Il vento freddo colpiva le mie gote rosee e mi arrossava il naso.
Ogni boccata d'aria fredda mi faceva rabbrividire; sentivo l'aria entrarmi dentro e scendere giù nei polmoni, ghiacciata.
I miei capelli erano umidi, il capuccio che avevo in testa non riusciva a coprire anche le ciocche anteriori, che di conseguenza erano esposte al vento e all'acqua.
Ignazio era lì accanto a me, non parlava, si limitava a seguire i miei passi.
Con un cenno della mano fermai un taxi, e solo dopo che fummo dentro ed ebbi dato indicazioni al conducente mi disse qualcosa.
-Dove stiamo andando?- interruppe il silenzio, sporgendosi fuori dal finestrino.
-In cina- risposi prontamente.
-E dove siamo ora, allora?- mi chiese in tono di sfida.
-Questa, è quella che vogliono farti credere sia la Cina, ma, ahimè, la realtà è ben diversa- feci una pausa ed osservai la sua reazione.
Di tutta risposta aggrottò la fronte, sollevando il sopracciglio destro.
-Fidati, ti piacerà-
Dopo quindici minuti eravamo arrivati ai margini di un piccolo bosco, l'automobile imboccò il sentiero e ci addentrammo all'interno della fitta vegetazione.
Ignazio si offrì di pagare la corsa, ma rifiutai con insistenza e riuscii a farlo desistere.
-Questo- dissi indicandogli un vecchio edificio -è uno dei monasteri più antichi della città. Vengo qui tre volte a settimana ad aiutare i vecchi monaci e gli orfani che vivono qui.-
Sentivo il suo sguardo su di me, sorrideva ed io non riuscivo a sostenere il peso del momento.
Colpii ripetutamente la grande porta il legno, che si aprì cigolando, rivelando un'immensa sala riscaldata da un grande focolare centrale.
Osservai Ignazio titubante, delle ciocche gli ricadevano davanti agli occhi, incorniciadogli il volto.
Un spessa fila di ciglia nere coronava l'occhio, scuro, dallo sguardo profondo ed intenso.
Fummo accolti da fue monaci, che salutai calorosamente.
-您们好- dissi chinando la testa.
Ignazio mi seguì a ruota, rivelando una pronuncia piuttosto mediocre.
Attraversammo la lunga sala dal pavimento in pietra, varcammo una piccola porta in legno sulla destra, e dopo aver percorso per svariati metri il lungo corridoio mi arrestai davanti una porta il particolare.
Aprii la porta, ed i bambini all'interno corsero ad abbracciarmi.
Cingevano le mie gambe, ed i più alti mi abbracciavano il busto.
Mi abbassai e li salutai uno ad uno, invitando anche Ignazio a fare lo stesso.
Sembrava piuttosto a suo agio, con quei bambini.
-ni hao- disse, sbagliando completamente pronuncia.
I bambini risero e lo guardarono con ammirazione, forti della loro superiorità nella conoscenza della lingua.
Lui si voltò e mi guardo interrogativo.
-hai sbagliato pronuncia, hai detto pipi- gli confessai sorridendo, e si unì alla risata dei bambini.
-Gli insegno a scrivere e leggere, e ai più grandi insegno anche italiano e inglese- gli spiegai , mentre mostravo a Mixiaoyu l'ordine dei tratti di Biblioteca.
Ignazio era lì, seduto accanto a me.
Ma non era più Ignazio Boschetto, cantante di fama internazionale.
Era semplicemente Ignazio, ragazzo di ventitré anni che si dimostra essere gentile e genoroso.
Sembrava avesse attirato l'attenzione delle bambine più piccole, che lo circondavano e lo toccavano.
Aveva Liu seduta cavalcioni sulle sue gambe, e provavi a spiegarle l'uso dei diversi articoli.
Make, un bambino di cinque anni, dai vispi occhi neri e dalle lentiggini rossastre, mi porse un testo da leggere.
Ci sedemmo accanto al fuoco della biblioteca, la luce proveniente dalle fiamme scoppiettanti mi illuminava il volto.
Cominciai la lettura, ma fui purtroppo costretta ad interromperla di lì a poco.
Il cellulare di Ignazio emise una vibrazione, seguita immediatamente da una melodia fastidiosa e squillante.
-Dobbiamo tornare- concluse.
Il viaggio di ritorno fu piuttosto breve, la conferenza iniziò con leggere ritardo a causa nostra.
Entrammo nella sala riunioni dell'albergo, gremita di giornalisti e fotografi, pronti a rubare un qualsiasi particolare significativo.
Ci accomodammo sul palco, dietro un lungo tavolo rosso, e il signor Torpedine diede il via alle domande.
Le prime mani si alzarono, seguite a ruota da tutte le altre.
I giovani giornalisti in cerca dello scoop rivolgevano a me le loro domande, che abilmente tradussi in italiano, e viceversa per le risposte dei tre tenori.
Più volte fui tentata di modificare le banali domande dei giornalisti, ma volli essere il più professionale possibile.
Stesse domande, stesse risposte.
-A chi dovete il vostro grande successo?-
-Quali sono stati i vostri timori, nel cimentarvi in questo nuovo genere poco diffuso in Italia? -
-Com'è la convivenza in tre?-
-Seguite le orme di qualcuno in particolare? Chi è il vostro modello di ispirazione?-
Ero realmente stufa, e provai ad immaginare cosa dovessero provare loro, nel rispondere alle stesse domande, con la sola variante di essere in uno stato diverso e con una traduttrice diversa.
La conferenza terminò alle sette, la sala iniziò lentamente a svuotarsi, mentre gli ultimi fotografi rubavano degli scatti ai ragazzi.
-Complimenti, davvero- disse Gianluca avvicinandosi.
Lo ringraziai calorosamente e lui mi regalò uno dei suoi sorrisi migliori.
-Dovresti insegnarci qualcosa da dire- continuò pensieroso -Credo facciano colpo, questo genere di cose- aggiunse.
-Si, direi che è un buona idea-
-Ad esempio, qualcosa da dire al termine di un concerto..- ci pensò un po' su e continuò
- come si dice "vi amiamo"?- chiese.
Risi di gusto, il bello e dannato era in carca di frasi per far colpo, come se non bastasse un suo sguardo.
-Credo che "我们爱你们" farà colpo-
-Non mi piacciono le cinesi, mancano di..sostanza- disse pensieroso.
-Si, sostanza..- dissi, lasciando intendere che avevo perfettamente capito a che tipo di sostanza si riferisse.
Salii in camera per fare una doccia, asciugai velocemente i capelli e stesi sul volto un velo di fondotinta, incorniciai lo sguardo con una linea di eyeliner e applicai il mascara.
Fissai la mia immagine alla specchio, rimuginando su quella che era la mia vita appena pochi anni prima, quando i miei pensieri furono interrotti da un picchettio proveniente dalla porta.
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水|| Il Volo
FanficFanfiction su ''Il Volo'' Angela è 水。 In cinese, questo carattere indica l'acqua. Angela è acqua, inarrestabile e imprevedibile, in grado di creare passaggi là dove altri si erano arresi. Angela erode ed entra dentro, è impetuosa e sa far male. A...