Capitolo 15 - Vivere o morire? (Parte 2)

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Fletté le ginocchia e scattò verso i tre Tributi.
Quelli non ebbero nemmeno il tempo di capire cosa stesse succedendo.

Scagliò l'estremità sinistra della catena contro il Black Bloc, il peso di metallo lo colpì al petto. Un rumore sordo di costole spezzate riecheggiò nell'aria e il tizio cadde all'indietro, sbattendo contro una cassa. Il casco in corteccia attutì il colpo, ma si spaccò in due, rivelando il suo volto contratto in un'espressione di dolore.

La ragazza ritirò la catena e sferrò verso gli altri un fendente orizzontale con la lama fissata al capo destro.

Il no-TAV tentò di ripararsi col braccio. Venne colpito al polso, con un taglio profondo fino all'osso che iniziò a sanguinare.
Emise un grido gutturale, reggendosi l'avambraccio con la mano sana, mentre il fluido scarlatto gocciolava dal gomito tingendo l'erba ai suoi piedi.

Lei lo raggiunse, recuperò la lama e gliela piantò in profondità sopra la clavicola. Gli avvolse attorno alla gola quello stesso capo metallico e lo tirò con violenza, sferrandogli in contemporanea un calcio nello stomaco.
L'uomo si accasciò a terra con il collo piegato in un'innaturale posa.

La giovane si voltò giusto in tempo per afferrare il polso dell'Hooligan, che stava cercando di colpirla con un affondo del coltello a serramanico.
Gli torse il braccio, spostandosi alle sue spalle con una mossa fulminea, e gli bloccò l'arto dietro la schiena. Prima che potesse reagire, gli strappò di mano il pugnale e glielo conficcò tra l'orecchio e l'attaccatura della mandibola.
Quello nemmeno ebbe il tempo di urlare, il suo corpo si immobilizzò e crollò a terra.

Il Black Bloc intanto si era rimesso in piedi. Barcollando con aria sofferente, impugnò un'ascia e andò verso l'avversaria, che fece ruotare per un instante il capo sinistro della catena, per poi scagliarglielo contro. Lo centrò al cranio con uno schiocco di ossa frantumate.
L'uomo fece ancora un passo per inerzia, poi cadde a un metro da lei, addosso al compagno.

Tre colpi di cannone riecheggiarono nell'Arena.

La ragazza con uno strattone ritirò a sé l'estremità sinistra dell'arma, che si trascinò dietro un fiotto di sangue e materia cerebrale, schizzandole il viso, ormai divenuto una maschera scarlatta.

Prese un profondo respiro, godendo dei polmoni che si colmavano di profumo di morte.

Sentì un sibilo alle proprie spalle e una freccia le sfiorò il braccio, squarciando la manica e provocandole un graffio superficiale che prese subito a sanguinare.

Fece una smorfia e si girò di scatto.

Sul prato, a una decina di metri dietro di lei, c'era solo Lily, con ancora l'arco sollevato davanti al viso.

La maga, paonazza, abbassò l'arma e iniziò a urlare con voce isterica: «Stupidi idioti! Eravate tre contro una, non era così difficile, porco-ippogrifo! Avevate promesso che l'avreste uccisa, branco di incapaci!»

La ragazza le lanciò un'occhiata di odio.
Quindi si trattava una trappola organizzata da quella maga.
Non avrebbe mai pensato che quella ragazzetta dagli occhi verdi e con la faccia angelica, sempre intenta a parlare di bacchette magiche, farfalle e del suo fidanzatino Severus Piton, avrebbe potuto rivelarsi una tale stronza.

«È tutta opera tua, eh, maghetta?» proferì con voce piatta. «Volevi farmi ammazzare da questi coglioni perché sai che ti avrei fatta fuori, eh?»
Lily le scoccò contro un'altra freccia, ma la schivò ruotando appena il busto, senza scomporsi né distogliere gli occhi colmi di gelida follia da lei.
«Era questo il tuo stupido piano? È questo il massimo che sei riuscita ad architettare per tentare di uccidermi?» Il suo tono aumentava sempre più di volume. La bocca si increspò in un ghigno sadico, «Questi tre attaccabrighe incapaci sono il meglio che hai trovato?» Le scoccò un'occhiata di biasimo e scoppiò in una spaventosa risata.

At the Hunger Games (Parodia) - La ragazza dagli occhi di ghiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora