Quando Nancy arrivò in cucina non si aspettava proprio di vedere la scena che effettivamente vide.

Mike, Undici e sua madre erano seduti insieme intorno a un tavolo mangiando waffle e conversando amabilmente. Mike era andato a chiamare Undi cinque minuti prima, e non vedendolo tornare i ragazzi si erano un po' preoccupati. Preoccupati non è proprio il termine adatto: più che altro sconcertati dalla sua lentezza. Avevano mandato Nancy (che credeva che fosse da qualche parte solo con Undici a parlare in tono sdolcinato o sbaciucchiarsi) a cercarlo e chiedergli cosa diavolo stava facendo. Li trovò poco dopo, pensando che fossero diventati scemi. Cioè, Undici la poteva pure capire: in aggiunta allo shock standard degli altri (legato soprattutto al russo malconcio che era svenuto in casa di Dustin e all'improvvisa ricomparsa nel mondo di decine di demogorgoni) aveva appena scoperto che c'era un esercito in arrivo dalla Russia solo per catturarla. Per non parlare del padre imprigionato nel prenominato stato. 

Mike la guardò.

Stava per urlargli qualcosa di estremamente acido, quando notò il veloce cambiamento della sua espressione. Prima era felice e serena, mentre ora era rapidamente diventata spaventata, come se l'entrata di Nancy avesse rovesciato un secchio di Realtà su di lui, ricordandogli quanto il mondo fosse crudele, quanto poco durano le cose belle e quanto gran parte dei russi e i mostri del Sottosopra possano essere stronzi.
Mike cercò di lottare contro la Realtà, cercando di aggrapparsi all'amore che provava per Undici e al bel momento passato con quelle due persone a cui tanto voleva bene, ma erano sforzi vani.  

«Arrivo, Nancy»
La precedette lui, rassegnandosi davanti al potere della Realtà.

Prese la mano a Undici e le guardò negli occhi. Lei interruppe il discorso che stava facendo con Karen e incrociò il suo sguardo.
«Dobbiamo andare»

Lei non chiese dove. D'altronde, anche se aveva iniziato dopo rispetto agli altri ad avere esperienze con il mondo esterno, non era per niente stupida.
Senza lasciare la mano di Mike, si alzò, salutò Nancy, che aveva notato solo ora, e si diresse verso l'uscita.

«Ehi, ma dove andate? Prendete almeno dei waffle!»
Gridò Karen.

Undici trascinò Mike per il polso fino alla cucina, dove prese un velo di scottex. Lo avvolse intorno a cinque gaufre, lasciandone due alla donna, e tornò indietro.

«Grazie mille per i waffle, mamma. È stato bello mangiarli con te e Undi, ma ora dobbiamo proprio andare a fare una cosa. Importante. Perciò, ciao»
Salutò Mike.

«Ciao, Karen»
Disse Undici subito prima di uscire dalla stanza.

«Ciao, cara.» Karen sbuffò, consapevole che, per l'ennesima volta, stava succedendo qualcosa che lei non capiva. «Sappiate che prima o poi dovrò sapere cos'è che andate a fare per tutto questo tempo. Credete che io non mi sia accorta delle vostre lunghissima assenze. Per non parlare di quando mi è entrata in casa la polizia federale, l'FBI o quel che era, cercando quella ragazzina nascosta da Mike...»
Si interruppe, sgranò gli occhi e poi, molto lentamente posò il suo sguardo su Undici, come se avesse appena scoperto che poteva farla volare via semplicemente flettendo un po' la mente.
«Eri tu... Ecco perché ti chiami Undici...»

«Mamma, come ha già detto Mike dobbiamo andare. Ciao...»
Intervenne Nancy. Prese i due ragazzini che erano rimasti agghiacciati da quell'affermazione quasi quanto Karen - che sembrava una statua particolarmente realistica - per un braccio e se li portò via.

Li trascinò fino alla scantinato abbastanza velocemente per non farsi seguire dalla madre.
«Possiamo andare»
Annunciò Nancy al piccolo pubblico seduto per terra. 

«Finalmente! Dove vi eravate cacciati?»
Sbottò Will, alzandosi in piedi.

«Storia lunga. Vuoi dei waffle? Se sì sbrigati a prenderli dobbiamo andare»
Gli diede fretta Nancy.

«Cosa?»

«Non importa. Parliamo di cose più importanti»
Iniziò Nancy prima di essere interrotta da Dustin.

«Io voglio i waffle!»

«Allora prendili, Dust»

Dustin prese due waffle.

«Quindi, parliamo di cose più importanti.  Il russ... scusate. Volevo dire Vladimir, ha quella specie di mitra, Steve ha la sua mazza con i chiodi, che si è già rivelata utile, io la pistola di Jonathan, che ha quello strano bastone che era nella macchina di Robin, Max ha il coltello da cucina, Lucas la fionda, Mike quell'altra mazza da baseball normale, Joyce ha l'altra pistola di Jonathan, Will ha l'attizzatoio, Dustin e Robin hanno un accendino e un bomboletta di lacca e Undici ha i suoi poteri. Sei abbastanza preparata, Undi?»
Chiese girandosi a guardare l'interpellata.

Undici fissò Mike molto intensamente, e un rivoletto di sangue le scese dal naso. Mike allargo le braccia, sapendo cosa lo aspettava.
Il suo corpo iniziò a vibrare intensamente, e lui si guardò le braccia preoccupato. Improvvisamente si mise in un punta di piedi, si alzò da terra di qualche centimetro per poi ricadere subito a terra.

Undici crollò con il sedere sul pavimento.
«Non proprio»

Sulla faccia di tutti i presenti passò una buona porzione di Realtà: niente poteri mentali a salvarli dai mostri.

«Facciamo così. Tu per sicurezza ti porti questo bastone qua. Vorrei darti qualcosa di migliore, ma non ci rimane altro»
Nancy cercò di apparire sicura, ma invano. Era rimasta anche lei un po' spaventata dalla mancanza della protezione su cui tutti speravano: Undi era un'arma migliore di qualunque coltello o mazza.

La ragazza annuì, senza battere ciglio. Anche se Nancy poteva solo intuirlo, dentro stava soffrendo, ed era estremamente spaventata. Non aveva mai usato un'arma diversa dalla sua mente. 

«Bene. Quindi direi che possiamo andare»

Tutti quanti, uno per uno, si alzarono. Nancy si avvicinò a Mike.
«Ehi... stai bene?»

Lui la guardò negli occhi, con un espressione sofferente. 

Nancy fece una cosa che non faceva più da veramente tanti anni. Lo abbracciò.

SPAZIO AUTORE

Lo so, non pubblico da più di un mese. Lo so, sono una cacchetta spiaccicata su un tavolo. Lo so, Jonathan non ha due pistole.

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