1 Ottobre 2021
Il soffitto della mia camera da letto è la cosa più interessante da ormai due giorni. Sono ferma a pensare a quello che mi ha detto Nic.
Dovrei esserne felice e infatti lo sono, ma sono così delusa dal fatto che non me lo abbia detto prima.
Mi rendo conto che forse non aveva tutti i torti a pensarla in quel modo qualche anno fa, ma credo che appena compiuti i diciotto anni poteva parlarmene.
E invece non è stato così, ha preferito tenersi tutto dentro, senza dirmi nulla, soffrendo da solo mentre mi vedeva con altri ragazzi.
E lui? Lui da sempre è single, non l'ho mai visto vicino a una ragazza romanticamente, forse oggi potrei saperne il motivo. Mi dispiace averlo fatto stare male, non lo meritava proprio come ora non merita una mia risposta, o almeno di sentirmi.
«terra chiama Ginevra» sento un tonfo sul letto e così mi giro a guardare l'argentino «mi sto preoccupando» mi mordo le labbra «non dovevi parlarmi di un cane, vero?» lo guardo di traverso «no»
«dovevi parlarmi di Nicolò?» continuo a non togliere lo sguardo da lui «in parte» si sistema meglio sul letto «volevo farti aprire gli occhi sui tuoi sentimenti, ma lo avevi già fatto tu» mi sorride mettendomi una mano tra i capelli «ora mi fai capire perché non esci da due giorni?»
Mi alzo dalla mia posizione distesa e incrocio le gambe «ho parlato con Nicolò» mina un "alleluia" con le labbra e poi alza le braccia al cielo «e cosa ti ha detto?» mi domanda con un sorriso complice «mi sa niente di bello altrimenti non staresti così» ammette successivamente e il suo sorriso si spegne «no, bello invece»
«allora perché stai così?» mi guarda male «perché non me l'ha detto prima» sbuffo «mi ha raccontato che quando sono andata a Cagliari per dichiararmi, la sera mi sono ubriacata e che volevo stare con lui, in tutti i sensi» Lautaro mi guarda interessato alla storia «allora mi ha detto che non mi voleva perché ero troppo piccola, ero ubriaca, ma che allo stesso tempo era, ed è, pazzo di me» mi ripeto queste parole ormai ogni cinque minuti «non abbiamo fatto niente quella notte se non baciarci»
Lautaro annuisce e poi posa una mano sotto al mento «Nicolò è un ragazzo d'oro» questo lo so anche io «d'altro canto mi rendo conto che avrebbe potuto parlartene prima, però in tutta onestà Ginevra, se posso, ma a te che cazzo te ne frega? Vi amate? Bene, procreate»
Non ha neanche tutti i torti «cioè tu non gli parli e stai in queste condizioni perché? Perché si è dichiarato tardi? Ginevra aveva paura, è insicuro, lo dovresti sapere meglio di me» odio quando altre persone hanno ragione «si, lo so»
«e allora? Vai da lui» mi da uno spintone «tu ti eri reso conto dei suoi sentimenti nei miei confronti?» gli domando sistemando i miei capelli in una coda «più o meno» alzo un sopracciglio «nel senso...si vede che non gli sei indifferente»
«soprattuto da quando ti sei avvicinata a me insomma, quando stavi con Rafael era, come dire, "rassegnato"» continua il suo discorso «da quando vi siete lasciati è come se in lui fosse tornata una speranza, se così si può dire»
«ma poiché ci hai provato con me» prima che continui il suo discorso lo interrompo «anche tu ci hai provato con me» sorride «non hai tutti i torti» scoppiamo a ridere «dicevo, da quanto ci siamo avvicinati è come se ti avesse vista essere strappata via di nuovo e gli è andata di traverso questa cosa, giustamente»
Sospiro al discorso di Lautaro. Il suo ragionamento fila, non ha tutti i torti.
Lo avrò detto mille volte che questo ragazzo questa sera ha ragione.
