito?" domandò il numero dieci massaggiandosi la parte lesa.

"Alla buon'ora. Allora non ti sei del tutto rincretinito?" lo stuzzicò l'amico, sghignazzando "Sono almeno dieci minuti che ti sto camminando accanto chiamandoti. Cosa succede a me? cosa succede a te semmai? Te ne stai andando in giro per i corridoi della scuola con la faccia da imbecille. Hai vinto una bella somma a pachinko per caso?"

Hanamichi arrossì ancora di più portandosi entrambe le mani al volto e scuotendo la testa in senso di negazione. "No, no mio caro Yoei. Molto, molto meglio"

"Che diavolo ci può essere di meglio dell'arricchirsi con una bella vincita?" si intromise Noma arrivando alle spalle dei due ragazzi. Il giovane lanciò uno sguardo ad Hanamichi e, vedendo tutto quel rossore in volto, che lo faceva sembrare simile a un pomodoro, esclamò scoppiando a ridere "Waaah!!! Hanamicchi che hai combinato, sei rimasto troppo tempo sotto il sole? Lo sai che i raggi UV fanno male alla pelle"

La tonalità del rossino mutò da un color pomodoro ad un verde pisello per la vergogna. 

"Maledetto bastardo ma che stai dicendo. Io... io..." balbettò senza riuscire a portare a termine la frase.

"Piantala Noma. Allora si può sapere cosa succede?" continuò Mito sempre più curioso.

"Beh... ecco io... a dire il vero..."

"Non dirmi che tu... tu e Haruko... finalmente... finalmente..." si intromise Takamiya trattenendo lo stupore e le risate. "Ehi ragazzi il nostro Hanamichi è diventato finalmente un uomo!" scoppiò infine euforico, attirando l'attenzione di due ragazze del primo anno che stavano salendo al secondo piano. Le giovani, inteso quello a cui si stava riferendo il ragazzo, si coprirono le labbra con il dorso della mano trattenendo  un risolino imbarazzato, per poi accelerare il passo e raggiungere più in fretta la loro destinazione.

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