真相

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"Ti succede di averne fin sopra i capelli?
Voglio dire,ti succede mai d'aver paura che tutto vada a finire in modo schifo se non fai qualcosa?" - J.D Salinger, il giovane Holden

A me sì, succede spesso.
Ma alla fine, me ne resto lì, ad osservare passivamente lo scorrere inarrestabile del tempo, semplice spettatrice della mia stessa vita.
E in quel momento, sentivo di poter scoppiare da un momento all'altro.
Il fluire dei pensieri mi faceva male alle tempie, ogni qual volta ero sul punto di proferire parola, queste mi morivano in bocca.
Sentivo il mio cervello macchinoso lavorare incessantemente, analizzare e catalogare quella serie infinita di informazioni, alla ricerca della cosa più adatta da dire.
Ma semplicemente, non c'era nulla da dire.
A volte, il silenzio era l'unica cosa che provenisse dalla mia bocca.
Ed era un silenzio assordante, carico di speranze, di dubbi e preoccupazioni che non avrei mai avuto il coraggio di esprimere, restando inespressi.
Mi odiavo, mi odiavo profondamente.
Mi odiavo perché mi sentivo tradita, tradita dalla mia mente che vagava inutilmente senza giungere ad alcuna conclusione, soffermandosi su pensieri inutili, come lo sfrigolio di qualcosa che cuoceva, proveniente dalle cucine, o il tintinnio delle monete che sbattevano, lasciate ricadere confusamente in cassa.
Lo volevo? Non lo volevo?
Semplicemente mi sentivo così dannatamente allergica alla felicità che ogni qual volta era a portata di mano, l'allontanavo con un potente antistaminico.
E Ignazio era la mia felicità.
I suoi occhi nocciola tradivano tutta l'eccitazione del momento, la speranza debordava dalle sue ciglia folte, e una punta di amarezza mi destò i sensi.
Lo osservavo, e tutto ciò che vedevo era un ragazzo carico di sogni e di speranze, un ragazzo che aveva sorriso alla vita e a cui la vita aveva sorriso di rimando.
Io, invece, l'avevo mandata a fanculo e lei sembrava essersi dimenticata di me.
Ed era giusto così, me lo meritavo.
Ma ora, Ignazio aveva portato con sé una voglia di vivere non indifferente, che mi aveva travolta e mi aveva ridestato i sensi anestetizzati dai lunghi anni di letargo.
Il grigio che colorava la mia vita cominciava a tramutarsi in colori vivi, ed io ne ero fottutamente terrorizzata.
Ignazio era la mia primavera, era la mia quiete dopo la tempesta e il mio arcobaleno dopo la pioggia incessante durata anni.
Ero una codarda, ero fuggita da una vita che non mi apparteneva e avevo vissuto del mio solo io, la solitudine non mi aveva mai abbandonata, e ora il sole era tornato a splendere.
Semplicemente, avevo bisogno di tempo affinché la mia vista si abituasse nuovamente alla luce, sperando, con tutta me stessa, che le mie nubi non offuscarsero anche il cielo sereno di Ignazio.

-a che pensi?- interruppe così i miei pensieri.
-a niente, tu? - mentii, era tutt'altro che niente.
-vorrei che ogni tanto i tuoi occhi trasmettessero altro, oltre alla più totale indifferenza- disse sospirando.
Indifferenza?
Era esattamente l'ultima cosa che provavo, in quel momento, eppure l'unica che trasmettevo.
-Sei quasi...apatica, delle volte.
Mi spaventi un po'- disse, giocherellando con la sua tazza di cioccolato e panna.
Grandioso, pensai.
Lì per lì, non diedi troppo peso alle sue parole, ma solo in seguito scoprii che sarebbero state di fondamentale importanza.
Il motivo di tutto, motore e causa della storia stessa.
-questo è il colmo- dissi retorica, incrociando le braccia.
-Non credere che non sappia che stai evitando a tutti i costi l'argomento. Non so cosa cazzo ti frulli per la testa la maggior parte delle volte, e questa cosa mi manda in bestia- disse, poggiando i gomiti sul piccolo tavolino.
-ti assicuro che non c'è nulla di bello, nella mia testa- dissi, pensando ad alta voce.
-forse questo dovrei deciderlo io- buttò lì.
Inarcai il sopracciglio, il suo atteggiamento sicuro e spavaldo riusciva sempre a lasciarmi di stucco, ogni qual volta mi trovavo in sua presenza sentivo la mia corazza diventare più forte, come una reazione spontanea del mio cervello, consapevole dell'effetto che il ragazzo aveva su di me.
Tuttavia, l'insistenza di Ignazio e la sua imprevedibilità avevano creato una minuscola crepa su quello che era stato il mio scudo per anni, ed ora la osservavo ingigantirsi, secondo dopo secondo.
-sei sempre così sfuggente, scappare non è la soluzione- disse non curante.
Quelle parole colpirono dritte nel segno, il castello di bugie che avevo costruito attorno a me fu spazzato via da una folata di vento gelido, le fondamenta sulle quali reggeva la mia vita erano state minate alla base.
-io non scappo, cazzo.- dissi gelida.
Scappare, io non scappo.
E strinsi forte i pugni.
Non l'ho mai fatto.
E mi morsi forte il labbro.
E non è stata colpa mia.
Piansi.
Mi alzai frettolosamente, strisciando la sedia che emise un suono acuto e penetrante.

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