一起

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Il fatidico giorno era arrivato, avrei incontrato i ragazzi e sarei partita con loro l'indomani.

L'appuntamento era previsto presso un Hotel a 5 stelle in centro, a circa quaranta minuti da casa mia.

Quella notte non chiusi occhio, non sono una ragazza emotiva,  o una che si eccita facilmente,  ma per quella notte rimasi nella mia stanza,  nessun viaggio ai confini del mondo.

Il viaggio vero sarebbe iniziato tra appena 24 ore, e questa volta non sarei stata sola.

Infilai degli skinny jeans neri, una blusa bianca che infilai nei pantaloni, in modo che ricadesse morbida,  delle semplici converse bianche ed una giacca nera.

Presi al volo la borsa e corsi di sotto, il taxi era già lì ad aspettarmi.

Salii sull'auotomobile e diedi instruzioni al conducente, dopodiché partimmo.

I siediolini dell'auto erano in pelle,  piuttosto rovinati e in alcuni punti era possono intravedere l'interno stesso.

Poggiai la borsa accanto a me e tirai fuori il cellulare, infilai le cuffie, prima a destra e poi a sinistra e schiacciai play.

Il viaggio sembrò interminabile,  ma appena giunta davanti l'imponente albergo, pensai che mi sarebbe piaciuto fosse stato più lungo.

L'attesa per il piacere è il piacere stesso, dicono.

Pagai per la corsa, afferrai la borsa e scesi dall'auto.

L'entrata dell'albergo era piuttosto vistosa, vi era un lungo tappeto rosso situato sotto una copertura del medesimo colore, ai lati dell porta d'ingresso si trovavano due grandi vasi con fiori, orchidee,  per l'esattezza.

Mi incamminai lungo il tappeto,  e giunta all'entrata il portiere mi aprì la porta.

-谢谢- dissi io, e lui mi rispose con un sorriso.

La hall dell'hotel era immansa, in stile vittoriano.

Spiccavano l'oro ed il rosso, l'arredamento sembrava provenire dal castello di un qualche regina dell'ottocento.

Era piuttosto affollata, uomini d'affari con le loro 24ore e giovani donne vestite d'eleganza.

Mi diressi con passo deciso alla reception,  e chiesi di Michele Torpedine.

La giovane donna alzò lo sguardo, e mi esaminò attentamente.

Indossava un tailleur nero, aveva i capelli raccolti in una coda e gli occhietti neri e vispi mi osservavano al di sopra degli spessi occhiali da vista.

-Documenti? - mi chiese, continuando a picchiettare con le dita sulla tastiera di un ipotetico pc, che io non riuscivo a vedere.

Le porsi la carta d'identità,  e sul suo volto comparve un'accenno di sorriso.

-Molto bene, mi segua- disse.

Camminammo per una serie di lunghi ed infiniti corridoi, sembravano tutti uguali.

-Il signor Torpedine la attende nella sala n168, è qui dietro l'angolo-

Giungemmo davanti un grande porta in ebano, la giovane donna entrò, chiedendomi di aspettare fuori.

Dopo pochi secondi mi invitò ad entrare,  sapevo che il prossimo passo mi avrebbe condotta verso una nuova vita, e varcai decisa la soglia.

La stanza era piuttosto spaziosa,  vi era un grande tavolo centrale, con almeno 15 sedute, sul lato sinistro della stanza vi era un'immensa biblioteca, centinai di testi rinchiusi in delle vetrinette, l'oro dei titoli spiccava,  illuminato dalla luce del camino sulla destra della stanza.

Proprio davanti al camino acceso, seduto su una poltroncina,  si trovava il signor Torpedine.

-Si accomodi- mi disse rivolgendomi un sorriso.

Mi sedetti sulla poltrona situata di fronte alla sua e rimasi in silenzio.

Lui iniziò a studiarmi perplesso, senza dire una parola.

-Lei è molto giovane- esordì lui.

-Ho vent'anni, ma questo è il mio secondo anno in Cina- risposi io.

-Crede di essere all'altezza del compito?  Intendo dire, le sue competenze in cinese sono tanto avanzate? - sembrava piuttosto confuso.

-Posso assicurarle che il mio cinese è molto fluente, questo è il secondo anno all'università ma precedentemente , in italia, ho già studiato la lingua per cinque anni. Se vuole, ho qui il mio curriculum scolastico,  se invece ritiene che io non sia adatta, la pregherei di dirlo subito- I suoi dubbi erano comprensibili,  ma mi avevano piuttosto infastidita.

Mi giudicava per la mia età e non per le mie capacità. Dopo anni passati sui libri, I pregiudizi degli altri minavano alla base tutto il mio percorso.

Lui accennò un sorriso, e mi porse la mano, chiedendomi il curriculum.

Estrassi un plico dalla borsa e glielo porsi, lui lo prese, e passò dieci minuti ad esaminarlo, sfogliando i fogli e soffermandosi di tanto in tanto.

-Direi che le devo delle scuse- disse alla fine.

-Non si preoccupi-
-Credo che non ci resti che ufficializzare-

si alzò e si diresse verso il grande tavolo, in cerca di qualcosa.

Poco dopo era già di ritorno, con un serie di fogli.

Lì dentro, c'era quella che sarebbe stata la mia vita per le prossime tre settimane.

Lessi attentamente il tutto, e lasciai una firma in cinque diversi fogli.

Era fatta, ero partita.

水|| Il VoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora