20. L'Evaso da Arkham

16 1 0
                                    

Il cielo era nero come petrolio. Nessuna stella riusciva a splendere in quella densa oscurità. Dall'asfalto delle strade saliva della sottile nebbia si accumulava a pochi metri da terra. Il Marble Bridge sembrava scomparire nell'oscurità dai porti di Gotham e le travi candide sembravano impallidire per via della luce lunare.

Sulla corsia, che costeggiava il mare impetuoso, un furgone scuro era capovolto con gli pneumatici che ancora giravano e il fumo fuoriusciva dal motore. Delle banconote false svolazzavano nell'aria gelida prima di volteggiare per tornare verso il suolo.

Un uomo, dagli occhi color ghiaccio, fissava una figura che lo sovrastava con tutta la sua altezza. Lo sguardo era impassibile e non traspariva nessuna emozione. - Allora, avanti uccidimi! - sbraitò l'uomo. - Cosa stai aspettando, non è quello che hai sempre voluto. Io sono la causa di tutto, avanti, falla finita. - sbraitò mantenendo il però il suo contegno.

Poi la figura lo assalì e...

Dick

Dick annaspò in cerca di aria. Si alzò di scatto con il viso imperlato di sudore. Era nella sua camera. Con le mani stringeva talmente forte le lenzuola che le nocche erano bianche e ogni singolo muscolo del suo corpo era contratto pronto ad agire.

Ci volle molto tempo prima che riuscisse a calmarsi. I muscoli imploravano pietà ad ogni minuscolo movimento e un ampio taglio si apriva sull'avambraccio. Il suo sguardo vagò per la stanza buia. Poi lo vide. Quell'insignificante pietra, brillava in modo sinistro nell'oscurità.

Che cosa aveva fatto?

Tim

La campanella suonò, diffondendo il suo assordante tintinnio per tutta la scuola. Tim amava quel suono: la fine delle lezioni, l'inizio della libertà e l'addio alle urla isteriche dall'accento spigoloso della professoressa di tedesco.

Erano passate due settimane dall'inizio della scuola. Ormai si sentiva a casa anche lì. Lui e Wally erano diventati grandi amici, Tim spiegava l'algebra a Wally e lui gli insegnava giocare a basket e calcio. Tim era piuttosto negato.

-Tira! - urlò l'amico dall'altra parte del campo. Tim era davanti alla porta, per qualche miracolo divino era riuscito a tenere la palla e andare avanti. Correva come un cucciolo di leone davanti alla sua prima preda.

La palla più volte rischiava di andare fuori dal campo. La squadra avversaria lo seguiva come una grande mandria inferocita. Il portiere si piegò sulle ginocchia per lanciarsi al tiro dell'attaccante. Era il suo momento. Posizionò il piede destro al livello sul pallone. Osservò il lato del pallone da colpire per dare l'effetto desiderato.

Caricò indietro il piede sinistro. La palla sarebbe andata nell'angolino e il portiere non avrebbe potuto fare niente. La punta del piede era a pochi centimetri dal pallone, era tutto perfetto. - Forza Tim! -.

La voce delicata di Brigitte distrasse il ragazzo. Il piede mancò il pallone e il ragazzo inciampò in avanti incespicò sul pallone e cadde con la faccia nel terreno.

Perfetto.

La mandria alle sue calcagna si mise a ridere a crepapelle, indicandolo mentre si tenevano la pancia. I suoi compagni imprecavano. - Andiamo Drake! -. Il ragazzo sputò dei fili d'erba che gli erano finiti in bocca.

Si rialzò giusto in tempo per vedere gli occhi verdi di Brigitte sorridergli prima di voltarsi. Il ragazzo non si accorse di stare sorridendo come un ebete, si riprese dallo shock. Ma perché faceva così?

-Tutto bene amico? - chiese Wally che intanto lo aveva raggiunto. Aveva un sorriso divertito, nonostante si sforzasse di rimanere serio. Tim annuì.

Una volta terminata la partita al campo tornarono tutti a casa. Ormai si era fatta sera. Il vento freddo cominciava a pungere la pelle. Il ragazzo nascose le mani nelle tasche del giubbotto. Si girò per caso e vide Wally. Era strano però. Aveva lo sguardo vuoto. Guardava a terra mentre entrava in una lussuosa limousine sotto lo sguardo ferreo del suo maggiordomo. Un uomo sulla cinquantina robusto e freddo.

Born For This - The BeginDove le storie prendono vita. Scoprilo ora