Capitolo 18 - Festeggiamenti (Parte 1)

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Due figure mascherate, avvolte in dei mantelli, camminavano nell'oscurità dei vicoli del quartiere più malfamato di Capitol City. Solo un lampioncino intermittente rischiarava quella viuzza stretta tra due edifici dall'intonaco scrostato. Il pesante odore di fogna si mescolava a quello emanato da alcuni sacchi di rifiuti abbandonati accanto a una bicicletta senza il sellino.

I due individui si fermarono dinanzi a un portoncino in legno.
Il più basso controllò il numero scolorito sulla targhetta che penzolava sull'anta: tredici.
Bussò una volta, poi a distanza di un secondo bussò altre tre volte.

Poco dopo si aprì una piccola feritoia ad altezza occhi, «Parola d'ordine?» sibilò una sinistra voce dall'interno.

«Troppo ghiaccio annacqua!»

La feritoia si richiuse e si sentì un clangore di chiavistelli e lucchetti.
Alcuni istanti dopo, la porta si aprì, illuminando i due forestieri. 

Ad accoglierli c'era un individuo incappucciato, avvolto in una lunga mantella rosso scuro e con un'inquietante maschera dorata a celargli il volto. «Entrate, svelti!» sibilò.
Prima di richiudere la porta alle spalle degli ospiti diede una furtiva occhiata al vicolo; la serrò poi con rapidità, accertandosi di bloccarla con due giri di chiave e diversi catenacci.
«Non vi hanno seguiti, vero? Diamine, se la Suprema Presidentessa Giuls scopre che siamo qui, e soprattutto che Tom non è l'unico sopravvissuto, sono cazzi! Questi Hunger Games l'hanno stressata fin troppo, per poco non entrava lei nell'Arena e massacrava tutti i Tributi a tastierate sui denti!»
Scosse il capo, «Noi dell'organizzazione abbiamo fatto una colletta per mandarla una settimana in una SPA di lusso, sennò finiva che avrebbe usato le nostre teste come mocio per scrostare il sangue dal pavimento della Cornucopia.»
Abbassò il cappuccio e tolse la maschera, poi scrutò confuso i due nuovi arrivati, «Ma come vi siete vestiti?»

Quello basso, con un costume da Batman, si sfilò dal capo il cappuccio nero. I ricci castani le ricaddero sulle spalle e scosse un paio di volte la testa per ravviarli.
«Stratega Paolo, ci siamo vestiti in maschera, come era scritto nell'invito» disse la ragazza con tono stranito.

Il toscano le scoppiò a ridere in faccia.
Eve, infastidita, passò rapidamente gli occhi tra lui e gli altri due individui presenti in quella piccola tavernetta. Entrambi indossavano delle lunghe mantelle nere fino ai piedi, e maschere veneziane bianche a celare la loro identità.

Mugugnò contrariata, «Nel post scriptum era specificato di non dimenticare i mantelli, ecco perché ho scelto il costume da Batman!» si giustificò, ma quello non servì a placare le risate sguaiate dell'uomo.

Anche gli altri due tolsero le maschere, rivelando la propria identità.
Nhora scoppiò a ridere, mentre il Marine rimase impassibile a fissare la ragazza con il suo solito sguardo fermo, che però lasciava trapelare un'ombra di risentimento.

«Brava, Eve! Eccheccazzo!» irruppe il giovane che la accompagnava, «Te l'avevo detto che intendevano dei costumi più raffinati, alla "Eyes wide shut".»

«Alla cosa?» ribatté lei.

«Il film: "Eyes wide-"» Ray sospirò, «Lascia stare, tanto di sicuro quello non te lo faccio guardare!»
La fissò con sdegno.
«Ma cazzo, potevi chiedere qualche spiegazione in più!»
Si strappò via dalla faccia la mascherina nera che aveva davanti agli occhi e la gettò a terra con disprezzo. «Idiota io che mi sono lasciato convincere a mettere questo stupido costume!»
Sbuffò, incrociando le braccia davanti al petto, strizzato in un'aderentissima maglietta rossa.

Eve ridacchiò, «Dai, Ray, non fare l'offeso. Poi questo costumino da Robin ti dona moltissimo! Quegli stivaletti da Peter Pan mettono perfettamente in risalto i tuoi polpacci, per non parlare di quei mutandoni verdi in Spandex!» Lo indicò, scoppiando a ridere.

At the Hunger Games (Parodia) - La ragazza dagli occhi di ghiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora