"𝐿𝑎 𝐿𝑢𝑛𝑎"

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Il buio.

Tutto era silenzioso, tutto era pacifico, tutto era... solitario.

Aprii di nuovo gli occhi, dei piccoli spiragli di luce diventavano sempre più piccoli, sempre più lontani. Il mio cervello non riusciva a comprendere cosa stesse succedendo, pian piano i respiri diminuivano, ma non stavo provando dolore. Guardavo il sole sparire piano, con una mano tesa verso questo, come se volessi aggrapparmi a lui.

Chiamavo Damiano, ma non rispondeva, nessuno mi rispondeva.

Era questa la mia fine? Annegata nelle acque del lago nero? Dio Giorgia, mi sarei aspettata un finale diverso per te...

Ma non potevo far altro che rassegnarmi, la paura era così tanta da coprire ogni forma di emozione, ogni forma di movimento, tutto mi era incapacitato.

Chiusi gli occhi, e decisi di impiegare gli ultimi momenti della mia vita a ragionare, a scoprire i veri sentimenti che avevo provato in quell'ultimo periodo della mia breve esistenza.

Pensavo a Damiano, al suo volto, ai suoi capelli, alla sua voce graffiante e potente. Pensavo alla nostra relazione, e al nostro recente allontanamento. Eravamo passati dal dormire insieme, a vederci raramente in giro per i corridoi di un castello magico. Ed ecco che appariva Mattheo davanti ai miei occhi, un suo ologramma, trasparente e poco concreto, e la mia pelle, impregnata d'acqua e violacea per il soffocamento che mi stava lentamente colpendo, si corrucciò in un piccolo sorriso. Volevo morire avendo lui davanti a me...

<Mattheo, forse un pò mi sei pia-> stavo per ammettere a me stessa un sentimento che non avrei mai pensato di poter provare, ma delle mani mi cinsero la vita, e nel mio corpo tornò per un istante a scorrere linfa, mi stavano ridando la vita.

*POV MATTHEO*

Tremava, la vedevo tremare sotto gli occhi di quell'idiota di David che non faceva nulla per provare a capirla.

Giorgia aveva paura dell'acqua profonda.

Avrei voluto andare lì, abbracciarla, rassicurarla, ma il mio orgoglio mi diceva di fare ben altro, e io lo ascoltai.

Damiano si tuffò in acqua, e Giorgia lo seguì timorosa. Dio era terrorizzata...

Andò a fondo. Non risaliva. Iniziai ad agitarmi e a muovere le mani in modo frenetico.

Dov'era? Perché non risaliva? No Giorgia, no, ti prego...

<David dov'è Giorgia?> mi alzo e raggiungo velocemente la riva spaventato.

<ma non lo so, non risale più. cosa facciamo?> chiede lui con tranquillità.

<merda Giorgia, merda merda merda>, stavo impazzendo. Mi tuffai in acqua e andai sotto.

Aprii gli occhi e la vidi. Sprofondava, sempre più in basso, poche, pochissime bollicine uscivano dalla sua bocca. 

Ti prego Giorgia resisti per me...

Nuotai il più velocemente possibile per raggiungerla, i suoi capelli fluttuavano nell'acqua e il colore del grano delle sue ciocche era l'unica cosa splendente in mezzo a quella enorme distesa di liquido nero.

Le mie mani vennero a contatto con la sua pelle. Ero riuscito a prenderla, dio si.

Incrociai le mie mani alle sue e iniziai a muovere i piedi il più velocemente possibile per risalire in superficie. Vedevo la luce, eravamo salvi, io lo ero.

Vidi David con la testa tra le mani seduto sulla riva.

Non lo degnai neanche di uno sguardo e delicatamente posai Giorgia sui miei vestiti stesi sul terreno. Il suo cuore batteva poco, il respiro era inesistente, e i suoi occhi non si aprivano.

𝐷𝐼𝑉𝐸𝑅𝑆𝐼 𝐷𝐴 𝐿𝑂𝑅𝑂Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora