"Cosa ne dici di tirare fuori le palle Hanamichi"

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Hanamichi era sgattaiolato negli spogliatoi. Dopo tutta l'umiliazione accumulata nello stare seduto in panchina non avrebbe retto anche nell'assistere impotente all'azione impeccabile di Rukawa. Rintanarsi in un luogo isolato lontano da tutto e da tutti gli era sembrata la soluzione migliore.

Da lì a pochi minuti sarebbe scattato il time del primo e, tutti i suoi compagni di squadra, sarebbero rientrati portando dietro l'esultazione per il perfetto tiro da tre punti della volpe e gli sguardi di rammarico rivolti a lui soltanto.

Odiava quella situazione, odiava Rukawa e, stava iniziando ad odiare un po' anche sé stesso.

Come aveva fatto a ridursi in quel modo nell'arco di poco più di un mese? 

Era passato dall'essere l'arma segreta dello Shohoko, il genio indiscusso del basket a non riuscire nemmeno a portare a termine una qualsiasi azione di difesa. Andava bene non essere ancora al massimo dello splendore nei tiri liberi, era pur sempre un genio, ma comunque era stato fermo un po' per via dell'infortunio, ma nemmeno riuscire a prendere un rimbalzo, marcare una matricola inutile come Mori, centrare quel dannato cerchio metallico con una schiacciata? Possibile che il basket non facesse davvero più per lui?

No. Impossibile. 

Erano tutta quella frustrazione, ansia e la rabbia accumulate che lo stavano portando a dare il peggio di sé in campo. Doveva ritrovare il suo equilibrio per poter trionfare nel gioco come si meritava un vero genio.

Ma come? Cosa c'era di sbagliato in lui.

La sua vita andava a gonfie vele dopotutto. Era riuscito a coronare un sogno, fino a quel momento, creduto irrealizzabile. Lui ed Haruko stavano insieme, erano ufficialmente una coppia, il medico gli aveva detto che non aveva riportato traumi permanenti dopo l'infortunio, il gorillone era uscito di scena e per finire la scuola non andava nemmeno così male. Si beh, insomma, non così male da rischiare di essere buttato fuori dalla squadra a causa dell'insuccesso scolastico.

Cosa voleva di più allora? Cosa gli mancava? Di che cosa aveva paura?

Di quelle voci crudeli che lo pensavano un ragazzo senza attributi? Di deludere la sua dolce Haruko? Di non essere abbastanza forte per battere Rukawa?

"Wahhhhhh... RU-KA-WA!" la folla esultò gridando quel nome che odiava più di ogni altra cosa.

Fuggire non gli era servito a nulla, non appena la palla aveva centrato il cerchio metallico le grida delle Ru-ka-wa come capitane delle acclamazioni lo avevano raggiunto anche lì, fra gli armadietti degli spogliatoi.

"Maledetto Rukawa" ringhiò fra i denti. Era tutta colpa sua, da quando lo aveva baciato niente era più andato per il verso giusto, tutto era diventato confuso e spaventoso.

"Ti odio! Maledetta volpe artica!" sibilò fra i denti udendo il fischio dell'arbitro che andava ad indicare la fine del primo tempo e l'inizio dell'intervallo.

"Sei stato fantastico Rukawa"

"Ottima azione"

"Dai ragazzi possiamo ancora farcela me lo sento!"

I complimenti dei compagni di squadra e dello stesso Miyagi, che precedettero l'entrata trionfante del moro nello spogliatoio, non fecero altro che accentuare il malumore del rossino spingendolo a nascondersi ancora di più per evitare di sentirsi preso in causa.

"Ah!" esclamò Ryota con una nota di rimprovero nel tono della voce "Ecco dove ti eri cacciato Hanamichi. Anche se non stai giocando è tuo dovere essere di supporto alla squadra. Potevi restare in panchina ed aiutarci con il tuo appoggio invece che sbraitare come un ossesso prendendotela con Mori e con il signor Anzai" continuò il capitano senza pietà.

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