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Quella fu la notte più lunga per gli Avengers. I medici e le infermiere si erano rintanati oltre quella porta, non dando più le loro notizie.

Maria Hill e Phil Coulson gli raggiunsero qualche ora più tardi, chiedendo informazioni sull'accaduto e su le condizioni di Blake. Phill sembrava parecchio turbato e il suo volto era pallido cadaverico.

Kol sembrava come se si fosse rifugiato in sé stesso, non guardava nessuno, non parlava con nessuno, continuava a guardare il muro bianco, camminando avanti ed indietro, non rivolgendo il minimo sguardo a Maria o a Phill, se avesse iniziato a dire qualcosa, probabilmente non si sarebbe più fermato dall'urlare.

Tony non aveva smesso di guardare la porta nemmeno per un secondo. Sperava con tutto sé stesso di rivedere un medico, di avere sue notizie. Nella sua mente per un attimo gli sembrò di rivivere la stessa scena, otto anni fa, solo che adesso non era in Afganistan, era all'interno di un ospedale e Blake era praticamente in fin di via, questa volta per davvero.

Natasha non era mai stata una tipa religiosa, non aveva mai creduto in Dio o in Allah o in qualsiasi altra divinità mistica. Non era mai entrata in chiesa, non aveva mai pregato in vita sua. Ma in quel momento, Natasha Romanoff pregò chiunque l'ascoltasse. Pregò Dio, Allah, Maometto, Zeus, pregò chiunque potesse ascoltarla, pregandoli di salvare la vita di Blake e di non prendersela cosi presto.

Steve era fermo immobile nel suo angolo, con le braccia lungo i fianchi e con lo sguardo basso, con gli occhi rivolti verso il pavimento, fissi ad osservare una macchia di sangue, rilasciata da Blake.

Il Capitano Rogers non riusciva a togliersi dalla testa la sua voce, la sua voce cosi flebile e cosi calda, non riusciva ad eliminare dalla mente i suoi occhi, i suoi bellissimi occhi, occhi che Steve non aveva mai incontrato in quasi cent'anni di vita.

Quegli occhi che facevano si che Blake fosse cosi terribilmente riconoscibile, facendoli comprendere i suoi sentimenti. Steve si ricordò del loro primo incontro, di come attraverso di essi lui stesso non riuscì a percepire nulla se non il freddo polare artico, ma col tempo anche quel ghiacciaio si era sciolto.

Steve conobbe la Blake impedita, impacciata, quella vergognosa che cadeva ogni due per tre, dando spazio a una persona totalmente differente, una persona che aveva sofferto e che cercava di reprimere tutto.

Steve pensò intensamente al loro appuntamento, a Perem' , rendendosi conto che non avrebbe più aspettato. L'aveva già fatto abbastanza e se Blake fosse uscita viva da quella sala operatoria, lui ci sarebbe stato, in qualsiasi momento.

Diversi infermieri si avvicinarono agli Avengers, intimoriti, chiedendoli se volessero qualcosa da mangiare o da bere, ma tutti rifiutarono quasi immediatamente.

Erano appena le tre di notte quando il medico dai tratti asiatici fece il suo ingresso, oltrepassando le porte in vetro, levandosi dalla nuca la cuffietta azzurra, mostrando i ricci scuri.

«Dovrei parlare con un parente di Blake Tayler.» affermò la donna con voce secca e distaccata.

Kol e Steve furono i primi ad alzarsi, avviandosi velocemente in direzione del medico.

«Sono suo fratello.» affermò deciso il ragazzo.

Il medico annuì per poi chiedere al ragazzo di seguirla in un luogo più appartato.

«Può dillo anche qui – davanti a loro.» la fermò Kol agitato, torturandosi il palmo delle mani.

«Signore non credo..» affermò il medico balbettando.

«Qui dentro siamo tutti la sua famiglia, quindi quello che ha da dire a Kol, può dirlo anche a noi.» parlò Tony con tono rognoso e arrabbiato.

Il medico sospirò abbassando il capo, cercando di prendere coraggio. «Le condizioni della signorina Tayler erano abbastanza gravi – Molti organi interni e vitali erano lacerati e in più ha perso molto sangue. Abbiamo provato di tutto, l'abbiamo rianimata più volte..ma..»

gli occhi di Kol si inumidirono durante quelle parole. «No No No – Vi prego No.» affermò il ragazzo prendendo il medico per i polsi, continuando a pregarla di non continuare quella frase.

«Abbiamo fatto il più possibile – ci dispiace davvero per la vostra perdita.» concluse il medico con voce bassa e affranta.

Kol si lasciò sfuggire un urlo pieno di dolore, mentre si accasciava per terra, sorretto da Wanda e Sam.

Tony si voltò, vomitando tutto il suo dolore dentro un secchio, aiutato da Maria Hill.

Natasha aveva il volto pallido e come una furia si rifugiò in bagno, seguita successivamente da Bucky.

Steve guardava tutti attorno a sé, cercando di elaborare il lutto, non sapendo nemmeno lui cosa fare. Voleva reagire in tanti modi, voleva spaccare un muro, voleva prendersi a pugni, voleva oltrepassare il medico e correre verso Blake per rivederla, almeno un'ultima volta, voleva buttarsi a terra e piangere o urlare. Ma Steve si sentì come immobile, incollato al pavimento, non sapendo nemmeno lui a che voce dare ascolto.

Steve sentì la stanza girare, si sentì mancar l'aria, come se qualcosa gli comprimesse il petto, non permettendoli più di respirare. Il Capitano Rogers camminò all'indietro, fino a quando non si scontrò col muro, strisciandosi fino in basso, fino a toccare il pavimento. Non si era nemmeno accorto che le lacrime gli stavano tagliando il viso.

Phil Coulson gli si avvicinò, affiancandolo e sedendosi accanto a lui. Steve non riuscì nemmeno a guardarlo che scoppiò, piangendo tutte le sue lacrime, singhiozzando.

Il biondo si rinchiuse in sé stesso, portandosi le ginocchia al petto, mentre la schiena si alzava e si abbassava velocemente per i continui singhiozzi. Phill gli si avvicinò, stringendolo in un abbraccio, rimanendo in silenzio.

Shadow.  // Marvel edition.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora