Capitolo 17: ricordi

350 11 1
                                    

14 Marzo 2017

Nicolò's Pov

Osservo l'orologio sul polso e saluto i miei compagni di squadra per poi dirigermi verso la mia automobile pronto per poter tornare a casa dopo un duro allenamento.

Sono particolarmente stanco oggi, non ho neanche scritto a Gin che sto rientrando a casa.

Le scriverò una volta arrivato.

Oggi non è giornata e l'unica cosa che vorrei fare è vederla. Non la vedo da Natale, sono stufo. Giuro, prendo il primo volo per Milano solo per vederla.

Quando mi ha telefonato quasi un mese  fa in preda ad una crisi isterica causata da un coglione che non la ricambiava. Dio se ha fatto male.

Saperla innamorata di un altro mi ha così dato fastidio. Quel coglione l'ha fatta stare così male da farla ubriacare. A soli quindici anni. Cazzo.

Do una manata allo sterzo facendo attenzione a non provocare incidenti.

Ma è da un mese che sento la sua voce piena di tristezza nelle orecchie. Lei a Milano, io qui. Voglio solo rivederla, non chiedo altro.

Cazzo sono completamente perso di lei, lo sono da sempre.

Ginevra mi ha stregato quando eravamo bambini è ancora oggi lo fa. Il problema è che sta crescendo, sta iniziando a innamorarsi.

E io la guardo crescere e farsi ogni giorno più nella senza poterla sfiorare come vorrei. Ora è una bambina, ma quando crescerà ancora di più sarà un cazzo di problema. A meno che la mia cotta per lei non scompaia.

Ma è davvero troppo improbabile.

Parcheggio la mia auto nel viale e mi affretto a entrare in casa.

Chiudo la porta di casa alle mie spalle «sono tornato» urlo cercando di farmi sentire dalla mia famiglia.

«guarda chi c'è Nicolò» cerca di farmi notare mia madre ed è così che do più attenzione al salotto.

Osservo seduto sul divano Matteo che subito viene a salutarmi «che ci fai qua amico?» gli chiedo stingendogli la mano e poi abbracciandolo «qualcuno voleva vedere tua sorella» i miei occhi si spostano su quella testa castana che mi sta squadrando da capo a piedi.

Ginevra è li.

Sembra che abbia sentito il mio desiderio nella macchina e che sia arrivata qua dal nulla.

Indossa un maglioncino viola con un jeans nero e ai piedi indossa delle Nike bianche. Non potrò mai dimenticare questo momento.

Corro da lei e la stringo forte a me «Gin» le do un bacio sulla testa «Nic» anche lei mi stringe a se «e così volevi vedere Martina e non il tuo migliore amico?» le sussurro all'orecchio «anche»

Lei sorride «in realtà volevo parlarti, possiamo uscire un secondo in giardino?» annuisco ed entrambi andiamo fuori «fa freddino, ti do la mia giacca» scuote la testa in segno di negazione «no, poi avrai tu freddo»

Vorrei solo dirle che non si deve preoccupare, ma non voglio perdere troppo tempo qui fuori altrimenti potremmo sentirci veramente male.

«senti Nic, in realtà sono venuta qui per una cosa» la guardo spronandola a parlare «io so che sono una stupida a venire fin qui, ma non riuscivo più a tenerlo per me» fa un lungo sospiro «Nic ho una cotta per te»

Il mio cuore ha smesso di battere.

Non può averlo detto veramente.

Quanto le vorrei rispondere che io la amo ormai da anni, ma non posso farle questo.

Sei sempre stato tu! || Nicolò Barella || Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora