Capitolo 1: in ritardo

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7 Settembre 2021

Non posso credere che sono di nuovo in ritardo, non ho parole.

Prendo la borsa da sopra al mobile e controllo velocemente che ci sia tutto quello che mi serve.

Do un leggero bacio sulla testa al mio gattino, che ormai non è più tanto "ino", e poi esco di casa.

Dovevo vedermi con Rafael al bar sotto casa sua almeno una decina di minuti fa, ma la sveglia ha deciso di non suonare neanche questa volta.

Inoltre alle nove e mezza devo andare a Bergamo perché devo portare delle cose a Matteo che ieri ha dimenticato qua e sono solo le otto e un quarto.

In tutto questo sono in macchina che mi dirigo al bar dove di solito io e il mio ragazzo facciamo colazione, ma se io arrivo in ritardo, lui di conseguenza arriva in ritardo e mi ucciderà per questo.

Parcheggio l'auto nel posto più vicino possibile al bar e poi esco chiudendo la mia Citroën con le chiavi.

Entro nel bar con un leggero fiatone e mi dirigo verso il tavolo in cui è seduto Rafael «buongiorno principessa» mi dice guardandomi male «scusami, la sveglia» poso il cellulare sul tavolo e lui mi sorride «tranquilla»

«solo, non facciamo tardi» annuisco e poi comincio ad osservare fuori dalla finestra «si devo anche andare a Bergamo» dico scuotendo la testa «Bergamo?»

«Matteo ha dimentico le chiavi del suo armadietto qui ieri» sbuffo ricordando la serata passata insieme a lui e ad altri amici «mi dispiace non poterti accompagnare» mi dice prendendomi la mano «no, sta tranquillo, aspetterà per quell'armadietto» sorrido.

«chiamo qualcuno» mi dice alzando il braccio in modo che qualcuno possa venire da noi a prendere i nostri ordini.

In pochi secondi ecco che ci ritroviamo davanti a noi una ragazza di circa vent'anni che ci chiede cosa dobbiamo ordinare.

«un caffè, una spremuta di arancia e due brioche» dice osservandole il capello che ha in testa «va bene, arrivano subito» corre via lasciandoci da soli.

Sospiro osservando il cellulare.

Non ho trovato nessun messaggio da parte sua questa mattina è questa cosa mi destabilizza, forse perché lui è sempre nei miei pensieri.

Mi sa che dovrò scrivergli io altrimenti credo che mi verrà un attacco di panico oggi e non voglio mi venga in auto.

«mi dispiace averti lasciata da sola ieri» si, insomma, lasciarmi a casa da sola dopo aver fatto sesso non è stata una grande idea, almeno se ne è reso conto «Theo aveva bisogno di me» annuisco.

«tranquillo, anche io sarei scappata via per Nicolò» continuo ad osservare fuori dalla finestra «si, a proposito di Nicolò» comincia a dire, ma viene poi fermato dalla stessa cameriera di prima grazie alle nostre ordinazioni «grazie» diciamo all'unisono io e Rafael.

«A proposito di Nicolò?» domando mordendo la mia brioche «ieri è entrato in camera mentre eravamo in un momento abbastanza intimo» sento le mie guance andare a fuoco.

Si effettivamente dedicarci del tempo mentre avevamo ospiti a casa non è stata una bellissima idea, ma a nostra discolpa posso dire che eravamo sette di noi e almeno sei su sette erano ubriachi.

«ora non riuscirò più a guardalo in faccia» dico spalancando gli occhi e lui mi sorride «come mai ci tieni alla sua amicizia?» mi domanda mentre beve un sorso del suo caffè.

Io e Rafael ci consociamo da più di un anno poiché feci un viaggio in Francia e in questa gita prevedeva andare a Lilla dove ho incontrato lui.

Siamo stati amici per molto tempo, ma solo da quattro mesi stiamo assieme eppure non gli ho mai parlato del vero rapporto che ho con Nic, questo perché lo ritengo nostro (più Matteo ovviamente).

Sono stata io a convincere Rafael a venire qui a Milano e non pensavo ci sarebbe davvero venuto, se devo essere onesta.

«ci consociamo da quando eravamo bambini, insomma gli voglio un bene dell'anima» dico osservando la mia borsa in cui dentro è posto il diario che mi regalò tanti anni fa.

Sorrido toccando leggermente la borsa con la mano destra «solo questo? Non c'è altro?» quasi sputo la mia premuta mentre dice queste parole «no Rafael, non potrebbe mai esserci nulla tra noi» dico con tono arrabbiato e offeso «e ti vorrei ricordare che io sono felice con te, perché mai dovrei tradirti?» dico alzando le mani al cielo.

«vi vedevo così uniti» dice alzandosi «Ginevra è normale avere dei dubbi quando vedi la tua fidanzata morire se non arriva in suo messaggio o se
ti risponde dopo quattro ore» Rafael prende le sue cose «scusami?» chiedo facendo un ultimo morso alla brioche.

«può capitare» mi dice andando alla cassa per pagare la nostra colazione, così mi infilo in mezzo e pago io per entrambi «si, può capitare se non ti fidi di me»

Esco dal bar e mi dirigo verso la mia auto posando la borsa sul sedile.

Sono solo le otto e quaranta, credo di riuscire ad arrivare per le nove e mezza a Bergamo.

Sono ugualmente quasi cinquanta minuti di aiuto.

Collego il mio cellulare al Bluetooth della macchina e poi faccio partire la chiamata.

Sospiro quando finalmente decide di rispondermi dopo tre squilli «mi spieghi perché non mi hai scritta?» domando mettendo in moto e cominciando ad uscire dal parcheggio «primo perché stavo dormendo, secondo sei in macchina, non dovresti parlare al cellulare»

Sospiro mentre un leggero sorriso si posa sulle mie labbra «sono con il Bluetooth e so che non cambia nulla, ma sono concentrata» dico mentre sorrido e con gli occhi puntati sull'asfalto «non sei agli allenamenti?» gli domando al "stavo dormendo"

«si, certo, ci sto andando ora, sono in ritardo» sono certa stia controllando l'orologio mentre lo dice «capisco»

«tu invece? Bar con Rafael?» mi chiede mentre svolto una curva «si certo, finita con una litigata» sbuffo «sto andando a Bergamo da Matteo»

Lo sento sospirare «salutami quel coglione» annuisco anche se sono consapevole del fatto che lui non possa vedermi «cosa è successo?» mi domanda.

Io sospiro e poi taglio corto «è meglio se poi ne riparliamo, ora non mi va e sono già in ritardo, anzi siamo» lo sento fare una piccola risata «ti va di vederci questo pomeriggio, sul tardi, a casa?» mi domanda.

«si, dimmi tu a che ora, cerco di raggiungerti» non so quanto tempo potrei passare a Bergamo, magari mi vedo con Alessandra, non so.

«certo» sorrido «io ti lascio che sono arrivato al centro sportivo» annuisco nuovamente «si, va bene» mi correggo.

Ci salutiamo e poi interrompiamo la chiamata.

Si, come no, tra me e Nic non ci sarà mai nulla, come può Rafael solo pensarlo.

Sei sempre stato tu! || Nicolò Barella || Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora