Epilogo.

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Rio de Janeiro, Brasile.

Una settimana dopo.



Phill Coulson si stava facendo largo fra la gente mascherata e il caos. A Rio c'era un clima di festa, nel pieno del suo famoso carnevale. La gente mascherata saltellava da una parte all'altra, ballando a ritmo di musica, seguendo i maestosi carri.

Coulson rifiutò educatamente qualche invito a ballare, cercando di avviarsi verso il bar più vicino e di allontanarsi da tutto quel trambusto.

Il sole cocente del Brasile gli stava facendo venir mal di testa e la confusione non aiutava per niente.
Coulson si sedette una sedia in metallo, continuando ad osservare il carnevale dall'altra parte della strada. Ordinò un caffè e un bicchier d'acqua, per poi posare gli occhiali da sole sul tavolo in vetro. Si aggiustò il collo della camicia bianca a maniche corte, cercando di asciugarsi le mani su i bermuda azzurri. All'apparenza poteva sembrare un normale americano in viaggio a Rio.

«Solo un caffè? – E' un po' triste.» parlò una donna mentre prendeva posto su una sedia alle sue spalle. Coulson sorrise, riconoscendo immediatamente quella voce.

«Bere tequila all'ora di pranzo non mi sembra una scelta saggia.» affermò l'uomo, ringraziando successivamente il cameriere e zuccherando il suo caffè.

Blake era seduta dietro di lui, col berretto scuro abbassato e gli occhiali da sole, con lo sguardo fisso verso il Carnevale, ammiccando qualche sorriso. La ragazza si morse l'interno delle guance per poi buttare giù tutto ad un sorso il chicchetto di tequila.

«Sono venuta qui solo per sorseggiare dell'ottima tequila.» rispose la donna, mentre si appoggiava con la schiena sulla sedia, incrociando le braccia al petto.

Coulson annuì, mentre con molta delicatezza fece scivolare un fascicolo nero dalla sua sedia, portandolo verso il tavolo dietro di lui. Blake lo afferrò immediatamente, iniziando a leggerlo nascondendo la copertina dietro ad un vecchio giornale.

«C'è tutto quello che mi hai chiesto, ti ho aperto un conto in Svizzera. C'è tutto, titoli di studi, diploma, tutto quello che volevi è lì dentro. – Mi sono anche preso la briga di sceglierti un nome.» spiegò Coulson con voce pacata.

«Lilian Brown – sembra un nome cosi ordinario.» lo prese in giro Blake, leggendo il suo nuovo nome.

«Puoi sempre tornare indietro – sei ancora in tempo, lo sai.» rispose Coulson, riaffermando nuovamente le sue idee.

Blake s'irrigidì a quella affermazione, pensandoci per un breve secondo. Conosceva perfettamente quello che stava per fare e aveva valutato più e più volte i pro e i contro.

«Price mi ha fatto intuire che c'è molto altro dietro all'OMS, lui non è l'unico e io non posso più rischiare. – Conosco i vantaggi dell'essere morta Phill.» rispose la donna con voce dura.

«Ma ci sono anche degli svantaggi.» rispose l'uomo, cercando di far capire a Blake quello che stava per perdere.

Blake annuì, consapevole delle sue azioni, mentre abbassava il capo, incominciando a giocare con una ciocca della sua parrucca bionda.

Coulson sospirò, non sapendo se Blake fosse ancora alle sue spalle o meno, ma decise di continuare a parlare, sperando che lei ci fosse ancora.

«Infondo al fascicolo ti ho scritto il mio numero, per qualsiasi cosa.» dichiarò la spia.

«E' un salva vita?» domandò Blake ironica.
Quell'incontro gli ricordava tanto quello avvenuto a casa di Stark, otto anni prima.

«Non posso prometterti che ti risponderò sempre, ma la mia segreteria è una gran ascoltatrice. – Se mai un giorno avrai bisogno di qualcosa, non esitare.» Coulson sorrise amaro, incominciando a giocare con un tovagliolo.

Blake annuì, rimanendo quasi sorpresa da quel gesto, in maniera positiva. «Non posso prometterti che ti risponderò sempre o che questo sarà il mio numero definitivo – ma se avrai bisogno d'aiuto, sai sempre dove trovarmi.» affermò successivamente la donna, passando a Coulson un tovagliolo con su scritto un numero di telefono.

Coulson sorrise mentre ripiegava delicatamente il tovagliolo per poi infilarselo nel portafoglio. «C'è dell'altro?» domandò successivamente.

«Loro - hanno ricevuto la cassetta?» domandò successivamente Blake, e l'agente Coulson riuscì a intravedere nel tono un pizzico di malinconia mescolata al dolore.

Quattro giorni dopo la sua morte, Blake Tayler aveva fatto recapitare a Phill Coulson una videocassetta d'addio - il suo testamento - per gli Avengers e Kol. L'agente Coulson non aveva fatto domande, avevo svolto il suo compito e basta. Senza esitazione, gli lo doveva.

«Si.» rispose diretto l'uomo.

Blake annuì mentre con i denti si mordeva nervosamente il labbro inferiore. Tutto era esattamente difficile per lei, non voleva lasciare nuovamente suo fratello, i suoi amici e la persona che amava - ma doveva farlo, doveva proteggerli.

«Deduco che questo sia un addio.» affermò l'uomo abbassando il capo.

«Prenditi cura di te, Phill.» affermò Blake mentre si aggiustava il berretto per poi alzarsi e andarsene.

Coulson si voltò, notando che il tavolino dietro di lui completamente vuoto. Se non fosse stato per il bicchierino vuoto e la banconota da due dollari posata su di esso, sembrava come se da lì non fosse passato più nessuno, come se Coulson in tutto quel tempo avesse solo parlato con un fantasma.

Gli occhi scuri dell'uomo navigarono da destra a sinistra, scontrandosi solo con maschere e bordello. Non incontrando nessuno che nemmeno vagamente potesse assomigliarle.

«Abbi cura di te, Blake.» mormorò Phill affranto per poi prendere dal suo portafoglio una banconota da cinque dollari, lasciandola sul bancone, non preoccupandosi nemmeno di riavere il resto. Si alzò e se ne andò dalla parte opposta.

Shadow.  // Marvel edition.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora