Allarme rosso!

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Louis

Il Sabato era il mio giorno libero, per cui quella mattina ero visibilmente più rilassato.

Mi rigiravo tra le lenzuola che io stesso, precedentemente, mi ero assicurato di pulire alla perfezione.

Il cielo era ancora chiarissimo per un mattino estivo di Amsterdam e non proveniva nessun rumore dal corridoio. La giornata era iniziata con un messaggio:

"Finalmente Sabato. Buongiorno:)"

Avevo sorriso a quella piccola attenzione, dettata forse dalla compassione, dato che il mio telefono non squillava da almeno tre giorni. Niall era davvero un amico, per cui quando lessi il messaggio decisi che, grazie a lui, quella giornata sarebbe stata diversa.

Cominciai subito a programmare ciò che avrei fatto: mi sarei alzato, avrei guardato il mio piccolo fisico allo specchio sorridendo per l'accenno quasi invisibile degli addominali che solo e soltanto io riuscivo a notare. Sarei corso in bagno, avrei scelto gli One Republic su iTunes e mi sarei fatto la doccia cantando Counting Stars. Avrei indossato la maglietta più bella di tutto il mio misero armadio, infilato i miei skinny jeans e avrei acconciato i capelli lasciandoli andare in ogni direzione senza incastrarli nei miei soliti cappellini o cianfrusaglie del genere. Sarei uscito dalla mia camera ed avrei lanciato occhiolini e sorrisi a tutta la brava gente che, ahimé, lavorava anche il Sabato mattina, sperando di rallegrare un po' la loro giornata così come Niall aveva fatto con la mia.

Poi avrei chiamato Ashton e gli avrei chiesto di fare colazione con me, avremmo fumato un poco ed io non avrei perso tempo a raccontargli della mia triste lite con Michael, perché Ash era un vero amico e, durante il poco tempo che passavamo insieme, nessuno doveva necessariamente parlare.

Avremmo pranzato fuori, poi saremmo andati da qualche parte in bici, come nei primi tempi in cui lavoravo in Hotel.

Avremmo fumato ancora un po' ed io avrei prenotato una pizza che avremmo mangiato per strada, seduti su una panchina o su qualche scalino dove di solito si trovavano i cani randagi addormentati.

Saremmo andati in discoteca ed avremmo ballato così tanto da perdere la testa, senza nessun pensiero.

Eppure, erano ancora le otto del mattino, io ero ancora sul mio letto scombussolato, i miei capelli odoravano di lavanderia e non avevo nemmeno risposto a Niall.

"Pensare è più facile rispetto ad agire" mi dissi, passandomi velocemente una mano sul volto per cercare di svegliarmi un po'.

Guardai il sole che padroneggiava nel cielo, la sua luce non sarebbe bastata a portare via quella tempesta di brutti pensieri che affollavano la mia mente.

Non sentivo Michael da tre giorni, lui non si era azzardato a cercarmi ed io ero leggermente grato per quello, perché avevo bisogno di stare solo, anche se, secondo la mia modestissima opinione svegliarsi da soli il Sabato mattina, senza un po' di coccole, era un crimine assurdo.

Ci vuole un gran coraggio ad alzarsi e mentire a se stessi, credendo di stare bene.

Dev'essere davvero bello trovare la persona con cui condividere serenità, anche così un Sabato mattina restare a letto tutto il giorno, baciarsi, portarsi la colazione, sentire l'aroma di caffè e sigaretta della camera, viziarsi. La consapevolezza di avere quel qualcuno, mi distruggeva. Con Michael non esisteva il termine "serenità", però. Quindi, non condividevo il letto, né la colazione, né l'odore di caffè.

Che poi, io ero un essere veramente strano. Quando litigavo con il mio ragazzo e non lo sentivo per giorni, mi capitava di fissare gli occhi sul tetto, la mattina, non pensando a niente e non capendo il mio stato d'animo.

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