Eleven (+18)

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Il cuore del biondo ebbe davvero un infarto in quel momento. Smise di battere e riprese a farlo per un lasso di tempo che sembrò infinito.
I suoi occhi stavolta esprimevano totalmente sorpresa e stupore e... qualcos'altro.
Le sue iridi osservarono in ogni minimo dettaglio del bruno.
Era addirittura migliore di ciò che ricordava e di ciò che i suoi sogni gli facevano vedere.
Leggermente più alto, aveva messo su qualche muscolo in più,ma nulla d'esagerato. Quel completo d'ufficio gli stava divinamente e fasciava nei punti giusti.

Ma ciò che lo fece morire letteralmente dentro, furono quelle labbra bellissime, carnose e rosse stupende come sempre e quei occhi neri, che però erano pieni di paura e terrore.
Sembrava che avesse visto un fantasma e quel fantasma era lui.
Il primissimo istinto primordiale che il suo corpo ebbe, fu quello di sbatterlo al muro e farlo suo.
Non importava se fossero nel luogo del suo lavoro, non importava se li avesse visti qualcuno, al diavolo la vendetta ed al diavolo tutto.
Contavano solo loro e lui moriva dalla voglia di prendere ciò che era suo e di nessun'altro.

Fece fatica, un immensa fatica, chiuse gli occhi per un secondo, interrompendo quel contatto visivo che lo stava mandando al manicomio.
Come poteva essere così crudele il fato?
Riprese il controllo di sé, quando il suo telefono lo riportò alla realtà, visualizzando la risposta di Wat.

Era il momento di tornare sui suoi passi. Aveva delle cose da fare e, fare capire a Thale che Wat non era la persona giusta per lui, era segnata in lista.
In realtà nessuno a parte lui era adatto a Thale, ma quelli erano dettagli, che lui non doveva nemmeno azzardarsi a pensare. Lo sapeva, n'era consapevole.
Ma qualcosa dentro di lui bruciava rendendogli difficile il tutto.
Soprattutto avendolo lì vicino a pochi passi da lui.

Rispose velocemente, digitando ed inviando la risposta al messaggio. A decisione presa,  ora bisognava solo aspettare, così, alzò lo sguardo.
Thale aveva chiuso la porta dietro di lui ed ora stava in piedi non credendo a chi si ritrovava davanti.

Allora quel giorno non aveva avuto le travegole, era lui. Era Jos.
Il fatto di averlo davanti gli stava causando una crisi respiratoria e non era esagerato pensarlo o dirlo.
Si morse le labbra e vide un lampo dietro lo sguardo di Jos. Quello sguardo si fece strano ed un brivido gli percorse la schiena.
Strinse il contratto con la mancina, piegandolo un po'. Prese coraggio e parlò per primo.

<< Cosa ci fai qui.>>

Una domanda semplice a cui però, Jos,non poteva rispondere sinceramente. Non sapeva davvero che Thale lavorasse lí, era seriamente una coincidenza quella, ma il motivo per cui voleva fare causa a suo padre,non poteva davvero saperlo.
Indossò la solita maschera da gradasso e rispose,

<< Per lavorare in questo posto, serve intelligenza, se mi fai una domanda del genere mi chiedo cosa tu ci faccia qui.>>

Thale si morse il labbro inferiore con forza.
Il solito bastardo, non era cambiato per niente. Strinse il pugno libero, evitando di farlo con l'altro. Il contratto era già abbastanza stropicciato.
Il capo gli avrebbe fatto il culo altrimenti.

Non sapeva cosa dire, tutte le parole che aveva in mente non uscivano e morivano in gola. La sola presenza del biondo lo destabilizzava, il cervello non lavorava.
Nonostante tutto quel tempo, l'effetto era sempre il medesimo.
E quell'emozioni le provava solo con lui.
Era peggio di un'ossessione.

Bello da morire aveva piegato le labbra nel suo solito ghigno derisorio, ma Thale notò che non smetteva di muovere la gamba destra.
Anche lui è nervoso.
Quell'insolito tic, gliel'aveva visto fare solo una volta quando stavano insieme e  fu quando avrebbe dovuto affrontare i suoi genitori.

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