22. Il Sicario

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Dick

Ce n'erano troppi. Sin da ragazzino Dick doveva affrontare scontri tutt'altro che alla pari. Ma stando lì in mezzo a quella massa di criminali che lo stava accerchiando lentamente, capì di non aver mai sperimentato prima il vero terrore, del dubbio di non riuscire mai più a tornare a casa.

Cercava di afferrare i suoi bastoni elettrici con la punta dell'indice, ma appena tentò di avvicinarsi, un piede gli ruppe il polso. Il ragazzo d'istinto ritrasse il braccio, mentre sul un dolore insopportabile si diffondeva verso l'avambraccio.

Alzò lo sguardo. Sopra di lui si stagliava un volto pallido, la pelle ricoperta da profonde cicatrici e l'espressione sadica, accentuata da un baluginio lugubre negli occhi del serial killer Victor Saze. -Ho preso un pesce grosso della bat-family. - sul volto si aprì un sorriso storto e sinistro. -Non te n'eri andato dopo la caduta del pinguino, Saze? - sorrise Dick.

Doveva solo di guadagnare tempo. Conosceva fin troppo bene quell'uomo. Quando lavorava come spalla di Batman aveva assistito di persona ad alcune carneficine dell'assassino. Lui non aveva un obiettivo da perseguire e tutto quello che faceva non aveva nessuno fine, solo quello di soddisfare la sua sete di sangue. Tipo impulsivo e a sangue freddo.

-Anche tu eri scomparso da anni ormai, giovane Robin, ed ora guardati. - Victor circondò il collo di Nightwing con le sue possenti braccia, come un serpente prima di uccidere la preda. Fu allora che il ragazzo agì. Con il bacino roteò le gambe in direzione delle ginocchia del nemico, per destabilizzarlo. L'assassino barcollò appoggiandosi sul piede destro, aumentò la stretta. Il ragazzo era a corto d'ossigeno. Davanti ai suoi occhi cominciarono a danzare dei pallini neri. La testa stava per esplodere.

L'istinto selvaggio però cominciò a guidarlo come una marionetta. Con la mano afferrò la caviglia destra dell'avversario e la tirò a sé.

L'assassino cadde di schiena lasciando la presa sul collo di Nightwing, il quale ruscì a riprendere fiato. Prese i bastoni elettrici e li accostò all'addome di Victor e con una potente scossa gli fece perdere i sensi.

Fu solo allora che il ragazzo si accorse di una folta coltre giallastra che stava avanzando tra i corridoi di Arkham. La nebbia gli copriva gran parte della visuale, Barbara e Bruce erano scomparsi. Cominciò a percepire un odore acre, dopodiché i suoi polmoni si riempirono del gas.

Cominciò a sentire un ronzio nelle proprie orecchie. A vista fu totalmente appannata e il ragazzo cadde in un sonno profondo.

Era notte fonda. La luna brillava come una perla preziosa in un oceano di nubi temporalesche. Il Marble Bridge luccicava sulle acque torbide del mare.

Sul ponte da un furgone rovesciato, uscirono uomini incappucciati. Sulla loro divisa era disegnato lo stemma della famiglia Falcone. Il grande rapace che portava nel proprio becco, un grosso serpente.

-Le gomme sono andate. - mormorò uno mentre si accovacciava per studiare il profondo taglio che separava la gomma dello pneumatico. -Non mi piace ragazzi, non mi piace per niente. - affermò un altro. Una fune sbucò dall'oscurità e si attorcigliò intorno alle caviglie dello scagnozzo più grosso.

La figura cadde per poi essere trascinata nell'ombra. -Sparate! - gridò Falcone dal furgone. -Sono qui!! - dalla voce il boss era davvero terrorizzato. Poi due uomini armati di pistole, stramazzarono a terra. Nel cielo volarono degli oggetti affilati che tagliarono l'aria gelida. Alcuni colpirono altri scagnozzi.

Altri invece andarono a incagliarsi sullo sportellone del furgone. Fu allora che Falcone uscì allo scoperto. Con la sua giacca nera che copriva due spalle possenti. Lo sguardo dii ghiaccio perlustrava il territorio. -So che siete qui! - urlò.

Born For This - The BeginDove le storie prendono vita. Scoprilo ora