Capitolo 7 - Tributi (Parte 4)

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Il Tributo sulla ventina, sedicente intenditore di night club, senza alcun motivo apparente si tolse la maglietta, donando libertà agli addominali scolpiti. Ammiccò verso il suo stesso petto depilato, solcato da disegni d'inchiostro che arrivavano fino ai polsi; poi, con quello che nella sua mente doveva apparire come un gesto involontario, tirò in giù i jeans per scoprire il basso ventre quanto più possibile senza sfociare nel vietato ai minori.

«Qui dentro fa davvero caldo!» esclamò con voce volutamente alta e tono sornione.

L'aspirante MasterChef abboccò all'amo e smise all'istante di lamentarsi della produzione. Appena puntò gli occhi su di lui, iniziò a sbavare come un San Bernardo.
Lo seguì con lo sguardo dirigersi verso un divanetto della piccola area relax ed ebbe un principio di infarto quando vide il bottone dei jeans aprirsi da solo mentre il ventenne si sedeva a gambe larghe, con le braccia tatuate stese sullo schienale.

La cuoca si riprese con un sussulto e si asciugò con la manica il filo di bava che le pendeva dalle labbra.
Aggiustò il reggiseno push-up, armeggiando con le spalline per sollevarlo il più possibile e tentare di aumentare la taglia della sua naturale seconda scarsa. Tirò su i leggings fino a infilarli tra le natiche ed evidenziare il cameltoe.
Si ravviò la lunga chioma castana, sistemando alla bell'e meglio la frangia che si era spettinata mentre cucinava, poi si diresse ancheggiando verso di lui.

«Ciao! Anche tu sei un aspirante chef?» lo apostrofò con voce sensuale, fermandosi in una posa da fotomodella con una mano sul fianco.

Lui si passò le dita tra i capelli scuri, sforzandosi di tendere il più possibile il bicipite. Le scoccò un sorriso ammaliante, «Ehi, bimba, sono Axel, studente pluri-fuoricorso di architettura e modello a tempo perso.»
La osservò dalla testa ai piedi con gli occhi verdi socchiusi, per poi alzare nuovamente lo sguardo e fermarsi sul suo decolté. Sollevò un sopracciglio con un sorrisetto, ignaro che ciò che stava guardando fosse per il novanta percento imbottitura. «Sono il nuovo tronista. Tu devi essere una delle corteggiatrici, bimba.»

Lei arrossì, imbambolata a fissargli gli addominali. Le narici invase dell'inebriante profumo che lo circondava come un'aura, l'inconfondibile, quanto letale, "Eau de Badboy": base di menta e tabacco con note di muschio, sandalo e feromoni di toro da monta in calore.

Più stordita di una falena al cospetto di una lampadina a incandescenza, iniziò a farfugliare parole disconnesse e ad annuire con il capo, senza nemmeno capire ciò che lui stava dicendo: «Oh, sì, io adoro i manzi... volevo dire... la tagliata di manzo...»

Axel si passò lento la mano sul fianco, accarezzando ogni muscolo. Arrivato alla vita dei pantaloni, ci infilò dentro un dito e lo fece scorrere fino al retro dei jeans. Sollevò leggermente i glutei marmorei dal divano mentre l'intero arto si faceva strada sotto la stoffa. Il suo volto per un attimo si contrasse in una smorfia, poi sospirò e portò di nuovo fuori la mano, stretta su un piccolo involucro sferico di pellicola trasparente.

Lei lo fissò confusa.

Il giovane le fece l'occhiolino, «Sono un esperto di ocCULtamento!» calcò volutamente la voce sulle tre lettere, poi rise della sua stessa squallida battuta. «Gli organizzatori non scopriranno mai la mia scorta segreta.»

I neuroni della cuoca si risvegliarono dal coma e, appena capì cosa potesse contenere quel cartoccio, ma soprattutto da dove provenisse, fece un passo indietro con una smorfia di disgusto. I suoi occhi, però, incrociarono gli addominali bassi di Axel e li percorsero fino al bottone aperto dei jeans: un dentino alla volta, anche la zip si stava abbassando. Il suo cervello andò di nuovo in tilt e dimenticò all'istante perché stesse indietreggiando.

Il giovane scartò con cura l'involto e prese ad armeggiare con il contenuto e altri oggetti tirati fuori dalle tasche, tra cui una busta del più economico tabacco trinciato in commercio.
Lei però non riuscì a distinguere nulla di ciò che lui stava facendo. Il suo sguardo rimbalzava come la pallina di un flipper tra i muscoli, i tatuaggi e gli occhi verdi di lui, mentre la vista periferica era pressoché scomparsa e ciò che non era il ragazzo le appariva sfocato e indistinto.
Ebbe l'ennesimo mezzo infarto quando, dopo un paio di minuti, Axel passò in modo ambiguamente sensuale la lingua sulla cartina della sigaretta artigianale, guardandola negli occhi, e dopo averla sigillata con cura la infilò in bocca.

At the Hunger Games (Parodia) - La ragazza dagli occhi di ghiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora