📜 3.«Ho fatto un sogno»⚜

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Erano passati due giorni e nella vita di Jungkook niente era cambiato. Si era autoconvinto che quel braccialetto glielo avesse lasciato la ragazza che si era portato a casa quella stessa sera e che poi la sua mente gli avesse fatto fare un bel viaggetto mentale da brivido. Ma vi era un però. Quel ragazzo, quello nel suo sogno. Gli aveva detto il suo nome e Jungkook se lo ricordava perfettamente.

Se lo era appuntato dappertutto, su ogni quaderno possibile. Ovunque spiccava il nome: Kim Taehyung. Aveva spesso sentito parlare di sogni premonitori, quelli che sapevano prevedere il futuro e forse avrebbe potuto sfruttare quelle informazioni apprese in sogno a suo vantaggio. 

Ma l'università incombeva e prima di tutto avrebbe dovuto seguire i corsi di quella mattina assolata. Eppure non gli andava minimamente, la testa era occupata da tutt'altro ed anche se, sentiva di essere rimasto quasi traumatizzato da quell'esperienza, poté affermare di aver visto l'uomo più bello del mondo e si ringraziò mentalmente per essere riuscito ad immaginarsi un volto del genere. 

Zaino in spalla e camminata veloce. Stava raggiungendo l'ala di economia, per piazzarsi davanti la classe di statistica, per aspettare Areum. Sapeva che avendola cacciata in malo modo da casa dopo aver soddisfatto le loro voglie, avrebbe probabilmente voluto vederlo ben poco, ma gli serviva una conferma. Quel dannato braccialetto che si rigirava tra le dita, immerso nella tasca dei pantaloni, doveva sapere se fosse suo. Ma ne era certo, doveva esserlo per forza o niente avrebbe avuto senso.

Così aspettò, ci vollero cinque minuti ma poi gli studenti incominciarono ad uscire dall'aula, uno per uno, fino a quando la vide «Areum!» la chiamò e la ragazza si girò, con il volto più adirato del mondo, sembrava potessero uscirle delle fiamme dagli occhi da un momento all'altro «Cosa vuoi?»  lo guardò a qualche metro di distanza, aspettando che l'altro avanzasse la sua richiesta, sperando in delle scuse ovviamente, erano d'obbligo.

Ma Jungkook seppe solo aprire il palmo della mano, rivolto verso l'alto, e mostrare quel braccialetto di perle nere «Volevo sapere se fosse tuo» l'animo di lei bollì di rabbia pura, gli andò incontro, avvicinandosi pericolosamente. Sapeva essere piuttosto rancorosa. La mano si alzò in aria e velocemente si schiantò contro la guancia del corvino. La sua faccia virò verso sinistra e rimase con gli occhi spalancati, ma mai quanto Jimin che si stava gustando la scenetta tragica, appoggiato allo stipite della porta. Aveva frequentato anche lui quella lezione.

«Sei un cretino, Jeon!» la voce acuta di Areum volò alta, facendo girare molte persone presenti nel corridoio «Ti approfitti di ragazze innocenti! E poi le tratti come spazzatura!» Jungkook avrebbe voluto dirle che beh anche lei faceva la stessa cosa con molti ragazzi e se possibile, si comportava peggio di lui, ma ahimé, chi non crederebbe ad una ragazza piccola e carina? 

Allora cercò solo di farle abbassare il tono, così da non coinvolgere più spettatori di quanti ce ne fossero ma lei la prese molto male «Col cazzo che smetto di urlare! Tutti devono sapere che razza di lurido bastardo tu sia!» avrebbe voluto sotterrarsi. 

Non era la prima volta che una persona gli facesse una scenata in mezzo al corridoio, ma quel giorno gli stavano piombando di sopra fin troppi insulti «Eh no, il bracciale non è il mio!» Quella affermazione, lo fece rabbrividire più di tutte le altre messe insieme. Perché a quel punto la domanda ritornava incombente nella sua mente. Di chi era quel braccialetto? Era apparso dal nulla, totalmente. Non era di nessuno e nessuno lo era andato a reclamare.

Il suo cervello si distaccò per un attimo dalla realtà, cercando di pensare e dare una spiegazione logica a tutto. La voce di Aerum divenne un semplice sottofondo in un palcoscenico dove la propria voce interiore risuonava potente. Ripercorse quel sogno lucido, fin troppo, come se l'avesse veramente vissuto sulla sua pelle, gli servivano particolari, indizi che lo potessero ricondurre a qualcosa. E soprattutto analizzò gli istanti poco prima di svenire. Non aveva bevuto, ben che meno si era drogato. Allora perché?

𝑺𝑶𝑮𝑵𝑶 𝑶 𝑹𝑬𝑨𝑳𝑻À? //  ᵗᵃᵉᵏᵒᵒᵏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora