019

23 0 0
                                    

Will iniziò ad avere una strana sensazione quando erano a pochi metri dalla porta di casa Uris. Era una cosa strana da provare. Molto strana. In realtà andrebbe anche precisato che non era molto diversa quella che provava in continuazione l'estate scorsa. Simile, ma non uguale. Non era proprio come stare sulle montagne russe, ma più su una ruota panoramica se si soffrono le vertigini. E si sentiva anche un po' a disagio, come se nel posto davanti a lui sulla ruota panoramica ci fossero due suoi amici che pomiciano senza alcun pudore. Ecco, questa era una buone definizione: si sentiva un ragazzo con le vertigini nel punto più alto di una ruota panoramica, dietro a due suoi amici (o, così, tanto per dire un'altra cosa, sua sorella adottiva e il suo migliore amico) che fanno i piccioncini in un momento di particolare intimità.
Si tocco la nuca, notando che, almeno, non aveva la pelle d'oca. Un piccolo sollievo in un mare di disgrazie.

«Non stai sentendo... quella cosa, vero?»  Chiese Joyce, preoccupata dal gesto del figlio. La donna sapeva che, con molte probabilità, c'era qualcosa lì, ma sperava che non fosse così.

«No, no. Cioè. Non lo so. Penso di no» Fece Will, confuso.

Joyce lo prese in disparte, stringendogli le spalle tra le mani. Lo guardò dritto negli occhi.
«Tesoro, è importante che tu mi dica se senti quell'essere vicino a noi. So che per te può essere difficile, ma me lo devi dire»

«Non è proprio come l'estate scorsa... è  una sensazione un po' meno marcata, diciamo» Cercò di spiegarsi il ragazzo.

Joyce lo squadrò, dubitante. Aprì la bocca, ma, prima di poter parlare, Steve attirò la loro attenzione.

«Quindi, siete pronti?» Si guardò intorno, facendo guizzare gli occhi da una persona all'altra.

«Sì, Sua Maestà Re Steve! Siamo pronti» Lo prese in giro Robin.

Steve la guardò male.

«Vai, Dust, è il tuo momento» Lo avvertì Nancy.

Dustin sospirò, strinse forte l'accendino che teneva in tasca e si avvicino alla porta. Dire che era spaventato sarebbe un eufemismo. Bussò alla porta. Sentiva la presa sull'unica e misera arma che aveva a disposizione farsi sempre più viscido a causa del sudore della sua mano. Aspettò una decina di secondi, poi, sempre più nervoso, bussò di nuovo. Nessuna risposta. Suono ancora una, due, tre altre volte. Non aveva ancora ricevuto nessuna risposta. Forse erano stati tutti presi dal Demogorgone? Forse erano stati catturati dalla CIA o da chiunque gestisse quel maledetto laboratorio? Un flusso di pensieri paranoicamente negativi gli attraversò la testa: da uno antisemita psicopatico al Mind Flayer, erano tutti possibili uccisori della famiglia Uris.

«Spostati, Dustin. Fammi aprire questa porta» Prese una forcina e armeggiò un po', fin quando non riuscì ad aprire la porta. «Finalmente» Borbottò lei. 

Dustin deglutì. «Secondo voi chi li ha uccisi?». Era un po' inquietato dalla tranquillità dimostrata dai suoi amici: quindi erano diventati questo? Delle persone che a malapena si scomponevano alla morte di un'intera famiglia? Un'intera famiglia che, per altro, loro conoscevano?

«Cosa stai dicendo, Dustin? Sei diventato scemo? Saranno semplicemente usciti, come avevo detto io prima. Probabilmente a organizzare le ricerche di Stan» Lo richiamò alla realtà Mike.

Giusto. I genitori di Stan non erano morti. Forse erano solo fuori casa. A cercare il figlio, o magari semplicemente a fare la spesa. Perché doveva sempre pensare negativo? Entrò in casa, felice di sapere che non erano morti tutti gli Uris, che in quella famiglia non era scomparsa tutta la speranza, che l'avventura di Rachel, Joshua e Stanley Uris nel mondo dei vivi non era finita così violentemente, che qualche stanza più in là non c'erano i corpi senza vita di quella che una tempo era stata una famiglia.
Entrò in casa, con il cuore incredibilmente leggero. Fece qualche passo, quando fu fermato da Nancy.