«Lautaro mi urti, vattene» gli do una leggera spinta e mi alzo dal letto «brucia la voce della verità, non è così?» lo sento ridere mentre mi guardo allo specchio «Ginevra giuro che veramente sono tentato di baciarti» guardo male Lautaro «senti, non giudicarmi»
«penso sia abbastanza chiaro che tu mi piaccia, ma nonostante questo ti aiuto con i problemini di cuore e ti faccio da supporter» mi giro a guardarlo «fortunatamente parliamo di attrazione sessuale perché altrimenti starei piangendo in un angolino» mi sorride alzandosi dal letto «grazie Lautaro» vado da lui per abbracciarlo «di niente piccola peste» ci guardiamo «ora corri da lui»
Accompagno Lautaro alla porta e lo saluto un'ultima volta prima di lasciarlo definitivamente andare via.
Corro di nuovo nella mia stanza da letto e accendo il cellulare che ormai era rimasto spento per due giorni.
Si ho davvero avuto il cellulare spento perché avevo paura di ricevere qualsiasi contatto con Nicolò.
Come se appunto, non fossi felice del suo starmi sotto. Mi odio per non averlo baciato sul momento, ma le mie emozioni erano così forti da non sapere che fare.
Sul display del mio cellulare compaiono così tante notifiche che tra poco mi esploderà il telefono.
Leggo così tante notizie da parte di Nicolò, almeno cinquanta messaggi su whatsapp, venti chiamate perse e messaggi anche su Instagram.
Probabilmente se gli rispondessi a un messaggio mi manderebbe a fanculo in ventimila lingue diverse.
Vado a farmi una veloce doccia e poi mi preparo per uscire indossando un jeans chiaro è un maglioncino arancione. Ai piedi indosso delle converse bianche e poi prendo la mia borsa in cui ci infilo di tutto e di più.
Dopo pochi minuti mi ritrovo nella mia auto, ma prima di andare da Nicolò, passo per il primo supermercato che incontro nella strada.
Voglio portargli una vaschetta di gelato, sperando che in qualche modo lui possa perdonarmi. Entrambi andiamo pazzi per il gelato e ogni volta che uno dei due sta male lo mangiamo sempre. È come se fosse una ripara-amicizia.
Prendo la vaschetta con pistacchio, stracciatella e caffè e poi vado alla cassa per pagare per poi correre nuovamente alla mia auto e dirigermi a casa sua.
Fortunatamente trovo parcheggio fuori casa di Nic e quindi non c'è bisogno di parcheggiare la macchina dentro. Butto la mano nella borsa alla ricerca delle chiavi di casa di Nicolò per poter aprire il cancelletto, in modo tale da non dover bussare.
Facendo poco rumore arrivo alla porta di casa. Decido di non aprire la porta con le chiavi, ma di bussare.
Dopo pochi secondi la porta davanti a me si spalanca e osservo la figura del mio migliore amico «Ginevra» gli sorrido porgendogli la busta «ho portato amore e gelato, posso entrare?» vedo gli occhi di Nicolò brillare e senza farselo ripetere due volte mi fa entrare in casa «piccola Ginevra» Nic mi stringe forte a lui e io non posso fare altro di ricambiare il suo abbraccio «scusami Nicolò, scusami se non ti ho detto niente, scusami se mi sono comportata da stronza» sento le sue braccia stringersi ancora più forte a me «no, stai tranquilla, non avevi tutti i torti»
Ci stacchiamo leggermente dall'abbraccio e tempo mezzo secondo che le sue labbra sono finalmente sulle mie. Finalmente ci baciamo. Finalmente ci sentiamo a casa.
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Sei sempre stato tu! || Nicolò Barella ||
RomanceLa vita va vissuta appieno, senza perdersi in piccole parti insignificanti. Lei, Ginevra, lo avrebbe sempre pensato e nessuno potrebbe mai toglierle questo suo punto di vista. Ginevra sembra un po' una bambina sognatrice, nonostante i suoi quasi ven...