"E' così che lavora un vero giornalista"

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Hanamichi, dopo aver riaccompagnato in classe la sua dolce metà, era rimasto fuori dalla classe, gironzolando per i corridoi, in attesa che la campanella annunciasse il tanto atteso intervallo del pranzo.

Era piuttosto affamato.

Quella mattina, dopo ciò che era successo, il suo stomaco si era chiuso e, nonostante sua madre gli avesse fatto trovare un'abbondante colazione ben equilibrata sul tavolo e due bento pieni di leccornie da portare via, il ragazzo non era riuscito a buttare giù nulla, scappando a scuola portando con sé solo quei due cesti per il pranzo.

Sua madre, da vera donna ospitale e gentile quale era, ne aveva preparato uno anche per la maledetta volpe artica, con tanto di cartellino sopra di riconoscimento dalla dicitura:

"Per la maledetta volpe artica. Torna a trovarci presto"

A trovarci? Presto? Hanamichi piuttosto sarebbe morto o, avrebbe optato per il trasferimento in un altro paese o stato. L'unico motivo per cui si era portato dietro quel doppio peso era stato, oltre alla consapevolezza che suo madre fosse un'ottima cuoca e che, di conseguenza si sarebbe doppiamente saziato anche con la razione destinata alla maledetta kitsune, la paura che la sua genitrice potesse rimproverarlo per quella mancanza di ospitalità. Mai e poi mai avrebbe condiviso quel pasto con quel pervertito di Rukawa, piuttosto si sarebbe ingozzato fino a scoppiare.

Dopo essere ritornato in classe, sotto lo sguardo curioso dei suoi compagni, aveva preso posto vicino a Mito, attratto dall'interesse dimostrato dall'amico verso alcuni fogli che teneva fra le mani. Non ci era voluto molto ad Hanamichi per capire di cosa si trattasse, durante la sua assenza, qualche altra compagna o compagno di classe di Haruko, doveva essere passato nella sua sezione per consegnare anche a loro il questionario.

"Ehi Hanamichi! Si può sapere che ti è preso prima?" domandò curioso Mito alzando lo sguardo dai fogli e puntandolo verso l'amico "Sembravi come posseduto..." continuò Yohei "Matsui è passata qui durante la lezione ed ha lasciato questi fogli, sono delle domande rivolte a tutti gli studenti del secondo anno, una ricerca..."

"Si, si lo so!" lo interruppe, forse un po' troppo bruscamente Hanamichi, incapace di realizzare sul momento una scusa più che convincente per il suo amico d'infanzia "Ho incontrato Haruko nei corridoi più o meno mezz'ora fa, l'ho accompagnata nella classe di quel maledetto per consegnarli" chiuse l'argomento il rossino indirizzando tutta l'attenzione sul questionario e, così facendo, cercando di spingere Mito a fare lo stesso.

"Haruko sembra molto entusiasta per questo esperimento.... sociale o come si chiama, vediamo di cosa si tratta" continuò recuperando una copia ed iniziando a leggerla con falsa concentrazione.

Mito rimase in silenzio, perplesso e pensieroso per quello strano comportamento.

In effetti, pensandoci bene, era da un po' di tempo che Hanamichi si comportava in modo bizzarro, o meglio, più bizzarro del solito.

Era sempre scontroso, a tratti taciturno o falsamente euforico, troppo pensieroso e... per nulla felice.

Ecco qual era la grande perplessità del ragazzo, Hanamichi sembrava proprio essere piuttosto infelice in quel periodo. Eppure, tutto ciò per cui aveva lottato nel tempo sembra essersi finalmente esaurito. Era ritornato in campo in gran forma, più combattivo e agguerrito che mai, la ragazza dei suoi sogni gli si era finalmente confessata, dando inizio ad una storia d'amore degna dei migliori shojo mai scritti e, perfino gli scontri con Rukawa si erano drasticamente ridotti. Grazie a tutti quegli avvenimenti, il numero dieci avrebbe dovuto vivere uno dei momenti più euforici della sua vita eppure, agli occhi esperti di Mito, sembrava essere l'esatto contrario.

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