Capitolo 10 - Inizio dei Giochi

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La ragazza sollevò la testa dal cuscino.
Senza quasi aprire gli occhi, strisciò verso il telefono che come ogni mattina stava squillando per svegliarla. Si limitò a dare un colpo alla cornetta per farla staccare dal supporto e smettere di diffondere quel rumore infernale.

Mugugnò e, controvoglia, rotolò fino al bordo del materasso, quasi ribaltandosi nel tentativo di mettersi in piedi.

Andò a passo pesante verso il bagno, mentre con uno sbadiglio si passava la mano nell'ammasso crespo e informe di capelli ricci.

Fece un mezzo sorrisetto alla vista della vasca idromassaggio e la accarezzò con la mano mentre si sedeva distratta sul gabinetto. Le sue natiche, però, non incontrarono nessun supporto e perse l'equilibro, cadendo all'indietro all'interno della tazza.
Emise un gridolino di terrore e si svegliò di colpo, agitando gambe e braccia nel tentativo di liberare il fondoschiena da quella trappola di ceramica.

A stento riuscì ad aggrappare le mani al bordo della vasca e con un gesto disperato fece forza, arrancando e scivolando.

Finalmente le punte dei piedi toccarono di nuovo il pavimento e riuscì a liberarsi.

Rimase ferma in piedi a riprendere fiato, con il cuore che batteva all'impazzata nel petto.

Quando riuscì a calmarsi, si girò verso il diabolico sanitario.
La tavoletta era alzata.
Strinse i pugni e soffocò in gola un grido di odio che premeva per uscire, l'avrebbe tenuto in serbo per il momento adatto.

Si diresse a passo pesante verso il salottino.

«RAY!» ruggì, attraversando l'arcata d'ingresso.

Il giovane sollevò la testa dal suo piatto colmo di dolci e le regalò un gran sorriso, «Buongiorno, E-»

«BUONGIORNO UN CAZZO!» gli inveì contro la ragazza, che una volta raggiunto sbatté le mani sulla tavola imbandita, «Quante volte ti ho detto che devi abbassare la dannatissima tavoletta del cesso, eh? Perché cazzo ti è così difficile riuscire a fa...

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«BUONGIORNO UN CAZZO!» gli inveì contro la ragazza, che una volta raggiunto sbatté le mani sulla tavola imbandita, «Quante volte ti ho detto che devi abbassare la dannatissima tavoletta del cesso, eh? Perché cazzo ti è così difficile riuscire a farlo?»

Ray abbozzò un innocente sorrisetto imbarazzato, «Scusa...» Buttò giù a forza il boccone di colazione che gli si era bloccato in gola, «ma non posso mica ricordarmelo sempre... Poi non è che muori se trovi la tavoletta alzata, eh!»

«Questo lo dici tu!»
Lo guardò in cagnesco, soffermandosi su una macchia di cioccolato che aveva sulle labbra, «Cosa stai mangiando?» chiese sospettosa.

«Oh, hai visto che meraviglia? Gli inservienti mi hanno svegliato quando sono venuti a portare la colazione. Poi non è che io abbia dormito molto stanotte, eh, quel divano è davvero scomodissimo, credimi. Non ho capito perché non ho potuto dormire nel letto, tanto è enorme, potevi tranquillamente lasciarmene un angolino. Non ti avrei dato fastidio, te l'ho detto, lo so che rischio la morte se oso sfiorarti, quindi puoi stare tranquilla...»

Ecco che, come al suo solito, quel maledetto logorroico iniziava a parlare senza ritegno. D'altronde c'era un motivo se la ragazza era andata a Panem da sola: per regalare qualche giorno di tregua alle sue povere orecchie.
«Ti ho chiesto cosa stai mangiando» gli sibilò a denti stretti.

At the Hunger Games (Parodia) - La ragazza dagli occhi di ghiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora