红火

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Il mattino non tardò ad arrivare, portando con sé grandi novità e tanta eccitazione.

Da lì a poche ore i ragazzi avrebbero inaugurato il loro tour asiatico con il primo di sei concerti in giro per la Cina, e io sarei stata lì con loro.

Evitai il più possibile il contatto con i ragazzi, saltando sia la cena della sera precedente che la colazione, restando semplicemente chiusa in camera.

Desiravo poter sparire, desideravo che quel bacio non fosse ma esistito.

Non sapevo bene come comportarmi, cosa pensare o cosa dire, e mi chiedevo cosa pensasse lui.

Me forse più semplicemente non ci pensava, ed io avrei dovuto fare lo stesso.

Un semplice bacio non mi legava a lui né tanto meno mi assicurava che lui provasse qualcosa per me.

Semplicemente, ci eravamo baciati.

Fine della storia.

Scossi la testa, illudendomi di poter cacciare dalla mia mente il sorriso di Ignazio, i suoi occhi scuri o il bacio di poche ore prima.

Strisciai fuori dal letto e mi avvicinai alla finestra, scostando leggermente le tende e puntando lo sguardo verso la finestra della camera di Ignazio.

Nessun movimento, sembrava non ci fosse nessuno.

Una sensazione di sollievo mi pervase il corpo, rilassando i muscoli tesi.

Mi morsi il labbro inferiore, indecisa su cosa fare, avevo un contratto che mi vincolava ai ragazzi per le prossime tre settimane, e la fuga era sicuramente un'opzione allettante ma fuori discussione.

Decisi di schiarirmi le idee con una doccia gelata.

Ruotai il rubinetto e mi infilai velocemente nella doccia.

Il contatto con l'acqua fredda mi fece trasalire , e fui scossa da violenti brividi.

Non mi mossi, il freddo sulla mia pelle si tramutava in calore e sentivo ogni singola cellula bruciare.

Avvolsi un'asciugamano attorno al busto e lasciai che i capelli corvini mi ricadessero sulle spalle.

Il suono di una mano che picchiava contro la mia porta mi fece trasalire e ripiombai nella mia preoccupazione e nell'angoscia.

Mi incamminai sulle punte verso la fonte del rumore e mi accostai dietro la porta, appoggiando l'orecchio contro il legno freddo.

Nessun rumore.

-chi è? - chiesi debolmente.

-sono Gianluca-

mi alzai, rassicurata.

Poggiai la mano sulla maniglia e spinsi verso il basso, aprendo la porta.

Mi scostai di lato, permettendogli di entrare.

Mi guardò sorpreso, notando che non indossavo altro che un'asciugamano, che copriva fino alla coscia.

Notai le sue guance arrosarsi leggermente, e mi domandai se fosse realmente il don giovanni che vantava di essere.

Goccioline fredde cadevano copiose dai capelli, la pelle delle braccia si contrasse al contatto con l'acqua fredda, così come quella delle gambe.

-ciao- gli sorrisi

Mi diressi verso il centro della stanza, frugrando nella valigia ed estraendo della biancheria pulita, degli skinny neri strappati al ginocchio e un maglione grigio largo e sformato.

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