Cose su Louis dagli occhi blu.

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Zayn

"Non sapevo che ad Amsterdam si mangiasse così bene" biascicò Liam con la bocca piena di cibo.

Niall arrossì, probabilmente era una sottospecie di vizio dato che il suo viso era perennemente imporporato di un colore che andava dal violaceo al rosso fuoco.

Eravamo seduti in quel ristorante da pochi minuti, eppure il cibo ci era stato servito subito e in modo particolarmente efficiente. Pensai che i camerieri fossero molto più diligenti e preparati rispetto a quelli di Londra, infatti mi appuntai mentalmente di lasciare loro una mancia.

Il pensiero dei soldi però, mi fece accapponare la pelle; solo poche ore prima lo avevo intrapreso e non era stato affatto bello.

Mi ero appena svegliato, i raggi del sole che penetravano dalla finestra semi-aperta, l'atmosfera era così bella ed accogliente che lasciai il letto comodo, sul quale avevo dormito, con grossa fatica. Dovevo farlo poiché il telefono non smetteva di trillare nemmeno per un secondo. Pensai subito alla sveglia, che avevo impostato la notte prima mentre mi accasciavo esausto tra le morbide coperte di lino, ma appena presi il telefono tra le mani, mi dovetti ricredere. La schermata mi indicava una chiamata in arrivo a cui non avrei mai voluto rispondere.

"Zayn! Per l'amor del cielo, sai da quant'è che ti chiamo?"

"Buongiorno anche a te, papà"

"Ti sei svegliato adesso?"

Rivolsi un attimo lo sguardo all'orologio digitale che era attaccato alla parete.

"Sono solo le sette del mattino e, si, mi sono svegliato proprio adesso"

"Oh, ecco spiegato il motivo per il quale non rispondevi. Si può sapere perché dormi fino a tardi?"

I miei genitori, come se non bastasse, avevano la fissa per le attività mattiniere. Svegliarsi presto, secondo loro, era simbolo di impegno e devozione verso la nuova giornata. Ovviamente, se fossi stato a casa, mi avrebbero svegliato alle sei, come ogni mattina. Non era concepibile per loro, dormire fino a tardi, ovvero perdere del tempo prezioso che avrei potuto impiegare studiando.

"Sono in vacanza, papà. Sai cosa vuol dire?"

"Conosco benissimo l'etimologia di questa parola, Zayn. Ma non significa che devi poltrire. Tua madre ha bisogno di informazioni su Amsterdam, vuole farci una relazione sopra"

Oh già, le relazioni. In qualunque posto fossi mai andato con la mia famiglia era sempre d'obbligo incasellare più informazioni possibili che sarebbero poi state riportate in un ordinato raccoglitore. In seguito mia mamma lo avrebbe mostrato a tutti gli ospiti che, sfortunatamente, avrebbero occupato il mio salone insieme a delle enormi caraffe di camomilla.

"Le farò avere qualcosa al più presto"

"Bene. Comunque, ti ho chiamato per informarti sull'università"

Di nuovo quella stupida fissa per gli studi futuri che non avevo assolutamente voglia di frequentare. La solita routine l'avevo lasciata nello stesso istante in cui avevo allacciato le cinture dell'aereo per Amsterdam. L'anno scolastico, che avevo appena passato, era stato atroce: ogni mattina sembrava essere sempre la stessa. La sveglia suonava alle cinque e trenta ed io la spostavo avanti di dieci minuti, illudendomi che in quel lasso di tempo sarei riuscito a recuperare un po' di sonno e, quando risuonava, sapevo che non avrei potuto più posticipare, avrei dovuto alzarmi dal letto per non fare tardi. La colazione pronta come tutte le mattine aiutava, non poco, poi di corsa a preparare lo zaino che avrei dovuto fare la sera prima, ma che puntualmente non facevo perché preferivo stare su Twitter e parlare al telefono con Liam fino a tardi. Poi, correvo a lavarmi i denti per non perdere l'autobus che prendevo sotto casa. Ero stato io ad insistere con i miei genitori per farmi comprare l'abbonamento per il bus, così potevo stare con Liam e Harry e non affrontare un silenzioso viaggio in macchina con mio padre.

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