"Ryota abbiamo un problema"

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"Io sto parlando di Haruko. Che cosa c'entra Rukawa?"

Hanamichi se ne stava seduto su una delle tante panche poste nello spogliatoio deserto, con i capelli ancora bagnati dopo la doccia post allenamento, completamente vestito con la solita tuta blu della nike. Calciava senza interesse la borsa del cambio posizionata ai suoi piedi mentre, le parole di Ayako continuavano a ronzargli in testa senza sosta.

A quella domanda, il rosso non era riuscito a dare una vera risposta. Si era ammutolito di colpo, per poi arrampicarsi sugli specchi nel vano tentativo di sfuggire al più presto da quella situazione imbarazzante.

"Eh?" era stata la sua prima reazione, davanti allo sguardo pacato ma deciso della manager. 

"Io... Co... cosa c'entra Rukawa? Cosa c'entra Rukawa?" aveva iniziato a balbettare Hanamichi cercando di inventarsi qualcosa di credibile da poter rifilare come scusa.

In effetti che diavolo c'entrava Rukawa con lui? Perché se la stava prendendo tanto? Beh... ovvio perché quel maledetto si stava prendendo gioco di lui e, della persona alla quale amava dedicare tutte quelle attenzioni tanto decantate nel questionario. Non era giusto, non lo era per niente, ed era quello il motivo per cui il numero dieci si sentiva ribollire di rabbia, ma forse, c'era anche dell'altro.

Forse nel profondo, nascosta da qualche parte sotto strati e strati di rabbia, c'era anche un po' di delusione. Già, un briciolo di rammarico perché, nonostante tutto, Hanamichi si era illuso che, pur trattandosi di un gioco sadico da parte del moro, quello scambio fosse una cosa tutta loro, una specie di segreto speciale, una burla concessa dal numero undici al numero dieci con l'esclusiva. Invece, ancora una volta, il rosso si era reso conto di non essere stato nemmeno in un'occasione così atipica la prima scelta ma, solo un rimpiazzo, un passatempo. Rukawa gli aveva giocato uno scherzo crudele e doppio, rubandogli non solo il suo primo bacio, ma illudendolo di essere stato almeno per lui, il primo battito del cuore.

E poi c'era Haruko. 

La sua bella e dolce Haruko, la ragazza dei suoi sogni che, giorno dopo giorno si faceva sempre meno angelica e sincera ai suoi occhi, lasciandolo in un continuo stato d'allerta e di perplessità. Hanamichi non ci voleva pensare, ma più cercava di allontanare quella verità scomoda, più si rendeva conto che questa gli veniva sbattuta in faccia da chiunque, attraverso un silenzio fatto di comprensione mista a pena che chiunque lo circondasse gli regalava come sostegno.

Giorno dopo giorno, il rossino sospettava sempre di più che, forse e molto probabilmente, la super cotta provata per la ragazza nei confronti del volpino non si fosse poi assopita così velocemente ma, che una parte importante di quel sentimento vivesse ancora nella vice-manager, alimentata da una qualche speranza infranta con la notizia che Rukawa si deliziasse con altre labbra morbide e delicate.

E ancora una volta, il pensiero del moro, sovrastava con la sua potenza quello della ragazza lasciando Hanamichi sempre più confuso ed insofferente.

Ecco perché il rosso, davanti alla domanda di Ayako non aveva saputo cosa rispondere. 

Maledicendo come al solito il volpino ed accusandolo di essere solo un pallone gonfiato, di aver lasciato in giro apposta il questionario e, di averlo fatto per attirare ancora di più su di sé tutta l'attenzione. Il che, pensandoci bene, non era poi una possibilità così surreale dall'essere esclusa a prescindere.

Il boato di un altro canestro messo a segno dal numero undici, e la rabbia scaturita da esso, erano stati il pretesto tanto agognato dal numero dieci per potersi defilare a dieci minuti dalla fine degli allenamenti, rinchiudendosi in uno dei tanti box doccia per lavarsi e lasciare quel luogo il prima possibile.

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