Parte 22: Assassination attempt

69 4 0
                                    

HELEN 

La notte dell'attentato ero all'ottavo mese di gravidanza, era febbraio, nel cuore dell'inverno a Khalstores si moriva di freddo e io dormivo poco e male a causa del mio stato, così fui svegliata da un rumore, non era forte, probabilmente avessi avuto il sonno pesante come quello di Jake non lo avrei sentito, però mi sentivo debole. Avevo una pancia enorme e ormai vivevo a letto. Mi seccava proprio girarmi per controllare cosa fosse quel rumore, ero diventata una pigrona. Feci in tempo a girarmi e a vedere due occhi rossi che mi fissavano ridendo mentre io sentivo il ventre lacerarsi e vidi un fiotto di sangue schizzare. Jake si svegliò di soprassalto e io, con l'ultimo sprazzo di forza mentale rimasta bloccai coi miei poteri il vampiro, era Jano, uno dei figli di Karen che, come Katherine, mi aveva odiato sin dall'inizio, Jake lo freddò e lo uccise con l'aiuto delle guardie arrivate a soccorrermi. Io persi i sensi.

Del dopo ricordo poco, Carlisle arrivò di corsa da Forks, aveva considerato l'idea di farmi partorire d'urgenza, ma per fortuna il pugnale con cui venni colpita non aveva intaccato né organi vitali né il mio bambino, forte e potente.

"Helen." - mi svegliai con Jake in piedi accanto a me che mi teneva la mano.

"Jake..."

"Il bambino sta bene?"

"Si, amore. E anche tu, se non avessi urlato... quel... Jano avrebbe ucciso te e il nostro bambino!"

"Non posso credere che Jano abbia fatto questo!"

"Ci vendicheremo!" - disse istintivamente Jake

"No! Basta guerre, basta sangue."

"Io e le guardie abbiamo dovuto ucciderlo... Si sarebbe avventato nuovamente su di te."

"Basta morte....!!!!" - urlai.

"Jake, non farla agitare!" - disse Carlisle.

"Carlisle!" - dissi allungando una mano per stringerla.

"Ciao Helen, come stai?"

"Mi sento debole. Ma già da prima." - dissi.

"Ah, è normale, mia cara. Sei stata molto coraggiosa, ora starai a letto fino al parto, non possiamo rischiare. Niente movimenti inconsulti, ogni cosa potrebbe far male al bambino!"

"Oh Carlisle, ho avuto tanta paura!"

"Anche noi ne abbiamo avuta per te... ma ora devi riposare, dobbiamo fare in modo che la ferita guarisca in fretta."

Le due settimane successive furono molto difficili per me, allestimmo una sorta di stanza di ospedale al palazzo per garantirmi privacy, eppure non smisi di lavorare.

"Sidonius? Ti prego portami il resto dei documenti!!"

"Maestà, dovre ste riposare."

"Sì, ma voglio continuare ad essere utile!"

"Sarete utile alla tribù una volta ristabilita la Vostra salute e quella del bambino!"

"Leggere dei documenti non mi ucciderà... ti prego Sidonius, non lavorerò tutto il giorno, tuttavia voglio occuparmi del mio regno!"

Sospirando Sidonius mi portò il resto dei documenti. Passavo le giornate così, ma una settimana dopo iniziai a sentire dei dolori al basso ventre e una notte iniziai a sanguinare dalle parti intime. Fu così che Carlisle – arrivato di corsa da Forks ancora una volta - scoprì che c'erano state grosse complicazioni. Non mi sentivo più su questo pianeta, mi sentivo in un limbo, quasi una specie di inferno, senza rendermi conto di nulla. Sognavo o vedevo cose reali? Non lo saprò mai probabilmente.
Vedevo sprazzi di un futuro in cui i Volturi avevano imparato ad usare il Nil'ad il, l'Animo degli Abissi e dominavano il mondo uccidendo esseri umani per berne il sangue, umani che venivano gettati in fosse comuni traboccanti di cadaveri nauseabondi.

Poi sognai Karen e Katherine che cercavano di ricongiungersi nell'Aldilà, ma Karen viveva nell'armonia e nella pace bianca, mentre a Katherine era toccata l'oscurità. Vedevo la mano di Karen spingersi al di là delle nebbie per poter afferrare la mano di Katherine ma senza poterla mai toccare, e vedevo Katherine soffrire nel mondo delle Ombre, senza mai luce né pace.

Sognai anche Jake, lo sognai sposato con Leah in qualche misterioso universo parallelo, lo vedevo felice e senza preoccupazioni, era felice nel suo ruolo di Alfa del branco di lupi, senza dover preoccuparsi di un regno che, in fondo, non gli apparteneva neppure.

Sognai Alice, Bella ed Edward nella guardia dei Volturi, soggiogati ma felici di una scelta che erano convinti di aver preso...

Sognai molte cose, e mi convinsi che molte cose erano reali... quando mi risvegliai nuovamente in ospedale ero a pezzi... svuotata e persa.

Non so cos'era accaduto, ma mi svegliai durante il mio parto... dovevo partorire all'ottavo mese, altrimenti io e il bambino saremmo morti. Siccome Jake non era stato presente per buona parte della gravidanza, non avevamo mai veramente pensato a un nome, non conoscevamo il sesso del nascituro e non ci interessava saperlo. Non avevo le forze fisiche per spingere, così dovettero necessariamente procedere col cesareo... Carlisle mi disse più tardi che più volte temette per la mia vita in quel frangente.

"Morirà!" - sentii Jake urlare.

"No!" - urlò a sua volta Carlisle.

"Perché c'è tutto questo sangue?"

"Ci sono state complicazioni Jake, sta partorendo in stato di coma!"

"Lasciami provare a salvarla!"

A un certo punto vidi la luce... il mio bambino... In quella stanza di dolore, sangue e un limbo di visioni imperscrutabili c'era quel piccolo esserino rosso sangue che mi riempì il cuore di gioia, un Figlio di Yashar, dell'Eterno. L'Universo personificato nella mia figura e in quella di Jacob lo aveva generato. Io stessa non avevo avuto il privilegio di nascere da quel rituale e quindi non avrei potuto essere sacra la metà di questo bambino. Vidi Jake piangere di gioia mentre stringeva tra le mani quell'esserino nato prematuramente. In quel momento sapevo che... se fossi morta, sarei morta in pace, sapendo che il mio bambino avrebbe avuto Jake a prendersi cura di lui. Non seppi quante ore né quanti giorni rimasi a letto lottando fra la vita e una morte che sembrava non volermi accettare. Di una cosa sola ero certa: avevo partorito una bambina. 

The Twilight Saga: The Blue LadyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora