Capitolo 13 - Festino alla Cornucopia (Parte 2)

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In quel singolo istante il tempo parve congelarsi.
La ragazza fissava sconvolta la lama a pochi centimetri dal suo viso, mentre il cuore batteva frenetico in gola. Non aveva scampo.

Non poteva finire così, aveva fatto una promessa.

Con uno scatto disperato riuscì a colpire con il pugno destro il punto in cui la freccia era penetrata nel polpaccio dell'avversaria.
La gamba cedette e la mondadoriana cadde in avanti.

La giovane rotolò via, trascinandosi dietro la catena. La lancia in beskar sfilò a un soffio da lei, incontrando i suoi capelli ricci, e si infranse con uno schiocco acuto su una grossa pietra nascosta in mezzo all'erba. 

Bo-Katan si immobilizzò per alcuni secondi, fissa a guardare l'arma: la punta si era spezzata di netto.
Eruppe in un grido d'odio e brandì in aria l'asta mutilata, «Che tu sia maledetta, Capitol! Tu e il tuo scadente metallo cinese d'imitazione!» ruggì contro la luna.

La ragazza approfittò di quel momento per scagliarle contro il capo destro della catena. La lama le si conficcò sotto lo sterno.

La mandaloriana emise un acuto urlo di dolore. Mollò la lancia e barcollò all'indietro, ma ebbe l'istinto di afferrare l'arpione che spuntava dal proprio petto, stringendolo tra le mani quasi a volercisi sorreggere.

Un sorriso sadico increspò le labbra della giovane. Tirò con un violento strattone la catena, che l'avversaria non riuscì a trattenere.
La lama tornò indietro, squarciando il torace in cui era immersa e trascinandosi dietro uno schizzo di sangue e alcune falangi, tranciate di netto dalle mani della guerriera, che cadde in ginocchio con lo sguardo vacuo e una smorfia scolpita sul viso. Non aveva nemmeno la forza di urlare.

Appena recuperata l'arma con un gesto fluido, riportandola a essere avvolta in morbide spire sul suo avambraccio destro, la ragazza corse verso l'altra e le strinse la mano sinistra sulla gola, piantandole le unghie nella carne con tutta la forza che la ferita le consentiva.
Le dita superstiti della donna si strinsero sul suo polso, ma non servì a nulla.

Si specchiò negli occhi agonizzanti della mandaloriana e abbozzò un sorriso, «È stato un vero onore, Bo-Katan Kryze» sussurrò con reverenza, mentre le piantava la lama nel petto.

Rimase immobile, ad ammirare le pupille della guerriera spegnersi lentamente.

Sospirò, godendo di quel momento e dell'adrenalina che le scorreva nelle vene. Quella donna era stata la migliore avversaria contro cui si fosse scontrata.
Non si era mai sentita così a un passo dalla morte.
Il cuore batteva frenetico, a ritmo con i rapidi respiri che prendeva dalla bocca spalancata.
La mente svuotata, non c'era più nessun pensiero a tormentarla.
Lasciò che quella sublime sensazione appagasse i suoi sensi.

Il colpo di cannone la scosse.

Scrutò attentamente nella semioscurità, mentre tentava di regolarizzare il respiro e rallentare la folle corsa del suo muscolo cardiaco.
Era sola, nessun Tributo nei paraggi.

Braccio e gamba emettevano delle lancinanti fitte di dolore e grondavano sangue.
Raccolse da terra la lancia rotta e la usò come bastone per sorreggersi mentre, zoppicando, raggiungeva il suo zaino Decathlon. Ne estrasse il cartone di Tavernello. Strappò via il tappo con i denti e versò il liquido sulle ferite per lavarle, nella speranza che quel poco di alcol che conteneva potesse disinfettarle.
Imprecò per il bruciore, quel vino non era buono nemmeno per farci il risotto.

Con una smorfia di dolore caricò sulla spalla sana lo zainetto e raggiunse il tavolo, su cui c'erano ancora diversi doni, e iniziò ad aprire quelli dei tributi deceduti.

In quello di Pappafava c'erano un paio di mutande pulite, gentilmente spedite dalla madre.
Si lasciò scappare una risatina. Qualche ora prima avrebbero fatto molto comodo a quel cagasotto, ma ormai erano completamente inutili.

At the Hunger Games (Parodia) - La ragazza dagli occhi di ghiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora