"A Rukawa piace baciare S"

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Il pomeriggio era giunto in lampo e, con esso, il fatidico momento per Hanamichi e Kaede di rincontrarsi nuovamente dopo il loro burrascoso inizio della giornata. Il numero dieci si era imposto, pensandoci e ripensandoci, per la maggior parte del tempo intercorso dopo l'ora del pranzo, di non pensare più né al moro né e a quello che era successo. Voleva dimenticarsi di tutto ed andare avanti, come se quel bacio non fosse mai avvenuto. Liberarsi di tutte quelle sensazioni spaventose provate e dei dubbi scaturiti da esse. Il suo scopo era quello di trovare un proprio equilibrio per gestire la situazione, mettere seriamente dei paletti fra lui e le interazioni con il numero undici affinché, esse si limitassero solo ed esclusivamente agli allenamenti e alle partite. Non c'era nessun motivo reale per avere altri scambi con il volpino, lui e Rukawa non erano amici, mai lo sarebbero stati e, a parte condividere l'amore per il basket ed i legami creatisi per spirito di squadra con gli altri membri dello Shohoku, non vi era nessun motivo perché si parlassero, guardassero o anche solo respirassero la stessa aria. Certo, ci sarebbero state altre occasioni in cui, magari a causa di forze maggiori il rosso avrebbe dovuto relazionarsi con la volpe artica, un passaggio in campo solo se strettamente necessario, cosa del tutto improbabile visto che il genio della squadra era lui, una falsa stretta di mano, per dimostrare al vecchio che loro andavano d'accordo e che si volevano bene, oddio volersi bene no, che si tolleravano a vicenda piuttosto. A parte ciò, Hanamichi si sarebbe comportato come se il moro non fosse nemmeno un essere vivente abitante del suo stesso pianeta e, così facendo, tutto sarebbe finalmente tornato alla normalità.

Rukawa e Sakuragi gli eterni rivali, il genio e l'algida kitsune, ognuno ai bordi di quel campo e fra loro quella palla arancione e rimbalzante a dividerli.

"Ben arrivati a tutti" furono le parole di incoraggiamento del capitano della squadra, non appena anche il numero dieci fu finalmente uscito dallo spogliatoio per raggiungere i suoi compagni in campo. Hanamichi fiero della decisione presa e sicuro come non mai di intraprendere quel cammino, rivolse a tutti i compagni di squadra un ampio sorriso passando lo sguardo fra di loro e, dedicando particolare attenzione alla sua dolce Harukina che si trovava nel cerchio al fianco di Ayako. La ragazza ricambiò quel piccolo gesto di affetto, annuendo leggermente ed abbassando lo sguardo, mentre le gote le si tingevano di un tenue rosa velato. Com'era dolce Haruko in quel momento, imbarazzata ed innamorata. Innamorata di lui, il tensai, il genio, l'arma segreta della Shohoku.

"Mi fa piacere vedere che, nonostante i bagordi della scorsa serata siate tutti presenti, pronti per un nuovo pomeriggio di allenamento intenso e... soprattutto" continuò Ryota guardando dritto negli occhi proprio il numero dieci "in ottime condizioni fisiche".

Hanamichi, sentendosi preso in causa per quell'affermazione velata, abbassò per un secondo lo sguardo pensieroso, Ryota la faceva davvero facile, non aveva minimante idea di quanto mantenere fede a quella promessa fatta alla squadra sotto la minaccia di Ayako gli fosse davvero costato dopotutto. Per un istante soltanto, il sorriso beffardo della volpe accompagnato da quel "grazie" dal tono sensuale gli perforò i timpani, riportando alla mente ciò che era realmente avvenuto.

"Ehi, un momento! Un momento!" si disse mentalmente il rossino maledicendosi per quell'immagine così reale che ne offuscò la mente, ma che diavolo stava facendo? Lui, a quel maledetto di Rukawa non ci doveva più pensare giusto? Non era successo nulla fra loro, niente di niente, era stato un sogno, un bel sogno, "No idiota che cosa vai dicendo un incubo, ma che sei cretino?"continuò il numero dieci parlando a sé stesso.

"Idiota!" quella parola reale e decisa penetrò nei pensieri del rosso riportandolo al presente. Solo quel maledetto di Rukawa avrebbe potuto aver il coraggio di pronunciarla così a fior di labbra senza il minimo imbarazzo.

"Rukawa! Grrr!"

"Hanamichi, smettila di fare il cretino e fai come ti ho appena detto. Non hai sentito?" la voce in movimento del capitano sottolineò al rosso come quel suo perdersi con sé stesso lo avesse lasciato un'altra volta indietro, facendogli fare nuovamente la figura del fesso. Tutti avevano iniziato i soliti giri di corsa attorno al campo come riscaldamento preliminare e lui, come un baka* era rimasto fermo sulla linea di metà campo ripensando a quella labbra vogliose che lo avevano divorato di prima mattina.

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