Scrivo di te, di me, di noi.

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Zayn

Svegliarsi alle sei del mattino, non era proprio in cima alla lista dei miei piani giornalieri ma, a dir la verità, quel giorno mi ero alzato spontaneamente, senza chiamate da parte dei miei genitori o a causa di qualche rumore assurdo.

Diedi la colpa di quello strano risveglio, all’abitudine rigida e ferrea alla quale mi dedicavo a casa, e per la quale non potevo alzarmi più tardi delle sei del mattino.

Reduce della serata calma e noiosa che io e Liam avevamo trascorso rimpinzandoci di brioches e schifezze di ogni tipo fino all’una di notte, decisi che non era opportuno mangiare, per la sanità del mio povero stomaco in subbuglio.

Così avevo semplicemente preso il bus delle sei e un quarto che mi aveva portato nel cuore della città e, quasi per caso, mi ero trovato di fronte a quell’enorme muro grigio contaminato a tratti da spruzzi di colore.

Una schiera di ragazzi dai pantaloni troppo larghi era già lì, con le loro bombolette in mano e gli occhi puntati su quel mosaico urbano.

Chris, piegato a finire una strana scritta della quale non capii il senso, era concentratissimo nel determinare le forme e le figure che stava ritraendo.

Ero così immerso nell’osservare quegli strani disegni che non mi accorsi nemmeno del secondo Chris che avevo affianco.

“Hey” mi concesse lui.

Era praticamente uguale a Chris, con l’unica differenza che le sue scarpe erano molto più rovinate di quelle del graffitista che avevo conosciuto in precedenza.

“Tu sei-“

“Uguale a Chris, lo so. Siamo gemelli, io sono Adam, comunque. E’ un piacere” disse lui, ed io allungai la mano per stringere quella che lui teneva a mezz’aria.

“Zayn” mi presentai.

“Come mai da queste parti?” mi domandò lui, recuperando uno spray da terra.

“Non mi andava di rimanere chiuso dentro oggi”

Adam mi rivolse uno strano sorriso, prima di “Intendo, perché sei venuto proprio qui?” chiedermi.

“Non l'ho propriamente deciso. Diciamo che hanno fatto tutto i miei piedi” risposi prontamente.

“Capisco” mi concesse lui, prendendo a leggere l'etichetta dello spray.

“Perché lo fate?” domandai di getto. “Insomma, spendete solo soldi per le bombolette e non ne traete vantaggi”

“Sei un tipo materialista”

Lo fissai in silenzio mentre si sistemava il suo cappello arcuato, dall’aria stra usata e vecchia.

Lui mi sorrise prima di “Seguimi” esortarmi.

Feci come mi aveva detto, camminando sul marciapiedi e ricambiando saluti da parte di persone che non conoscevo neppure.

Ad un tratto, il ragazzo al mio fianco si fermò, invitandomi a guardare davanti a me; al mio cospetto trovai un enorme raffigurazione di un cubo costellato da diversi colori accesissimi.

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