Rosso relativo.

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Liam 

Mentre varcavo la soglia dello studio fotografico, mi strinsi nella vestaglia leggera che indossavo, sfregando ritmicamente i polpastrelli sulla stoffa liscia per riuscire a calmarmi. 

Al mio fianco Zayn, con il mio stesso indumento indosso, teneva il labbro inferiore intrappolato tra i denti, senza osare neppure alzare lo sguardo dal pavimento in parquet. 

“Buon pomeriggio, ragazzi!” ci salutò George, seduto su una poltrona di pelle nera in fondo alla stanza. “Avvicinatevi” ci esortò poi, con un veloce cenno del capo. 

Rifilai una leggera gomitata al braccio di Zayn così da richiamare la sua attenzione. Come speravo, il mio amico fissò lo sguardo tentennante sul mio. 

“Andrà bene” gli sorrisi incoraggiante, prendendo a camminare verso il centro dello studio. 

I muri erano dipinti con un semplice bianco perlato, costellati qua e là da grandi rettangoli di carta da parati luccicante. Al soffitto era affisso un grande lampadario ad incasso che proiettava una luce forte ed argentea su tutta la stanza, mettendo in risalto i colori tenui dell’arredamento moderno. Al centro, un grande telone bianco era posto di fronte un paio di illuminatori da studio ed un enorme ombrello riflettente. A destra, un uomo stava armeggiando con dell’attrezzatura disposta su un lungo tavolo di vetro nero. Ci sorrise cordialmente una volta che si fu accorto della nostra presenza. Io ricambiai. A sinistra, tre uomini piuttosto muscolosi stavano sollevando un letto matrimoniale a baldacchino e lo stavano sistemando esattamente di fronte al telo. Deglutii a vuoto. 

“Salve, George” lo salutai stringendogli la mano ma lui — inaspettatamente — mi tirò in un abbraccio. 

“Sono così contento che abbiate convinto del tutto il capo!” ammise, abbracciando anche Zayn che — rigido come un’asse da stiro — si limitò a sorridergli stancamente. 

“Alla fine siamo tutti contenti, no?” chiese, guardando prima il mio amico e poi me. “Io ho ottenuto la promozione in cui speravo e voi un posto sulla copertina di Magnetism!” 

Il suo entusiasmo non fece altro che intenerirmi. Era un uomo adulto, maturo, sulla quarantina probabilmente, eppure quella sua felicità incontenibile lo ringiovaniva parecchio. Inoltre mi rendeva egoisticamente fiero di me stesso quel suo palese buonumore.
Ero stato io a decidere di firmare quel contratto, in fin dei conti. 

“Siete pronti?” domandò, aprendo le labbra in un enorme sorriso. 

Cercai lo sguardo di Zayn, trovandolo inerme sul suo posto, pallido in viso e con le mani chiuse a pugno lungo i fianchi. 

Scossi il capo e tornai a guardare George.

“Certo!” acconsentì, mentre quello richiamava a gran voce l’uomo che avevo visto maneggiare alcuni oggetti accanto al tavolo. 

“Ron, questi sono Zayn e Liam, i tuoi modelli. Ragazzi, lui è Ron, il vostro fotografo” ci presentò. 

Allungai la mano nella direzione dell’uomo dal viso simpatico stretto in un paio di jeans blu scuro, e lui me la strinse vigorosamente. 

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