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Stan stava attraversando Bosco Atro tutto da solo, a piedi. E intorno a lui era buio pesto. Aveva sempre trovato inquietante quel posto, soprattutto di notte, e quando passava da lì si sentiva un bambino di nove anni, non un ragazzo di quattordici. Sicuramente era condizionato dalla scomparsa di Will Byers avvenuta proprio là dentro qualche anno prima, perché anche se non lo conosceva aveva sentito parlare di lui innumerevoli volte al telegiornale.

Teneva stretto a sé il suo zaino, contenente le due cose più importanti che possedeva: il suo manuale di riconoscimento degli uccelli e la sua scatola di D&D, cercando di scacciare la paura.
Per evitare di immaginarsi di nuovo mentre veniva sbranato da un orso che spuntava da dietro un albero diresse i suoi pensieri verso l'incontro di poco prima.

Will era molto simpatico, proprio come lo descrivevano i suoi amici, anche se era parecchio taciturno e sembrava averne passate più della maggior parte degli adulti. In effetti non capitava tutti i giorni di sparire per due settimane e tornare quando ti credono tutti morto e ti hanno pure fatto un funerale.
Undici invece... beh, lei era semplicemente meravigliosa. Non solo per l'aspetto fisico, anche se quello certamente non guastava. Stan adorava come si comportasse in modo timido ma al tempo stesso ti sfidasse a trattarla male in qualunque modo. Secondo il ragazzo era inoltre bellissimo il mistero che aleggiava intorno a lei, che non trovava per niente inquietante (tranne il tatuaggio, naturalmente). Era sempre taciturna, ed era capitato un paio di volte che lei facesse uno sguardo confuso quando sentiva alcune parole  abbastanza semplici e comuni per poi chiedere a Mike cosa significassero. E poi aveva un tatuaggio. Con scritto 011 sopra. Che per altro era il suo nome. Lui aveva sempre creduto che fosse un soprannome basato su qualcosa di stupido, tipo l'orario a cui si alzava la mattina, ma quando gliel'aveva chiesto aveva scoperto che in realtà era il suo vero nome. Undici , l'opzione migliore, oppure Jane. Quando queste parole erano uscite dalla sua bocca Lucas le aveva lanciato uno sguardo di allarmato avvertimento, come a volerle dire di stare zitta, e poi lei non disse più niente sull'argomento. Stan sapeva che lei era stata recentemente adottata dalla madre di Will, e magari prima viveva in un orfanotrofio gestito da qualcuno non particolarmente dolce dove era l'undicesima bambina, o magari era stata catturata da degli alieni che avevano assegnato un numero a ciascuna delle persone prese quando era ancora una neonata per poi essere salvata. O qualcosa del genere. Ciò spiegherebbe anche perché parlava così poco e perché avesse una così scarsa conoscenza delle parole.

Stan si era preso proprio una bella cotta.

Però c'era Mike. Lui era il fidanzato di Undici, e Stan sapeva quanto l'amasse. I suoi argomenti principali di conversazione era quanto fosse meravigliosa, come era bello stare con lei e praticamente tutto ciò che la riguardasse (anche se ometteva sempre le informazioni sulla sua vita prima di incontrarlo).
Stan avrebbe tanto voluto essere al suo posto, ma Mike era suo amico, e non poteva tradirlo così. E poi sapeva benissimo di non aver alcuna speranza rispetto a lui, che era pure venuto tanto tempo prima, e sembrava che anche Undici amasse Mike.

Stan sentii un rumore dietro di sé, come se qualcosa di molto pesante si stesse muovendo tra gli arbusti.
Si girò così velocemente che si fece male al collo. Non vide niente, tranne gli alberi e il Dipartimento per l'Energia di Hawkins, un enorme edificio con un perimetro a forma di croce.

I suoi pensieri tornarono sull'aggressione dell'orso che si immaginava prima.

Iniziò a camminare più velocemente.

Dopo un po' le sue orecchie percepirono un altro suono, in mezzo al bosco, alla sua destra. Sembrava che qualcosa avesse spezzato un ramoscello. Il sudore freddo che fino a qualche secondo prima stava scendendo a fiotti dalla sua fronte si era fermato, come se fosse rimasto pure esso in attesa.

I suoi occhi saettarono verso la fonte del suono.
Vide un'ombra molto alta di forma umana muoversi a una ventina di metri da lui.

Stan sfilò il suo libro degli uccelli dallo zaino per usarlo come talismano contro alla Cosa che lo seguiva e iniziò a correre, le gambe alimentate dal terrore.

Si diresse verso casa sua, però, quando rivide l'Ombra che si muoveva al buio dietro di essa cambiò direzione, e senza ben sapere dove stava andando rientrò nel bosco.

Dopo qualche minuto arrivò ad un edificio costruito con dei bastoni grandi e bitorzoluti semi crollato, come se fosse stato preso a mazzate.

Anche se Stan non lo vide, per terra c'era un cartello con su scritto in giallo: CASTLE BYERS.

Il ragazzo entrò, felice di aver trovato riparo.  Al suo interno era pieno di foto bagnate dalla pioggia con quattro volti resi praticamente invisibili dal danneggiamento della carta, che malgrado ciò risultarono vagamente familiari a Stan, che si nascose sotto a un letto semi distrutto stringendo con insistenza il libro, sperando di scampare il pericolo.

Aspettò lì, nel buio più totale, per quelle che gli sembrarono ore, e poi, credendo che ormai l'Ombra l'avesse lasciato perdere rotolo via dal letto e uscì dalla capanna, liberando un sospiro di sollievo.

Però, una volta uscito di lì non era più tanto sollevato.
Si trovava in un luogo totalmente grigio. Non c'era nessuna apparente forma di vita. L'aria era cosparsa di fuliggine, e si intravedevano delle radici piene di una sorta di miscuglio gelatinoso che sembravano appartenere a un albero morto dopo che un parassita, poco a poco, gli ha risucchiato tutta la vita. Queste ricoprivano ogni cosa: ogni pianta, ogni macchina, ogni edificio.

Urlò di paura. Davanti a lui, per completare il quadretto da film dell'orrore, c'era un mostro.

Aveva una forma vagamente umana, ed era alto almeno tre metri; la sua schiena era leggermente storta e la bocca spalancata somigliava a un fiore: era divisa in quattro "petali" che avevano ognuno una decina di file di denti estremamente letali.

Il mostro si scaraventò addosso a Stan, facendolo cadere a terra. Il ragazzo cercò di divincolarsi, ma fu colpito al fianco con una mano artigliata. Provò un dolore lancinante e le sue forze iniziarono a venire a meno, finché non svenne. Il mostro iniziò a dilaniare Stan, uccidendolo brutalmente, per poi mangiarlo con calma.

E questa fu la morte prematura di Stanley Uris, che non visse abbastanza per sapere che, proprio nella casa in cui viveva, tre anni prima era scomparso Will Byers.

SPAZIO AUTORE

TAN TAN TAN!!!!

Ed ecco a voi un nuovo capitolo particolarmente allegro!! Scusate per il dilaniamento un po' troppo atroce, ma Stephen King non sarebbe stato fiero di me in caso contrario, e quindi....
Questo capitolo è volutamente simile alla scena in cui scompare Will, è un po' una specie di citazione, che in Stranger Things non può mancare.

P.S. Grazie per le 500 visualizzazioni!!

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