Ero andato a casa di Michael,e stavo aspettando fuori pazientemente. Temporeggiavo mordendomi il labbro,e fissando la porta bianca. Era una villa enorme,e mi sentivo più piccolo di quanto fossi davanti a quella maestosità. Sembrava non ci fosse nessuno,forse Michael l'aveva scordato,forse l'altro giorno aveva parlato senza rendersene conto. Forse non gli importavo minimamente. Girai i tacchi e me ne andai sentendo gli occhi bruciarmi,e la gola seccarsi. Stavo pianegendo?.
Sentì qualcosa avvolgermi intorno alla vita,e vidi Michael in completino da basket,sudato con una bandana che gli reggeva i capelli. Ero a pochi centimetri dal suo viso,e potevo benissimo fissare le sue labbra gonfie e rosee.
-Ehy,non ti ho aperto perché non avevo sentito il campanello. Stavo fuori.-disse e sorrisi imbarazzato. Sciolse il braccio dalla mia vita e lo dannai per aver dato fine a quella sensazione bellissima.
-Vieni,caccio via quegli idioti e facciamo la ricerca.-disse e lo seguì silenziosamente,osservando il sudore che imperlava la sua pelle. I capelli erano sparpagliati ovunque,e aveva il respiro affannato.
Se fosse stato un altro,avrebbe lasciato i suoi amici per rincorrermi?.
Arrossì per quel pensiero,e mi morsi il labbro per non sorridere come un idiota.
I suoi amici sbuffarono,alcuni mi mandarono occhiatacce e mi feci piccolo avanti alle loro offesse,che ben sentivo.
Michael ringhiò loro di andare via,ma loro volevano continuare l'allenamento,o quel che sia. Ma lì quello che non doveva esserci ero io non loro.
Salutai Michael,e i ragazzi prima di uscire scoppiando a piangere.
Lo so,forse ci tenevo troppo a quell'incoveniente,ma volevo davvero passare un pomeriggio in compagnia di quel ragazzo. Era l'unico capace di farmi ridere,senza farmi offese ne guardarmi storto.
Entrai in casa e mi chiusi in camera mia sbattendo la porta,e ranicchiandomi sul letto. Piangevo,singhiozzavo,ma non volevo essere sentito. Dava fastidio a mio padre.
Sentì un tonfo al piano di sotto...era lui. Andai in panico,e dai passi pesanti capì che era ubriaco. Mi chiusi nell'armadio e pregai il Dio che non lo facesse entrare in camera.
-Lukey,dove sei?.-canticchiò maleficamente,aprendo la porta di camera mia. Sentì il respiro mancarmi,e il corpo tremare.
-Questo figlio di puttana é sempre fuori!.-urlò furioso,prima di sbattere le porta. Tirai un respiro di sollievo,ma rimasi lì fermo.
Sentì un urlo da parte di mia sorella,e poi un rumore assurdo di cignhia sbattute contro il paviemento. Urlava e piangeva,mentre lo pregava di smetterla.
-Ti prego!Papà basta!.I-Io so-sono tua figlia!.-urlava mentre mio padre era intento a farle sempre più male.
-No papà,non le fare del male...-sussurrai piangendo.
Quando finirono,la porta al piano di sotto sbatté di nuovo.Era andato via.
Andai in camera di Sasha,e vidi la sua schiena rossa e la cintura di mio padre per terra. Faceva male vederla così disperata. Era semplicmente coperta dal lenzuolo bianco,che vibrava per i suoi singhiozzi.
Mi sedetti vicino a lei,e le accarezzai i capelli biondi.
-Sasha,scusa.-sussurrai e lei si alzò,mantenendo il lenzuolo sul suo seno.
-No,Lukey. Meglio che fa male me che te. Sei più piccolino.-disse lei dolcemente accarezzandomi la nuca.
-Ti ha toccata ?.-le chiesi. Scoppiò a piangere,tra le mie braccia e cercai di calmarla.
-Non ti deve più toccare,lo denunciamo.Sei mia sorella,ti devo curare da ogni male.-dissi e lei mi sorrise tra le lacrime,stringendosi a me.
-Luke,salvami ti prego.-sussurrò.
-Piccola,aiutami.-riuscì solo a dire prima di paingere disperatamente con lei.