Harry
Mancava meno di un’ora alla sfilata e nel luogo - una sottospecie di camerini - in cui eravamo costipati noi “modelli”, regnava il caos più totale.
La gente correva da una parte all’altra, alcuni reggendo pile di vestiti, altri parlando –urlando sarebbe il termine più appropriato– il telefono, qualcuno correva per il piacere di scaricare l’agitazione, qualcun altro chiamava nomi a caso sperando di ripristinare l’ordine che non c’era mai stato.
Quell’atmosfera, in principio, non mi aveva condizionato più di tanto e mi ero dedicato completamente alle attenzioni che mi riservava la mia stilista; ma quando un Louis Tomlinson, munito di completo elegante e capelli perfettamente alzati, fece il suo ingresso nella stanza, non riuscii a sentire altro che ansia, ansia ed ancora ansia.
Louis era sempre stato un ragazzo molto bello, ma con quei pantaloni neri che gli fasciavano perfettamente il sedere, era più che affascinante, era divino.
E, volendo o no, quell’adone greco mi avrebbe guardato camminare sulla passerella e, tutta la sicurezza di cui ero provvisto, era andata a farsi fottere dopo aver incrociato il suo sguardo nel backstage.
Così, Louis se n’era andato lasciando un cesto di dolci per i partecipanti su una strana cassapanca, non degnandomi nemmeno di un misero saluto. Dietro a lui lo seguiva a ruota Clelia che mi rivolse uno sguardo stranamente divertito (doveva aver intuito l’effetto che quel ragazzo aveva su di me).
Timidezza non era un termine presente nel mio vocabolario, voglio dire, con nessun ragazzo avevo mai avuto problemi di agitazione, del resto non c’era motivo per agire con ansia con qualcuno di cui non m’importava nulla, così mi stupii visibilmente quando le mie mani iniziarono a sudare ed il mio cuore minacciò di uscire dal mio petto.
Cercai di scacciare il pensiero ma, mano a mano che i minuti passavano e l’ora della sfilata si avvicinava, non riuscivo a contenere il sudore, i battiti o semplicemente il giocherellare nevrotico con i miei anelli. Giurai a me stesso che sarebbe stata l’ultima volta che io e l’ansia avessimo avuto a che fare.
“Cinque minuti!” gridò qualcuno da lontano e, se prima cercavo di reprimere la mia agitazione, ora ne ero veramente vittima e non potevo negarlo.
“Qualcuno qui è nervoso?” mi chiese Liam, tutt’un tratto.
Lui e Zayn avevano la fortuna di sfilare insieme, poiché, secondo Ashton, “sono troppo in sintonia per essere separati”; così a me era toccato il ruolo da “solista” della scena, mentre i miei due migliori amici fingevano di fare la coppietta innamorata e sfilavano uno accanto all’altro; “fingevano” in realtà era un eufemismo perché da circa mezz’ora si stavano acconciando l’un l’altro, facendosi complimenti sui rispettivi capelli, outfit e bla bla bla.
E poi, se l’ansia non avesse avuto degli spettacolari occhi azzurrissimi ed un fisico scopabile a tutte le ore e su qualsiasi muro, sarei stato tranquillo ed avrei mandato a quel paese Liam.
“Non sono nervoso” mentii.
“Davvero, allora perché non parli?” si intromise Zayn mentre, da bravo damerino, sistemava la cravatta di Liam ignorando le venti stiliste pronte a farlo in qualsiasi momento.
“Il fatto che io non parli non è affar vostro”
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Il Sole Esiste Per Tutti.
FanfictionTre anni dopo, Liam indossava solo jeans chiari, Harry era diventato quasi un metro e ottanta ed io avevo scoperto che suonare il pianoforte era diventato stancante. A Maggio, Liam non era stato bocciato, Harry si era fatto mezza squadra di football...