Capitolo 20

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[leggete alla fine please]

È passata una settimana da quando Lexa se ne è andata, le hanno fatto un funerale che si è tenuto alla scuderia dei suoi genitori, ci sono andata giusto per non deluderla nel caso mi stia guardando da lassù. Mi avevano chiesto di fare un discorso, non l’ho fatto, ho lasciato che il gruppo e Anya parlasse mentre io accarezzavo Golia e ripensavo a quei nostri attimi di quiete prima della tempesta, anzi prima del diluvio universale.

Penso di essere caduta in depressione, non mangio, non dormo, non parlo, se non quando è strettamente necessario, non piango, non faccio niente se non stare sdraiata su quello che era il nostro letto, indossando le sue felpe e fissando il vuoto cercando di rivivere nella mia testa tutto quello che abbiamo vissuto insieme.

Il mio tumore sta peggiorando, Marcus dice che la mia salute mentale, momentaneamente non sana, sta aiutando il tumore a procedere, per questo hanno decido di farmi fare altri due giri di chemio e poi di operarmi. Onestamente, non me ne frega niente, non ho istinti suicidi, semplicemente se dovessi morire non sarei triste.

Anche perché ho una cosa in mente e nessuno mi farà cambiare idea a riguardo.

“Toc toc” punto lo sguardo alla porta e vedo Anya, da quando Lexa è morta mi è stata molto vicina, e io sono stata vicina a lei, sono sicura che Lexa le abbia fatto giurare di prendersi cura di me, e in fondo avere una specie di sorella maggiore con le mani e il tocco simili a quelli della mia ragazza non mi dispiace “Posso entrare?” annuisco, si avvicina e si siede sul letto “Quella felpa era la sua preferita” indicando l’indumento che stavo indossando

“Lo so” rispondo con la mia voce fredda e vuota
“Hai ancora tutti i suoi vestiti?” annuisco di nuovo
“Li vuoi tu?”
“No, li puoi tenere” cade il silenzio, mi giro per guardare Anya, le prendo una mano e chiudo gli occhi, lo faccio sempre, ormai si è abituata, sa il perché lo faccio e non dice nulla

“Domani è il tuo compleanno” spalanco gli occhi e la guardo male “Lo so, ma Lexa avrebbe voluto che festeggiassi, ha organizzato tutto, e gli altri mi hanno aiutata quindi senza fare storie, stasera ti alzi da questo letto, su cui stai iniziando a mettere le radici, e vieni alla tua festa di compleanno, aspetti la mezzanotte con tutti i tuoi amici e sorriderai quando qualcuno ti farà gli auguri”
“Non posso festeggiare senza di lei Anya”
“E’ il suo volere Clarke, voleva che tu avessi una festa, poi puoi tornare a deprimerti, è solo una sera, fallo per lei, e per noi, manchi a tutti” annuisco, chiudo di nuovo gli occhi e porto la mano di Anya sulla mia guancia, cercando di imitare le carezze che mi dava Lexa “Ti passo a prendere stasera appena stacco da lavoro, fatti trovare pronta e sorridente” poi si alza e se ne va.
Poi rifletto, avrò diciotto anni, sarò maggiorenne. Adesso c’è una cosa che posso fare, e la farò.

Sono sul mio letto, non ho preso la briga di cambiarmi, me ne frega poco, sto aspettando che Anya passi a prendermi e ci sto andando perché ha ragione, sono due mesi che Lexa non faceva altro che ripetermi che avrebbe organizzato il mio diciottesimo perché è uno step importante della mia vita. Anche se senza di lei, non mi sembra nemmeno di viverla la mia vita.

“E’ pronta la festeggiata?” annuisco mi alzo dal letto e vado verso Anya che mi sorride rassicurandomi e inizia ad uscire dalla stanza, la seguo “La festa si terrà sul tetto, ha insistito parecchio, penso abbia un significato importante per voi due, giusto?” annuisco, il nostro primo appuntamento, sospiro.

Appena entriamo, o meglio usciamo, tutti si girano e mi sorridono, ricambio con un sorriso finto. C’è la musica e del cibo, che ovviamente non prendo.

Ci sta tutto il gruppo, mia madre, Marcus, Anya (ovviamente), Indra e Gustus ed anche Madi, come hanno fatto a contattare Madi?

“Ehi Clarke”
“Ciao Madi, come stai?”
“Bene grazie, mi dispiace, per tutto quello che è successo” alzo le spalle facendole capire che non è colpa sua e non può fare niente per risolverlo
“Hai continuato con la chitarra?”
“No, non ne ho una è i miei non se la possono permettere, ma un giorno ricomincerò” annuisco mentre ho in mente un’idea
“Ti regalo la mia”
“No Clarke non poss-”
“Si che puoi, a me non servirà più, quando vuoi vienila a prendere in camera mia”
“Perché non ti servirà più”
“Non voglio più suonare” invento una scusa, semplicemente non potrò più suonare. Con questo mi allontano e mi avvicino al muretto del tetto.

Ci vediamo dall'altra parte-CLEXA FFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora