Capitolo 14: colazione per due

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24 Settembre 2021

Il mio risveglio non è dei migliori. Insomma, svegliarsi su un divano non è mai una situazione positiva.

Mi stropiccio gli occhi e poi osservo la figura di un ragazzino davanti a me. Ci metto un paio di secondi prima di focalizzare bene.

È Lautaro, così come ci eravamo addormentati guardando quel film, così ci risvegliamo. Solo che lui è in piedi con il telefono in mano.

Alza lo sguardo dal suo cellulare quando probabilmente nota un movimento più veloce e deciso provenire da me «ti ho svegliata?» si accovaccia davanti a me posando il cellulare. Scuoto la testa in segno di negazione «tranquillo, non sei stato tu» gli sorrido leggermente e poi gli offro la mano per farmi alzare, altrimenti potrei letteralmente sprofondare nel divano. Lui capisce il gesto e mi alza su. Lo ringrazio con lo sguardo «cosa ti va per colazione?» dico mentre mi dirigo verso la cucina. Lui scuote la testa «devo essere sincero?» mi squadra dalla testa ai piedi e poi sorride. Capisco chiaramente cosa intende e di conseguenza sento le mie guancia diventare rosse.

Sorrido mordendomi leggermente il labbro «non lo dico solo perché tra tre quarti d'ora devo andare ad allenarmi con la squadra» dice alzando le mani «come farai con il cambio?» gli domando prendendo due tazze per la colazione «per l'allenamento ho un cambio nello spogliatoio» mi sorride toccandomi la spalla «aspetta, se vuoi farti una doccia dovrei avere dei vestiti di Matteo nel caso dovesse venire per qualche giorno» corro verso il piano di sopra, più precisamente nella stanza degli ospiti, per prendere un paio di jeans e una felpa. Forse potrebbero essere un po' grandi, ma meglio di nulla.

Scendo nuovamente verso l'argentino e gli mostro quello che sono riuscita a trovare «per l'intimo è un po' complicato» gli dico chiaramente. L'intimo è privato. Lui sorride e scuote la testa «non preoccuparti, è già tanto» sorrido di rimando e poi mi riavvicino a lui.

«se vuoi preparo la colazione mentre ti fai la doccia» Lautaro ci riflette un paio di minuti e poi prende il cellulare che aveva posato sul tavolo della cucina «va bene, grazie ancora Ginevra» mi lascia un bacio sulla fronte. Lo accompagno nel bagno lasciandogli gli abiti e dandogli un accappatoio «quello è il bagno doccia, lo shampoo è lì» sorrido mentre mi giro verso il mobiletto vicino la doccia «qua trovi l'asciugacapelli» annuisce e poi lo lascio solo nel bagno.

Vado verso la cucina e mi metto a preparare un paio di pancake in modo da tenermi occupata. Forse per un calciatore non sarà la colazione più dietetica che farà oggi, ma non mi sembra il caso dargli una fetta biscottata senza neanche la marmellata (si perché io non uso quasi mai la marmellata).

Prima di mettermi all'opera, metto un po' di cibo a Felix che appena sente il rumore della busta di croccantini, corre verso la ciotola, pronto per mangiare la sua colazione.

Mentre mischio uova, farina e latte sento il cellulare squillare, segno che è in arrivo una videochiamata. Prendo il telefono e prima di accettare la video lo metto davanti a me, in modo da poter riprendermi per bene.

«bella bionda!» urla il mio migliore amico mentre ricomincio a sbattere gli ingredienti «bello rosso?» chiedo alzando un secondo lo sguardo «che minchia stai facendo?» scoppio a ridere quando lo vedo che sta cercando di vedere pur sapendo che la sua prospettiva non cambierà «i pancakes» dico mostrando la ciotola «senza di me? Mi distruggi il cuore» si porta una mano al petto «scusami» alzo le spalle e poi imburro leggermente la padella.

«alla fine? Che hai fatto con quello?» mi giro per guardarmi le spalle sperando che Lautaro non sia tornato, ma sento ancora l'acqua della doccia scorrere. Comincio a mettere l'impasto nella padella e poi comincio a guardarlo intensamente «cosa pensi che abbiamo fatto?» dico con fare ovvio guardando con un occhio la padella, con l'altro lui e, con un terzo che sfortunatamente non ho, l'entrata della cucina. Lui sorride «sesso ovviamente» scoppia a ridere «ovviamente scherzo» continua a ridere ed io mi mordo un labbro sembrandomi sorpresa della sua battuta «siete andati a mangiare di nuovo il sushi? O messicano per cambiare?» levo il pancake che ho fatto e ne metto a cuocere un altro.

Sospiro e poi mi appoggio al banco da cucina per osservarlo meglio «pizza a casa» chiudo gli occhi sentendomi rasserenata ancora dal suono dell'acqua scorrere «sono stupito, pizza a casa, niente di più?» scuoto la testa in segno di negazione.

Ho paura di dirgli che in realtà: si, abbiamo fatto sesso (aggiungerei anche multiple volte). Gli da fastidio parlare di quest'argomento e non mi va metterlo in mezzo. Le mie orecchie scattano all'insù quando magicamente il phone comincia a fare rumore.

Prendo in mano il cellulare «senti, ho il telefono scarico, non posso stare in chiamata un minuto di più, scusami» attacco senza salutare e poi poso il telefono con violenza sul ripiano. Successivamente levo il pancake dalla padella e metto a fare gli ultimi due insieme.

Sospiro sentendomi sollevata quando sento due braccia circondarmi il busto.

Prima di girarmi verso di lui, capovolgo I pancake. Questi due sono più piccoli rispetto ai due precedenti quindi serve meno tempo per cuocerli.

Mi volto verso l'argentino «hai fatto i pancakes» sorride guardando i due sul piatto non molto lontano da noi «si, scusami se forse sono un po' pesanti, ma non sapevo con cosa fare per colazione» chiudo un occhio. Lui posa la sua fronte sulla mia «non fa nulla e poi i pancakes sono pur sempre i pancakes, li mangerei sempre» continua a sorridermi.

È così strano.

Questo rapporto che ho sviluppato con lui in queste poche ore. È come se il sesso ci avesse uniti di più, eppure senza sentimenti, ma solo come due persone che si vogliono bene. Perché nelle sue parole, nei suoi gesti, non c'è malizia, ma solo pura dolcezza di chi sta bene. E ne sono felice.

Levo gli ultimi due pancakes e poi spengo il fuoco. Verso il latte nelle due tazze e poi poso i pancake davanti a noi «ho la cioccolata e il burro d'arachidi» sorrido mostrando i denti mentre poso davanti a noi anche questi due ingredienti con due cucchiaini. Lui scuote la testa «vanno bene così» beve un sorso di latte.

Ovvio oserei dire. È già molto se mangia i pancakes, immagina anche a mettere queste cose così tanto caloriche su. Ha ragione.

Ma a me sbatte e prendo la cioccolata. Non ne poso molta sul pancake, ma almeno lo mangio con del sapore.

Osservo la felpa blu che ha addosso. Gli sta bene, però sta meglio a mio fratello. La famiglia è pur sempre la famiglia.

I miei pensieri su quello che indossa e su mio fratello terminano quando sento la sua voce calda «scusami tanto, ma io devo assolutamente andare» annuisco con un leggero sorriso sulle labbra «si tranquillo»

Mi alzo con lui seguendolo alla porta di casa e poi esce, prendendo prima le sue cose. Lo osservo correre nell'auto e poi mettere in moto, pronto per allontanarsi da casa mia.

Sei sempre stato tu! || Nicolò Barella || Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora