Parte 4: Hurt

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Jacob

Mi era mancata, erano passati tre anni e mezzo e io l'amavo ancora.
Ero nascosto tra le fronde e la vedevo attraverso le finestre, sapevo che prima o poi si sarebbe accorta di me, e sapevo che Edward mi aveva sentito, ma aveva fatto finta di niente e gliene ero grato.
Dio, com'era bella... era in piedi in mezzo agli altri, i suoi boccoli ramati le cadevano fino alla schiena e i miei sensi di lupo mi permettevano di vedere i suoi bellissimi occhi verdi.
La amavo e non potevo farci niente, e probabilmente l'avrei amata per sempre.
Eppure, sapevo che era impossibile, lei aveva scelto. Non c'era più nulla da sperare.
Mi avvicinai... lei era in piedi, una mano stringeva una tazza, l'altra l'agitava nervosamente mentre parlava, probabilmente era nervosa...
Non c'era dubbio. Tre anni e mezzo dopo non era cambiato nulla.
Ero così preso dai miei pensieri che non mi ero accorto di essere tornato umano e di essere arrivato ormai alla porta. Lei era di spalle e notai che istantaneamente si irrigidì, si voltò di scatto e i suoi capelli produssero una sorta di onda morbida mentre si girava a fissarmi dritto negli occhi. La tazza le cadde e si frantumò in mille pezzi, era sconvolta e notai che le sue labbra mimarono la parola "Jake".
Restammo così a fissarci per un po', gli altri non si muovevano, finché finalmente Edward si avvicinò alla porta e la aprì:

"Jacob, ti prego, entra."

"Ciao..." biascicai

"Jake!" disse il mio nome così nervosamente che quasi ci restai male

"Helen, io..." – restai per un minuto fermo a cercare di riconnettere il cervello – "Vi chiedo scusa, ma non ce la faccio"

Fuggii nel bosco e mi trasformai, non guardai nemmeno Helen per non vedere la delusione sul suo volto. Ero un vigliacco, un idiota, cosa avrebbe pensato di me?

"Penserà che sei un coglione, Jake. E se vuoi saperlo, lo penso anche io!"

"Cristo! Leah, mi hai seguito?"

"Sì, ti ho seguito, e sapevo che saresti andato lì!" mi urlò nella testa mentre correvamo nei boschi

"Leah, per favore. Lasciami solo."

"No!"

"Vattene!"

"Hai intenzione di arrivare in Canada, Cristo!?"

"Leah, voglio solo andare via."

"Quella donna ti ha fatto del male e tu ci stai ancora male, idiota! Perché non ci dai una possibilità, solo per capire se possa funzionare!"

"Basta Leah!"

"No! Non puoi trattarmi così! Non dopo quello che c'è stato fra noi. E non venire a dirmi che per te non significa niente, perché so che non è così!"

Quelle parole mi colpirono, mi fermai di scatto e tornai umano, e lei fece altrettanto.
Ero così teso che non mi ero accorto che avevamo corso per ore ed eravamo molto, molto lontani da casa.

Eravamo fermi, in piedi, l'una di fronte all'altro, pochi metri di distanza ci separavano e attorno a noi la luna splendeva luminosa nel cielo, e fra gli alberi frusciava una leggera brezza.
La guardavo nella semi oscurità, era bellissima. Il suo corpo era muscoloso e ben scolpito. I suoi capelli neri, anche se molto corti, le contornavano il viso, e i suoi occhi neri e profondi riuscivano a penetrarmi l'anima anche nell'oscurità. Le sue labbra mi chiamavano anche da lontano, perciò non ci pensai due volte a colmare i pochi metri di distanza fra di noi e a baciarla.

Fu un bacio bruciante, di dolore. Con una mano stringevo la sua nuca, con l'altra le toccavo la schiena, forse in modo troppo spinto. La baciavo, in quel momento la volevo, prendevo sempre ciò che volevo in fondo, e in quel momento sapevo che la volevo.

Non sapevo se l'amavo, sapevo che però provavo qualcosa per lei, anche se in minima parte. E in quel momento volevo solo dimenticare Helen, dimenticare di averla vista, dimenticarla anche solo per un attimo. Così presi in braccio Leah, l'appoggiai su una roccia, lei aveva le gambe strette attorno alla mia vita, e lì, al chiaro di luna, facemmo l'amore per l'ennesima volta e no, non pensavo ad Helen.

The Twilight Saga: The Blue LadyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora