21 Settembre 2021
Delle volte credo che gli essere umani abbiano bisogno di una spinta par non far sfuggire determinate occasioni.
Tutti, almeno una volta, ci siamo fermati davanti un dirupo senza andare avanti, senza riuscire ad oltrepassarlo.
Io da quel dirupo ho cercato di correre letteralmente via, ma poi ho affrontato la realtà e ho cercato in tutti i modi di poterlo superare.
Da quello ne ho imparato un insegnamento, ho messo successivamente in pratica quello che ho imparato. E non ne sono mai andata così fiera.
Ora il mio dirupo è un ragazzo di ventiquattro anni che non mi parla da giorni, una stronzata in confronto a dirupo molto più grande.
Riuscirò a gestirla nel modo più sincero e buono che io possa fare, sempre che lui mi lasci parlare.
È da ieri mattina che mi sto facendo trovare fuori la sua porta di casa con tre cornetti e tre caffè, il suo macchiato.
Mi apre la porta e poi la richiude. Un po' come le ragazzine in quei film americani quando non vogliono parlare con il bad boy.
Ora non mi capacito di come io possa essere diventata il bad boy della situazione, ma evidentemente ci sono riuscita.
Non posso credere che si stia comportando come un bambino.
Però poi mi viene da pensare a quanto io ci fossi rimasta male quando non mi aveva parlato di quella ragazza. E così mi rendo conto di capirlo perfettamente. Ha ragione a comportarsi in questo modo, ma almeno io sono riuscita a passarci sopra dopo un'ora. Invece, in questo momento, stiamo gestendo una partita lunga da quasi tre giorni.
Siamo passati al livello successivo: non mi apre neanche più la porta di casa.
Maledetto, credo che lo ucciderò prima i poi.
Il mio dito preme istintivamente sul bottone del campanello, ma continua a non aprirmi. Molto probabilmente verrà Martina, con gli occhi ancora tempestati dal sonno, ad aprirmi se questo coglione non esce.
Ma questo pensiero va subito via quando sento una voce femminile dietro di me «ancora a portare la colazione?» mi domanda Martina sorridendo «che ci fai qui fuori?» domando sporgendomi leggermente dietro di lei e notando una macchina andare via «potrei aver dormito da un amico, nulla di più» alza le spalle e poi apre la porta di casa.
«dove sei stronzo?» urla Martina correndo su per le scale. Io non la seguo, ma porto la colazione nella cucina, magari aspettando i due fratelli scendere.
Ma un urlo blocca completamente la lista di pensieri che si stavano creando nella mia testa.
Mi alzo subito dalla sedia in cui pochi attimi fa mi ero appoggiata e corro alla fine delle scale «hai trovato Nicolò morto?» le domando aggrappandomi alla ringhiera. Lei, in risposta, mi scuote la testa in segno di negazione ed io allora incrocio le sopracciglia, aspettando una sua risposta.
Lei apre la bocca, ma a parlare è una voce maschile «io non morirò mai» compare Nicolò dalle scale.
È a petto nudo, o meglio, è in mutande e il suo sguardo è ammonitorio su di noi, come se volesse bruciarci all'istante «tu urli perché lo hai visto in mutande?» domando alla mia amica e lei scuote la testa «no macché, è la meno peggio»
I miei occhi vagano dal ragazzo sulla rampa delle scale alla mia amica in mezzo alle scale.
Poi un rumore da sopra ci fa distrarre e tutti e tre spostiamo lo sguardo vero il piano superiore.
Nicolò fa una leggera risata isterica «è per questo che ho urlato» sospira la castana non molto lontana da me «nascondi topi?» salgo leggermente dei gradini, ma poi la mia amica mi ferma «non salire, evita di guardare» chiudo gli occhi.
«Troia» sento una voce femminile che però non appartiene a Martina che si trovo al mio fianco, ma bensì ad una ragazza al piano superiore «si, tecnicamente è un topo» sussurra la castana scoppiando a ridere.
Nicolò le lancia uno sguardo di fuoco e poi corre da noi.
«hai portato la colazione, fantastico» alza le spalle, ma io decido di proseguire la lunga scalinata che porta al piano di sopra «Nic se ne sono andate?» urla quella ragazza e così il mio volto diventa rosso dalla rabbia «Nic?»