«Aspetta, Dustin! Dobbiamo prendere tutte le armi. Potrebbe essere pericoloso, là dentro. Certo che oggi sei proprio strano» Nancy inarcò le sopracciglia.

Dustin li guardò scettico mentre prendevano le armi. Ormai era sicuro che quel posto, almeno per ora, fosse sicuro. Però, considerati i precedenti, forse era meglio andare sul sicuro.
Si guardò intorno, curioso di sapere come si era trasformata la casa dopo il cambio di proprietario. Era molto meno trasandata. Dustin pensò che la famiglia di Stan doveva essere estremamente precisa: sembrava che i mobili fossero stati scelti apposta per la loro dimensione, dato che lo spazio occupato era perfetto per potersi muovere con comodità. Il televisore misurava trentacinque pollici come minimo, e le mura sembravano dipinte il giorno prima. L'unica imperfezione era l'odore. In realtà era proprio una puzza. A Dustin sembrava famigliare, e quindi, inizialmente, si chiese se Stan avesse un gatto di cui non aveva mai sentito parlare, magari solito a fare i bisogni per terra. Dopo una più accurata riflessione si accorse che non era odore di urina di gatto. Era puzza di carne cruda avariata. Che gli Uris si fossero dimenticati una bistecca fuori dal frigo? Arricciò il naso, disgustato.

Dustin si girò, notando che erano finalmente tutti pronti. Mike teneva la mano a Undici. Il silenzio regnava sovrano sulla compagnia. Vladimir fece una faccia spaventata, impugnando la mitraglietta.

«Quindi... andiamo?» Chiese Robin, deglutendo.

Il gruppo, si incamminò, dividendosi. Dustin era almeno cinque metri avanti agli altri. Steve gli disse di aspettarli, ma lui lo liquidò con un gesto. Si guardò intorno in cucina, e poi entrò nella prima stanza che trovò: il salotto. Dustin diede un rapido sguardò in giro, ma non vide niente. Si avvicinò alla finestra per guardare meglio fuori. Sembrava che stesse per piovere. Si avvicinò, vedendo le prime gocce cadere. Sbuffò. Guardò per qualche secondo il cielo che si oscurava sempre di più, e poi girò, esattamente mentre gli altri entrarono nella stanza.

Dustin urlò. Davanti a lui c'erano i cadaveri di Rachel e Joshua Uris, ma non era quella la parte peggiore. Sopra a Rachel c'era un'essere alto almeno tre metri: il Demogorgone. Stava divorando la pancia della donna, proprio come quando, qualche anno prima, Dart stava mangiando Mews. Accorsero subito Steve e Robin, che erano dietro di lui, ma il Demogorgone si mise a quattro zampe e, correndo a una velocità che Dustin non credeva possibile per un essere del genere, li superò. Nessuno fece in tempo a fermarlo. Mentre l'intero gruppo si avvicinava per vedere cosa fosse successo, Dustin rimase a guardare i corpi senza vita davanti a lui, pensando che lui e i suoi amici potevano benissimo essere i prossimi.


SPAZIO AUTORE

Finalmente, ce l'ho fatta. Per molto tempo non ho scritto (non l'avreste mai detto, eh?) perché non ero ispirato e perché stavo perdendo un po' la fiducia in Stranger Things (ho bestemmiato?), ma quando ho scoperto che usciva a maggio mi sono venute delle idee perché 1. allora uscirà questa benedettissima stagione, e 2. inizio a non avere più tanto tempo per finire. Quindi niente, ho scritto sto capitolo (sterminando completamente la famiglia Uris). Buona lettura. Vado allegramente a fare i compiti.

P.S. per chi avesse visto una pubblicazione recente è stato un mio amico. Io non c'entro.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 02, 2022 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Stranger Things 4Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora