Jade

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Il sole fece capolino attraverso le tapparelle, illuminando tenuemente la stanza. Il sonno accarezzò ancora per poco Robert, poi lo abbandonò; aveva qualcosa di piacevolmente caldo e pesante sul petto, e un braccio anchilosato a cingere una superficie morbida e piacevole al tatto.

Si accinse a socchiudere gli occhi, e ciò che vide fu più bello di qualunque altro buongiorno: Andrea dormiva pacificamente con il capo poggiato al suo petto, sul viso delicato un'espressione rilassata e vulnerabile. Lo strinse gentilmente a sé.

Sembriamo una gatta col suo cucciolo fra le zampe...

- Buongiorno, Andrea - mormorò, chinandosi a lasciargli un bacio leggerissimo fra i capelli scuri, sperando di non svegliarlo.

Buon Dio, solo ora si accorgeva di quanto lo amasse. Era così bello, con quel suo corpo fragile e sottile che si ritrovava, così dolce, non sorrideva spesso, ma quando lo faceva era solo per lui, così timido, arrossiva per ogni cosa, e così innocente... non avrebbe permesso a nessuno di fargli del male.

Il più piccolo mugugnò qualcosa, sbadigliando senza coprirsi la bocca con la mano come i cuccioli, e si stiracchiò, prima di tornare ad accoccolarsi sul petto di Rob.

- 'Ngiorno, Rob... - disse con voce sottile, aprendo lentamente gli occhi grigi e guardandolo quasi timidamente.

Robert ricambiò lo sguardo con dolcezza, poi si chinò per baciarlo e in quel momento... BAM!, la porta si aprì, e Jade entrò nella stanza allegro come sempre.

- Buongiorno, frat-... - fece per esclamare. Per qualche tempo si fissarono tutti in silenzio, raggelati. Poi Jade fece dietrofront, sgusciando nuovamente fuori e sbattendo la porta dietro di sé.

Lo sguardo di Andrea s'indurì, e la sua espressione divenne indecifrabile.

- Tranquillo, è il mio fratellino minore, Jade - lo rassicurò Rob, intuendo i suoi pensieri.

- Non avevi detto che era fuori? - chiese a quel punto il dolce moretto, e il fidanzato si strinse nelle spalle.

- Mi aveva riferito che rimaneva a dormire da amici, ma forse voleva farmi una sorpresa... - disse il castano, accarezzando pensosamente le spalle scoperte di Andrea.

- Dici che si è arrabbiato? - domandò ancora il ragazzo dagli occhi grigi, tirando un sospiro di sollievo quando Robert fece un cenno negativo.

- Nah, non ci è rimasto così male... - e gli lasciò un bacio veloce sulle labbra.

- Vado a parlargli, tu intanto fa' come fossi a casa tua - aggiunse poi, accarezzandogli una guancia. Andrea annuì.

- Jade? - lo chiamò Robert, bussando alla sua porta. Dall'interno della camera si udì un borbottio indistinto, probabile assenso.

La camera di Jade era più allegra e ordinata, come il carattere di chi la abitava. Al centro, sul tappeto, sedeva Jade, dandogli ostinatamente la schiena e celandogli il viso.

- Jade...? - lo richiamò il fratello, inginocchiandosi e poggiandogli una mano sulla spalla. Il minore voltò il viso dall'altra parte.

- Potevi anche avvisarmi... - sibilò, incrociando le braccia al petto.

- Mi dispiace... non era assolutamente mia intenzione fare le cose in segreto e soprattutto te l'avrei detto se avessi saputo che eri in casa - si scusò Rob, accarezzandogli piano un avambraccio.

- Io torno a casa e cosa vedo? Tu con... con... quello! - continuò Jade, insofferente alle moine del fratello.

Robert avrebbe tanto voluto precisare che si chiamava Andrea e non 'quello', ma decise di evitare certe puntigliosità in quel frangente.

- Mi dispiace tanto, Jade... - ripeté il castano, mettendosi a sedere anche lui, sfiorando le gambe di Jade con le sue e cingendogli con entrambe le braccia l'addome. Detestava litigare con il fratellino, dato che era l'unica persona che gli rimaneva della sua famiglia, e in quanto fratello maggiore toccava a lui occuparsene.

- Sei venuto qui a dirmi che ti dispiace? Tch, e poi? Poi cosa farai? Mi darai un biglietto in cui mi dirai che ti trasferisci dal tuo ragazzo, lasciandomi solo? - Jade ora aveva la voce pericolosamente incrinata, e tremava da capo a piedi.

Robert lo strinse più forte, e lui si divincolò nel suo abbraccio, senza grandi risultati.

- VAI VIA! - gridò infine, furioso.

Da quando erano rimasti soli, lui e Jade, il fratellino non gli aveva mai gridato di andarsene. Ma lo capiva, lo capiva benissimo, anche lui al suo stesso posto avrebbe avuto paura di venir abbandonato dal suo unico famigliare. Solo che non aveva alcuna intenzione di lasciare Jade, a cui voleva bene più che a se stesso.

Così, risoluto, lo alzò di peso (pesava poco più di Andrea) e lo fece sedere goffamente sulle proprie lunghe gambe.

- Jade, non dire sciocchezze... io non ti abbandonerò mai. Sei il mio adorato fratellino e senza di te io cosa sono? Nulla, proprio nulla. Come faccio a lasciarti, poi? Devi ancora venire a darmi il buongiorno trapanandomi le orecchie, asciugarmi le lacrime se sono triste, venire nel cuore della notte a chiedermi se sto bene, ed essere geloso dei ragazzi che porto a casa... - gli strofinò il naso nell'incavo del collo, strappandogli una risatina fra le lacrime.

- Ti voglio bene, fratellino. E ora asciugati il volto e vieni giù a fare colazione. Bravo ragazzo - disse Robert, lasciandogli un bacio fugace sulla fronte, coperta dai corti capelli ramati che aveva ereditato da loro padre, mentre i suoi, ondulati e castani, li aveva presi dalla loro madre.

Jade si lasciò coccolare un po' dal fratello, poi annuì e strofinò gli occhi con le maniche della felpa.

~~~

- Allora, com'è andata? - chiese con voce flebile Andrea, stringendo le ginocchia al petto. Ora indossava una maglietta semplice, molto probabilmente di Robert, e i jeans che aveva miracolosamente ritrovato nel caos che animava la camera del suo ragazzo.

- Poteva andare peggio - rise il fidanzato, balzando sul letto e tuffandosi sulle sue labbra. Il timido moretto rimase un attimo reticente, non essendo abituato a tali assalti di primo mattino, poi vinse la ritrosia e rispose timidamente al bacio.

Quando si staccarono, ansimanti, Andrea sentì il principio di un certo 'problemino' farsi strada con prepotenza nel suo corpo, e serrò quasi involontariamente le gambe una contro l'altra.

Robert sorrise malizioso e si allontanò.

- Forza, andiamo a far colazione, Jade è impaziente di conoscerti - disse, lasciandolo a bocca asciutta e, non appena fu uscito, il ragazzo dagli occhi grigi si accasciò nuovamente sul letto con un lamento soffocato.

Poco più tardi scese anche lui in cucina, trovando Jade seduto al tavolo davanti a una tazza sbeccata e fumante e dall'altro capo un'altra tazza un poco meno malandata, affiancata da una mela. Il fratello minore di Rob lo squadrò da capo a piedi con sufficienza, poi annuì e si aprì in un sorriso un po' tirato, ma comunque un sorriso.

Robert ridacchiò intenerito e si avvicinò al fidanzato, che era immancabilmente arrossito.

- Io sono Jade - si presentò il più piccolo, fissando attentamente Andrea con gli incredibili occhi verdi-gialli.

Il dolce moretto abbassò il capo, avvampando ulteriormente, e i capelli gli scivolarono sugli occhi.

- Tu sei Andrea, giusto? Il ragazzo di mio fratello - disse allora Jade, visto il silenzio continuato di Andrea, che nonostante avesse diciassette anni - e dunque uno in più di lui - era timido come un bambino troppo educato.

Il braccio di Robert andò a cingere le spalle del fidanzato, continuando a sorridere.

- Ascoltami bene, Andrea. Se oserai far soffrire mio fratello io... io... - iniziò Jade, ma era già sufficiente quella parvenza di minaccia per impaurire il ragazzo dagli occhi grigi, che si rannicchiò al petto del fidanzato.

I due fratelli si lanciarono un'occhiata complice, poi scoppiarono a ridere.

- Benvenuto in famiglia, Andrea.

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