Corro verso il mio migliore amico e gli tirò uno schiaffo in pieno volto «Nic» sorrido «solo io ti chiamo Nic, qualche volta Martina, e nessuno lo ha mai fatto. Ora spiegami perché questa adorata ragazza ti chiama con il mio soprannome?» le nostri fronti quasi si toccano a causa della nostra vicinanza e sento Nicolò indietreggiare.
Sbuffo allontanandomi da lui e aspettando che quella ragazza decida di uscire allo scoperto «Lorena! scendi» urlo incrociando le braccia e avvicinandomi alla scala «è Laura» sorride la rossa, palesemente tinta, scendendo con un vestitino striminzito leopardato.
Sorrido guardandola dalla testa ai piedi «vestita così sembri quasi una prostituta» le indico il vestito e lei comincia a correre per le scale venendo da me «come ti permetti?» Martina la prende da dietro «senti Lorena» le mostro un caloroso sorriso «Laura» ringhia, io scuoto la testa «non mi frega nulla del tuo nome, prova solo a chiamare Nicolò con quel soprannome ed io ti scaverò la tomba»
Nicolò si avvicina a me, mettendomi le mani sui fianchi e avvicinando leggermente la sua bocca al mio orecchio, in modo che solo io possa sentirlo «queste scenate le vedo solo nei film» roteo gli occhi.
Cerco di girarmi per guardarlo male, ma le sue mani me lo impediscono, così rimango ferma «sei davvero gelosa?»
Mi strattono dalla sua presa e mi giro per guardarlo male «si, del nostro rapporto, del mio soprannome, sei la cosa più preziosa che ho Nic, non voglio che questa bolla che abbiamo venga presa da una puttana» le indico la ragazza dietro di me «scusami, da Laura» mi correggo guardando la ragazza «non fa nulla» dice la rossa con il sorriso.
Martina la lascia andare, sono certa che se non l'avesse presa mi avrebbe tirato quattro pizze in faccia. La facciano Santa questa ragazza.
«potreste essere una bella coppia» ci suggerisce ed io la guardo male «lo dico sempre anche io!» urla Martina portandosi una mano sulla testa «quello che abbiamo noi due, è finita» indica se stessa e poi il ragazzo al mio fianco «ma quello che abbiamo noi è solo sesso»
Nicolò sempre molto diretto, devo dire. Non ha peli sulla lingua questo ragazzo.
Lei sorride «si lo so, ora basta» va verso la porta di casa e poi esce senza chiudere la porta «è stato un piacere conoscervi, se vi va possiamo bere un caffè assieme, siete simpatiche» mi giro di scatto verso Martina «ma se ti abbiamo dato della puttana» diciamo contemporaneamente e lei sorride «niente in confronto a come mi hanno chiamata in passato, non me la sono presa, tranquille»
Annuisco sentendo ancora il suo sguardo su di me «per la cronica, non sono una prostituta» ci sorride nuovamente e poi chiude la porta «certo che stavi male per andare a prostitute, in effetti» dice Martina andando verso la cucina.
Nicolò si avvicina a me «bella la tua gelosia, mi piace» roteo gli occhi e poi seguo a ruota la mia amica «a me no, sul serio "Trova il mio iPhone"?» chiedo sedendomi sulla stessa sedia di prima «"Trova il mio IPhone"?» domanda Martina con un cornetto in bocca «ero a cena fuori e lui ha deciso di fare una visita» lo guardo male «con Lautaro e non me l'ha detto!» Martina comincia a fare una rossa di soffocamento «con Lautaro?!»
«minchia te li prendi tutti tu i fighi» sento le guancia andare a fuoco. Abbasso lo sguardo vero il mio caffè, ma riesco a percepire uno sguardo annoiato su di me. Quello di Nicolò.
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Sei sempre stato tu! || Nicolò Barella ||
RomansaLa vita va vissuta appieno, senza perdersi in piccole parti insignificanti. Lei, Ginevra, lo avrebbe sempre pensato e nessuno potrebbe mai toglierle questo suo punto di vista. Ginevra sembra un po' una bambina sognatrice, nonostante i suoi quasi ven...