Little bird

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Gli uccellini cinguettavano con le piccole voci melodiose, cercando di conquistare senza fretta una compagna con cui nidificare, posati a piccoli gruppetti su alberi dal nome sconosciuto simili ai ciliegi in fiore, con delicati petali rosa pallido.

Robert li guardava attentamente, seduto sul muretto che dava sul cortile della scuola, agitando avanti e indietro le lunghe gambe. Recentemente Jade gli aveva fatto notare quanto assomigliasse a uno di quei piccoli passerotti innamorati, e lui era rabbrividito.

Insomma, innamorato? Sì, amava Josh e non potergli più star vicino lo faceva soffrire. Ma la sua certezza iniziava a vacillare, e nei suoi pensieri sempre più spesso c'erano gli occhi color acciaio di Andrea e il suo sorriso così raro eppure meraviglioso...

Cosa diavolo gli aveva fatto? Doveva essere una magia, non c'era altra soluzione. Altrimenti perché si ritrovava a pensarlo perfino durante le lezioni, mentre quando stava con Josh non era così concentrato su di lui?

Ma anche se ne era realmente innamorato, la possibilità che il timido moretto lo ricambiasse era davvero minima, visto che evitava di parlargli da quasi un mese dopo 'quello'. E, dannazione, avrebbe voluto rifarlo ancora e ancora però, non conoscendo i sentimenti di Andrea, non lo avrebbe mai costretto, non era quel genere di ragazzo.

In quel momento un passerotto volò giù dall'albero e gli si posò sulla spalla, cinguettando a mo' di saluto e poi riprendendo a cantare, sempre aggrappato alla sua spalla. Robert lo fissò meravigliato: era una piccola pallina marrone implume, un maschio giovanissimo, eppure aveva una voce potente come quella degli adulti e un coraggio non indifferente, visto dov'era andato a posarsi.

Quando il minuscolo volatile spiccò nuovamente il volo il ragazzo aveva già preso una decisione, ispirato dal dolcissimo pennuto. Così si diresse in biblioteca e decise di affrontare il suo acerrimo... nemico (ed era sicuro che per egli fosse lo stesso).

- Ehi, tu - iniziò, venendo immediatamente fulminato da un'occhiata assassina di Brad. Capì di aver fatto un passo falso e ci riprovò.

- Scusa, volevo dire... Brad... - disse stavolta, e il giovane bibliotecario si addolcì di poco.

- Che vuoi? - chiese, sbuffando e sistemandosi gli occhiali sul naso con la punta dell'indice.

- Avrei bisogno di un... un libro, sull'a... am... - farfugliò Rob, ricevendo in cambio uno sguardo esasperato, seguito da un'occhiatina ironica.

- Sai, per quello che ne so io, in questi casi non ti serve nessunissimo libro, e comunque sprecheresti tempo e basta. Va' da chi ami, guarda i suoi occhi, perditi in essi, e dillo. Non sta aspettando altro - e fece un gesto eloquente con la mano. Oh Brad, che sorpresa! Da quando fai il consulente matrimoniale?, si beffò di lui la coscienza, e il giovane bibliotecario promise a se stesso che era l'ultima volta che s'impicciava di affari - amorosi - altrui.

Rob annuì e lo ringraziò rapidamente, tornando fuori. E ora? Cosa aveva detto quell'antipatico quattrocchi fidanzato con il suo amico Max? 'Dillo'. Ma come faceva?

'Ciao, Andrea, è un po' che non parliamo, eh? Sai, volevo dirti che mi piaci...' sì, certo, e lui avrebbe subito frainteso: mi piaci come scopamico. Inorridì a quel termine, di solito si risparmiava le volgarità.
'Andrea, hai degli occhi stupendi' e con ciò? Glielo dicevano tutti e non sottintendeva nulla di particolare.
'Andrea, ti amo' e se non fosse stato amore? E se si fossero lasciati, com'era finita con Josh? Non si sarebbe mai e poi mai perdonato di ferire Andrea, non se lo meritava.

Alla fine la vocina insolente di Jade gli ordinò di smettere di farsi paranoie e di agire, e Rob non poté che ascoltarla, andando a cercare Andrea.

Lo trovò che leggeva appoggiato al tronco dell'albero dove cinguettavano i passerotti, levando di tanto in tanto il capo ad osservare i rami più alti. Era così bello e dolce, e semplicemente perfetto...

- Andrea... - lo chiamò piano, e il ragazzino al suono della sua voce sussultò.

- Robert... - mormorò con il consueto flebile tono, alzando il capo per osservare da sotto i capelli scuri il suo 'principe azzurro' che s'era chinato su di lui.

- Io... devo parlarti - disse il castano, sforzandosi di non tremare da capo a piedi.

Lo sapevo... adesso dirà che è stato uno sbaglio, un errore, che non doveva accadere, che noi non siamo né saremo amici o altro, o peggio, che è stato per divertimento. Ma va bene, lo accetto. Lo accetto, e ne custodirò preziosamente il ricordo.

- Io... - iniziò Robert, subito interrotto da Andrea.

- Non c'è bisogno che lo dici... lo so, va bene così. Se non ti senti pronto a intraprendere una relazione o non desideri più essere mio... amico, lo capisco, davvero. Non c'è problema - mormorò quasi stancamente, sforzandosi d'aver un tono pacato e non sull'orlo delle lacrime, com'era in quel momento.

Finito il cinema, Andrea. A volte il principe azzurro preferisce le principesse vere, soprattutto le preferisce a te.

Robert lo guardò sconcertato. Di cosa diavolo stava parlando?

- Andrea...? Cosa stai dicendo? Io volevo dirti che... - e si bloccò, non riuscendo a buttar fuori quelle dannate parole.

Il moro sgranò gli occhi grigio acciaio per una frazione di secondo. Se non era quello che stava per dirgli allora...? Poteva forse sperare...?

- Che... mi sono innamorato di te - disse finalmente Robert, e il suo cuore si fermò nell'attesa che Andrea lo facesse riprendere a vivere o glielo distruggesse.

Il più piccolo arrossì violentemente, sentendo il respiro mozzarsi e scomparire nei meandri più oscuri del proprio corpo, e il castano non poté non pensare che così, con la bocca socchiusa, le gote arrossate e gli occhi spalancati, era proprio qualcosa di meraviglioso.

Cosa...?

- Davvero? - chiese tremante, sentendosi di nuovo sull'orlo del pianto, sì ma di gioia.

- Davvero - annuì Robert, e gli accarezzò il labbro inferiore col pollice. Andrea schiuse ulteriormente le labbra, come un bocciolo di rosa a primavera.

Ma invece di lasciare che fosse il castano a prendere l'iniziativa, si alzò in punta di piedi e lo baciò timidamente sulla bocca, aggrovigliando la lingua alla sua quando la invitò ad una danza galante e nell'insieme tumultuosa.

Ti amo. Ti amo, ti amo... tantissimo.

Poco dopo sedevano uno appoggiato al tronco dell'albero e l'altro sulle sue gambe, con la testa poggiata sulla sua spalla. Il libro faceva da placido spettatore, decorato da petali caduti. Un altro petalo planò dalla cima dell'albero e si posò fra i capelli di Andrea, mentre Robert subito provvedeva a farlo cadere delicatamente a terra.

- Chi ti ha detto che ero qui? - domandò il più piccolo, e il castano scoppiò a ridere.

- Un uccellino - rispose, strappando un sorriso anche al timido moretto.

- Andrea... stasera resta a casa mia. Voglio fare l'amore con te - disse poi Rob, piano, e Andrea abbassò il capo, arrossendo. I capelli scuri gli coprirono gli occhi grigi.

- Okay - mormorò con voce sottile, poi cercò la sua mano e la strinse con forza, subito ricambiato.

Dall'alto dell'albero un passerotto trillò verso di loro, stringendosi alla sua giovane, nuova compagna.

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