3.

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Aeroporto JKF, New York.



Antony Stark era appena sceso dal suo lussuoso jet, era esausto ma allo stesso tempo felice di essere tornato a casa. Odiava il caldo di Los Angeles, per lui era una città fin troppo bizzarra e non la sentiva come casa sua, ma se voleva vedere Morgan, questo era tutto quello che poteva fare.

Fortunatamente la prossima festa l'avrebbe passata da lui, quindi non sarebbe stato costretto a prendere un jet per passare altre tre settimane in quella odiosa città.


«Bentornato a casa, signore.» lo salutò Happy sorridente, mentre Tony stava entrando nella sua macchina nera.

«Happy, ti sono mancato? – Novità sulla vita?» domandò il filantropo domandando al suo fidato amico quello che si era perso nelle ultime settimane. «Come va con la zia di Parker? Hai fatto segno?»

«Diciamo bene signore, Peter mi dice di comunicarle che a casa va tutto bene e che gli manca.» affermò la guardia del corpo, mentre sfrecciava fra le strade della Grande Mela.

Tony sorrise, mentre si sbottonava la giacca del costoso completo firmato Armani. Non sentiva da qualche settimana quel ragazzo, forse l'avrebbe chiamato, per vedere come stesse e se ci fossero novità nel Queens. Ma quando stava con Morgan, Tony spegneva il telefono, volendo passare ogni minimo secondo con la figlia.

Non sarebbe stato il divorzio, il cambiamento da uno stato all'altro a renderlo un padre assente.

«E Morgan e la signora Pots come stanno?» domandò Happy, non ragionando su le sue domande.

«Mh, bene, si stanno bene.» gli occhi color nocciola di Tony si incupirono mentre fissava lo sfondo del suo telefono che ritraeva lui e Morgan nella loro gita in barca sul lago "Lake Thalo". Quello sicuramente per Antony Stark, è stato uno dei gironi più felici da quando Nick Fury l'ha riportato in vita.

Happy si pentì pochi istanti dopo della sua domanda e i due affrontarono successivamente il loro ritorno a casa in silenzio.





Steve Rogers stava scendendo le scale per avviarsi con passo svelto nella sala da pranzo. Sam era intento a chiamare un fast food per ordinare un paio di hamburger, mentre Bucky si era rifugiato nel balcone, intento a parlare al telefono, probabilmente con Natasha.

Per Steve quella casa era diventata cosi vuota. Ormai abitavano solo loro tre e Tony, ma ogni tanto quest'ultimo doveva partire per andare a trovare la figlia dall'altra parte dello stato.
Un tempo quella casa era piena di vita, piena di cose e soprattutto di persone. Certo la loro vita non era mai stata rosa e fiori, c'erano stati alti e molti bassi, ma da quando Thanos aveva fatto la sua comparsa sulla Terra, sterminando quasi l'intero mondo, Steve non riusciva a sentirsi un vincitore, si sentiva incompleto.

Visione era morto. Wanda, distrutta dalla perdita si era rifugiata da qualche parte nel mondo, inviando qualche cartolina per aggiornare gli altri su le sue condizioni.

Clint aveva appeso al chiodo arco e frecce, una volta per tutte, deciso a passare ogni stante con la sua famiglia.

Bruce aveva deciso di rifugiarsi in qualche paese dell'Africa, intento a svolgere il compito che faceva prima di essere chiamato per diventare un Avengers, e prima di prendere le sue cose e andarsene aveva affermato che l'avremo dovuto chiamare solo se fosse stato altamente necessario, solo se la Terra fosse nuovamente minacciata da un nuovo Thanos, ma dopotutto Steve lo capiva, Bruce non aveva mai accettato quella vita, non si sentiva un'Avengers, e il Capitano un po' lo invidiava per aver avuto il coraggio di fare i bagagli e sparire.

Lo stesso aveva fatto Thor, voleva rimettersi in riga a sconfiggere i suoi demoni, decidendo di partire con i Guardiani della Galassia, lasciando un telefono satellitare per contattarlo per una futura emergenza.

Shadow.  // Marvel edition.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora