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Entrai nel van nero e presi posto su uno dei sedili posteriori in pelle, accanto al finestrino.

Mi lasciai cadere contro il lucido schienale, e il contatto con il rivestimento freddo mi fece trasalire, sobbalzando leggermente e incarcandomi in avanti.

Poggiai con cautela la schiena nuda contro la pelle nera, e attesi affinché il mio calore si diffondesse sull'appoggio retrostante.

Voltai la testa verso destra, osservando lo scorrere inesorabile del tempo attraverso i finestrini scuri.

Guardai al di là della strada trafficata, osservavo distrattamente fiumi di persone muoversi avanti e indietro lungo l'ampio marciapiede lastricato, le luci dei semafori determinavano il loro continuo procedere ed arrestarsi.

La mia attenzione fu catturata da una bambina, poco lontano dal van, sul marciapiede direttamente opposto a quello dove il piccola van era accostato.

I suoi lunghi capelli neri erano racchiusi in due grosse trecce che le ricadevano morbide sulle spalle, il viso rotondo era incorniciato dalla scura frangia che le copriva la fronte, dagli occhi a mandorla scorrevano copiose lacrime luccicanti, che le scorrevano fino al momento, per poi cadere sul suo cappottino rosso.

Era disiorentata, continuava a voltarsi intorno, scrutando la folla con occhi attenti.

Pensai che dovesse essersi persa, e che probabilmente sarebbe rimasta lì per molto tempo se non avessi fatto qualcosa.

Aprii velocemente lo sportello nero dell'auto, facendolo scorrere lateralmente.

Uscii agilmente dell'abitacolo e feci per muovermi verso di lei, quando sentii una mano calda afferrarmi il polso debole.

Mi voltai di scatto, ritraendo la mano.

Era Piero.

-Dove scappi?- mi chiese sorridente.

Sorrisi leggermente a quella frase, sembrava che le mie fughe passassero poco inosservate.

-C'è una bambina che ha bisogno di aiuto, proprio là- gli spiegai, indicandogli il cappottino rosso.

-Andiamo- disse, prendendomi per mano e trascinandomi velocemente oltre la strada trafficata.

Sentivo la bambina ripetere -妈妈- (mamma) e compresi che le mie deduzioni dovevano essere esatte.

Appena fui vicino a lei, mi abbassai di scatto, poggiando i gomiti sulle ginocchia e rivolgendole un sorriso rassicurante.

Scrutai più attentamente il suo visino arrossato a causa del pianto, pensai che non avrebbe potuto avere più di cinque anni.

-va tutto bene, piccola?-

Scosse il capo, scuotendo le lunghe trecce nere.

La osservai guardarsi intorno impaurita, era chiaro che non si fidava molto di noi.

-va tutto bene, ti aiutiamo noi- provai a tranquillizzarla.

Nel frattempo, Piero si era piegato sulle ginocchia e aveva sorriso alla piccola bambina, che sembrò ipnotizzata dallo sguardo profondo del ragazzo.

Tese le braccia verso di lei e la sollevò delicatamente, portandola contro il suo petto, mentre la bambina cingeva con le piccole gambe i suoi fianchi larghi.

Lasciò che si sedesse sul suo braccio forte, che teneva poggiato contro l'addome per avere maggior stabilità, mentre con l'altro prese ad accarezzarle la lunga chioma nera.

-e ora? - domandò.

Mi guardai intorno, il freddo non aveva impedito che centinaia di persone si riversassero per strada, migliai di volti mi sfrecciavano accanto e la ricerca della donna risultava più che impossibile.

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